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Emigrati di successo: Angelo Locilento «A Toronto raccoglievo mozziconi, poi...»

 

Domenica 05 Ottobre 2008, 11:51

11 Novembre 2024, 15:58

TORONTO - Ci accoglie nella sua casa, nel quartiere di Thornhill, zona residenziale decisamente elegante di Toronto. Foto e ritratti raccontano molto del suo essere lucano, della sua numerosa famiglia, del legame indissolubile con il suo paese di nascita, Ferrandina, lasciato nel 1958. Per metà della sua vita è stato direttore di una delle banche più importanti dell'Ontario, da oltre venti anni le sue aziende sono leader nell'industria enologica canadese, nel tempo libero riesce ad essere esperto collezionista d'arte nonché curatore di giardini. Un uomo eclettico e creativo Angelo Locilento, ferrandinese residente in Canada da cinquant'anni e con una storia di emigrazione che ama piacevolmente raccontare.

Ha solo diciotto anni quando arriva a Toronto, senza conoscere una parola di inglese si guadagna pochi spiccioli raccogliendo mozziconi di sigaretta da terra o lavorando come muratore.

«Un'esperienza durissima - ricorda Locilento - ero solo un ragazzo e sentivo la difficoltà dell'essere emigrante». Ma quel periodo passò in fretta e la vita del giovane Angelo cominciò di gran lunga a migliorare. A soli venti anni è responsabile di una azienda produttrice di prodotti in scatola. Dopo poco tempo arriva il lavoro in banca, il "posto sicuro" e un buono stipendio.

Ventidue anni di lavoro alla Toronto Dominion Bank, come direttore di una delle agenzie commerciali prima e come direttore regionale di trenta filiali poi, gli permisero, infatti, di fare il gran salto. Ma come chi non si sente mai "arrivato", Locilento cambia la sua vita a quaranta anni. Nel 1985 lascia la banca e acquista il 50 per cento dell'azienda Vin Bon. «Produrre vino è stata sempre una grande passione, è così che mi buttai in questa avventura senza alcun rimpianto per la vita e il mondo che abbandonavo - racconta Locilento -. Amo le sfide, do il meglio di me in situazioni complicate, in quelle che chiameremmo imprese impossibili e poi - continua - mi piace cambiare, vedere cose nuove nascere dalle mie mani».

Conquista il Messico, letteralmente. Nel 1987 compra una distilleria nello stato di Chihuahua e il suo volume di affari continua a crescere. «Eravamo una delle ditte più conosciute in tutto il Messico, entrammo a far parte del Free trade (un accordo di libero scambio tra stati che prevedeva grossi investimenti, la possibilità di produrre in Messico e importare in Canada, ndr) e tra le aziende più importanti del mondo noi eravamo l'unica canadese».

Poi arriva il franchising e la Vin Bon (nome in dialetto veneto, come veneto era il primo proprietario dell'azienda) riesce a contare 60 punti vendita in tutto il Canada. Ottimo mosto di uva della California, del Cile e dell'Italia che i negozi della Vin Bon lasciano fermentare, filtrano e curano per il cliente che dovrà solo imbottigliare il prodotto finito. Adattandosi, in questo modo, alle nuove tendenze del "fai da te", per cui il cliente sceglie la sua uva, seguendo tutto l'iter di produzione. Grazie al supporto di una famiglia unita e di sua moglie Grazia, lucana anche lei, nata a Pisticci ma trasferitasi in Canada all'età di sei anni, nel 1993 Locilento fonda la "Cilento Wines". Azienda che vende vini Vqa, denominazione di qualità paragonabile al Doc italiano. Molto nota in tutto il Canada e all'estero per i suoi vini imbottigliati prodotti con l'uva dei 70 ettari di vigneti comprati nella zona nel Niagara. Dove cresce uva dal pinot grigio al cabernet sauvignon.

«Siamo riusciti a conquistare oltre 500 riconoscimenti - annuncia con fierezza -. Ne abbiamo vinto anche uno in Italia a Vinitaly nel 2002, con un sauvignon blanc ci aggiudicammo la Gran medaglia d'oro battendo altri 2400 vini della stessa categoria. E poi quattro medaglie a Bordeaux con il nostro Merlot - continua - e per tre anni consecutivi il Pinot Chardonnay fu premiato come miglior vino bianco in Canada».

Legato alla sua terra, come un italiano meridionale sa ben essere, ne conserva ricette di cucina, come quella dei buoni biscotti fatti in casa preparati dalla signora Grazia, e le poesie di Mimì Bellocchio, poeta ferrandinese di cui ama recitare spesso dei versi.

La sua è una di quelle belle storie di emigrazione, di un'ascesa sociale ed economica che non hanno compromesso l'umiltà e la semplicità dell'uomo. È un piacere ascoltare i suoi racconti, di lucano tenace, determinato, così poliedrico, appassionato, sia mentre parla del suo "oro rosso", sia mentre mostra fiero il suo incantevole giardino e la sua pregiatissima collezione di quadri e sculture acquistate in ogni parte del mondo.

Da presidente dell'associazione "Basilicata Cultural Society of Canada", costituita nel 2000 e che lui ha diretto dal 2003 al 2007, si è molto speso per promuovere oltreoceano la cultura e le tradizioni della sua terra. Il suo senso di compostezza e i suoi modi gentili catturano, anche quando, con brevi battute, racconta del grave lutto che ha colpito recentemente lui e la sua famiglia. «Mangia un altro biscotto, questi sono proprio come i vostri», dice alla fine dell'intervista mentre regala ultimi preziosi insegnamenti: mai mollare, inseguire i propri sogni, conservare la profonda dignità e fierezza tipica dei lucani.
Angela Divincenzo

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