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«A Bari altre 3 navi
cariche di grano estero»

 
Valentino Sgaramella

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Valentino Sgaramella

grano

Sabato 08 Ottobre 2016, 10:20

15:27

di VALENTINO SGARAMELLA

BARI - «Ieri 3 navi erano attraccate al porto di Bari cariche di grano proveniente da chissà dove. In ciascuna di esse di solito vi sono 500mila quintali circa di grano, quindi un milione e mezzo di quintali». Sono state scaricate ed hanno tranquillamente ripreso il largo.
Antonio Barile lancia l’ennesimo allarme sul grano che giunge da Paesi extracomunitari. La Puglia vanta circa 400mila ettari coltivati a grano, con una media di circa 11milioni di quintali di prodotto l’anno. Eppure, gli imprenditori agricoli pugliesi soffrono per un mercato che appare drogato dalla massiccia presenza di grano estero. Barile ha lunga militanza al fianco delle imprese che lottano nel mondo dell’agricoltura. È stato presidente regionale della Confederazione italiana agricoltori (Cia) per 15 anni. Oggi guida il patronato nazionale della Cia, l’organismo che si occupa di previdenza nel mondo agricolo e spiega certi meccanismi oscuri.

La parola chiave si chiama «dumping» ed indica le distorsioni cui può condurre un modo spregiudicato e selvaggio di interpretare il liberismo in economia. È una pratica speculativa, una sorta di darwinismo imprenditoriale: il pesce grande divora il più piccolo. Lo praticano in modo sistematico le multinazionali quando devono distruggere un mercato locale nelle regioni africane. Vendono sottocosto. All’apparenza perdono profitti ma nel medio periodo il mercato locale non riesce a competere a prezzi così bassi e chiude i battenti. Chi resta sul mercato è il pesce grosso.

«Il nostro mercato potremmo definirlo dumping alla rovescia», dice Barile. In parole povere, l’industria della pasta importa enormi quantità di grano estero tutto l’anno, non solo in estate, nel periodo di raccolta. In questo modo, la domanda interna nazionale di grano è soddisfatta perché il mercato è saturo. L’industriale acquista magari grano canadese o messicano anche a prezzi alti. In teoria, sarebbe svantaggioso. In realtà, si costringe l’impresa agricola di Altamura, Matera o Corato a ridurre il prezzo. Perché accade questo? È evidente che lo Stato nazionale autorizza all’importazione di grano da mercati extraeuropei.

Barile chiede: «come e perché vengono autorizzate le importazioni svantaggiose per le imprese agricole del proprio territorio dai governi?». Questo meccanismo ha un nome: traffico di perfezionamento attivo (Tpa). L’impresa della pasta chiede al ministero l’autorizzazione ad importare grano. Tutto però è sottoposto ad un’autorizzazione preceduta da un’istruttoria che deve certificare che in quel momento c’è penuria di grano. «Questo però contraddice la realtà delle cose che vede i nostri imprenditori agricoli che producono grandi quantità di grano», dice Barile.
Se immaginiamo che 500mila quintali di grano percorrano in nave 10mila chilometri accade che nelle stive aumenti il tasso di umidità. C’è il rischio che proliferino micotossine, dannose per la salute umana. «Chiedo ai Nas dei carabinieri di effettuare dei controlli. Bisogna rompere qualche incantesimo».

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