ROMA- E’ stato firmato oggi a Milano presso lo studio Lombardi l’accordo preliminare fra il Gruppo Ilva in amministrazione straordinaria, la famiglia Riva e le società da questa controllate (Riva Fire e Riva Forni Elettrici). L’accordo è immediatamente operativo ma le parti si sono lasciate tempo fino a febbraio per adempimento delle formalità. L’intesa, annunciata nei giorni scorsi dal premier Matteo Renzi, ha preso oggi forma concreta. I commissari straordinari del gruppo Ilva, Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carruba, hanno reso noto che "sono stati individuati i termini e le condizioni di un accordo" che «sarà stipulato entro il prossimo mese di febbraio». Alla definizione dell’accordo, sottolineano i commissari, «si è pervenuti attraverso gli sforzi profusi dal Governo, dalle Procure di Milano e Taranto, dagli Enti territoriali e dai Signori Riva».
Come trapelato nei giorni scorsi con l’accordo definitivo saranno rese disponibili per l’Ilva «somme e titoli per un controvalore di circa 1,1 miliardi attualmente oggetto di sequestro penale». La parte più cospicua di questa somma è ancora bloccata in Svizzera e negli anni scorsi a nulla sono valsi gli sforzi della procura di Milano, e del legislatore italiano, per ottenerne dai giudici elvetici il trasferimento. La cifra sarà destinata - è specificato nell’intesa - per l'attuazione del Piano Ambientale, la realizzazione di interventi di bonifica e «le altre finalità previste dalla legge». Accanto a questa cifra la famiglia Riva si è accordata di mettere a disposizione altri «230 milioni» che saranno prevalentemente destinato a supportare la gestione corrente di Ilva e la prosecuzione dell’attività delle imprese.
Con questo accordo la famiglia Riva mette fine a un lungo contenzioso «con le autorità» e può rimettersi a «costruire il futuro». In particolare, prevede l’intesa, il gruppo Ilva rinuncerà a «qualunque pretesa nei confronti degli esponenti della famiglia Riva e delle società loro riconducibili ponendo fine a un vasto contenzioso». Nessun accenno esplicito viene fatto dai commissari ai processi che coinvolgono a diverso titolo i Riva a Milano e a Taranto. Martedì prossimo dovrebbe essere chiuso l’accordo di patteggiamento con Riva Fire nell’ambito del processo «Ambiente Svenduto» poi sarà la volta di Milano.
Particolarmente soddisfatto il ministro dell’ambiente Gialluca Galletti per il quale l’accordo «crea condizioni migliori per il perseguimento degli obiettivi ambientali, prioritari nell’ambito della procedura di cessione». Cessione che vede in gara due cordate: da un lato la joint-venture Marcegaglia-Arcelor Mittal e dell’altro la newco Acciaitalia formata dal gruppo indiano Jindal, dal gruppo italiano Arvedi dalla holding della famiglia Del Vecchio Delfin e da Cassa Depositi Prestiti.
EMILIANO: IL MILIARDO NON ESISTE - «Fino a che il patteggiamento non viene accettato dalla Procura e poi ratificato dal giudice terzo, non esiste quel miliardo di cui parla Renzi. Se tali richieste fossero state già presentate nelle cancellerie dei giudici probabilmente ne avremmo già avuto notizia certa». Lo afferma il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, in una intervista all’Huffington Post in cui affronta il tema delle risorse annunciate dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, circa 1,3 miliardi di euro, che sarebbero in arrivo per la adeguare il Siderurgico di Taranto alle norme ambientali, e che derivano da una transazione tra la famiglia Riva e l’Ilva. Emiliano oggi ha scritto alle Procure di Taranto e Milano chiedendo se esistano agli atti richieste di patteggiamento avanzate dalle società del gruppo Riva ai fini della definizione della responsabilità penale dell’impresa.
Il cronista dell’Huffpost evidenzia che è «uscita una nota che parla di accordo tra azienda e gruppo Riva che potrà essere stipulato entro febbraio». «Appunto - risponde Emiliano - 'potrà'. Quella nota conferma che le trattative sono in corso, ma le procure non hanno ricevuto i termini dell’accordo. Fino ad oggi si è parlato di cose che non esistono finché non saranno ratificate».
'Sta dicendo che quella di Renzi è una trovata da campagna elettorale non supportata da dati di realtà?', domanda ancora il giornalista. «Il premier è molto interessato, diciamo così, ai referendum - risponde Emiliano - e pensa che tutto quello che succede sia connesso al referendum. Ma non è così».
«Io invece - prosegue il governatore - sono interessato ai problemi della mia terra. E penso che annunciare quel miliardo come cosa fatta sia quantomeno inopportuno e sgradevole, soprattutto se in questo modo si vuole mettere una pezza ad una vicenda assurda ed inspiegabile come il mancato finanziamento della sanità tarantina con 50milioni di euro».