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L'Arca e 78 milioni di morosità
nella lista anche Asl e sindacati

 
Gianluigi De Vito

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Gianluigi De Vito

L'Arca e 76 milioni di morositànella lista anche Asl e sindacati

La maggiore fetta è degli alloggi (oltre 12mila) ma spuntano anche locali in uso a «insospettabili»

Mercoledì 12 Ottobre 2016, 11:30

18:08

Enti pubblici come l’Azienda sanitaria locale. Organizzazioni sindacali grandi e piccole, come la Cgil e quelle di categoria, come il Sicet, aderente alla Cisl, ma anche il Sunia, vicina alla Cgil, che tutelano gli inquilini. Senza dimenticare l’Uniacep, anch’essa nata a tutela degli assegnatari degli alloggi popolari. Insomma, a togliere il coperchio dalla pentola dei morosi spunta davvero di tutto. La «lista nera» di chi ha debiti con lo Stato è lunga e ha sorprese amare.
Facciamo subito la premessa. Non si tratta di cifreda capogiro. E, magari, sono numeri che hanno bisogno di essere verificate e forse corretti al ribasso, perché frutto di dinamiche che a noi sfuggono. Resta il fatto, al di là di ogni moralismo a buon mercato che tra i debitori di un ente pubblico (Arca) ci sono istituzioni (Asl) e organizzazioni (i sindacati) che hanno nel dna la legalità. Sicché il loro nome nell’elenco dei «morosi», fa cadere le braccia.
Guardando i tabulati dell’Arca (vedi la nostra inchiesta di domenica), l’occhio cade anzitutto sulla Asl di Bari: l’azienda sanitaria ha morosità per 68.293. Ne aveva di più se non fosse che è stata abbonata una somma di 10.792 euro per effetto della legge 95/2012 sulla spending review. Per una Asl da 2 miliardi, 68mila euro sono bruscolini, ma non possono sfuggire. E il direttore generale della Asl, Vito Montanaro è il primo ad ammetterlo: «Mi adopererò subito per verificare questa posizione debitoria. Constatato che i debiti sono certi ed esigibili, provvederemo subito a liquidarli e a pagare. Non vorrei che si trattasse di somme rivenienti da affitti vecchi e magari già pagati e che l’Arca potrebbe non aver correttamente contabilizzato. Ma il caso va comunque risolto».
Sgomenta pure il «debito» maturato dal Sicet (Sindacato inquilini casa e territorio), organizzazione he aderisce alla Cisl e che ha come punto di riferimento anche le Acli, così come è scritto nella home page del sito istituzionale. Bene, per locali assegnati in viale Delle Regioni, al quartiere San Paolo, il cui canone mensile è pari a 293 euro, il Sicet Bari ha maturato una morosità di 14mila 584 euro. Il segretario, Carmine Chiusano, ammette: «Anche noi sindacati inciampiamo nella morosità. Nel caso di specie il nostro debito deriva da un’incongruenza più tecnica che altro. Si tratta di una morosità generata da una serie di errori di calcolo in relazione al canone da versare ed anche ad errori di valutazione su come definire la vicenda, che si protrae inutilmente da molto tempo».
Pure canoni ridicoli da 14 euro sono finiti nella pentola avvelenata, come nel caso dell’Unione nazionale inquilini Uniacep. Che per un locale assegnato in via Cifariello, sempre al quartiere San Paolo, è esposta per 497 euro.
Nella lista anche il Sunia, autonomo, ma vicinissimo alla Cgil: il più grosso dei debiti ammonta a 3.118 per una sede ad Andria. A giudizio del segretario Nicola Zambettisi tratta di «un errore di calcolo» forse dovuto «al fatto che l’Arca non ha contabilizzato quote pagate dal Sunia per gli allacci dell’Enel». Zambetti smentisce che ci siano altre pendenze che pure saltano dai tabulati sia per canoni relativi a via Martiri di via Fani a Molfetta e Traversa Bruno Buozzi a Bari: «Ho pagato sempre e tutto».
Non da meno la Cgil. Si ritrova tra i morosi per una sede in via Tommaso D’Aquino, al rione Madonnella, il cui canone mensile è di 353 euro: il debito maturato verso l’Arca è di 2.115 euro. Non sarebbe l’unico se trovasse conferma un altro calcolo in base al quale per i locali di via Volpe 4 e quelli di Polignano a Mare, la Cgil risulterebbe morosa rispettivamente di 11mila e 1.200 euro. Così la segretaria confederale generale Gigia Bucci: «Sto facendo le verifiche».
Piccoli o grossi che siano, i sindacati sono nella «black list». Anche loro. Che all’Arca ci vanno quasi ogni giorno. E che pagano il canone scontato del 50 per cento.

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