Massimo Levantaci
Tanto tuonò che piovve, forse è proprio il caso di dirlo. Si sbloccano i fondi residui per la diga di Piano dei Limiti, 118 milioni di euro finanziati nel 2002 alla provincia di Foggia e mai arrivati a destinazione per incomprensibili beghe fra i 5 Comuni dell’alto Tavoliere (Carlantino, Castelnuovo della Daunia, Casalnuovo Monterotaro in Puglia e i molisani Colletorto e San Giuliano) che avrebbero dovuto ospitare l’invaso e invece si smarrirono dietro chimere di risarcimenti milionari. Quelle somme si sono nel frattempo assottigliate ad appena 25 milioni, un patrimonio che almeno in parte ora la Capitanata e il Consorzio di bonifica potranno recuperare per aprire una serie di cantieri - otto per la precisione - e realizzare tutte quelle opere di contorno dentro e fuori la diga di Occhito, ma anche sulla rete idrico-irrigua distribuita sui 150 mila ettari del comprensorio a Nord del territorio dauno che non hanno quasi mai beneficiato di interventi di manutenzione se non quella ordinaria. In particolare sono considerati di «somma urgenza» i lavori previsti nella diga di Occhito, gli unici con il decreto di finanziamento già pronto.
È infatti previsto il dragaggio dell’imbocco dello scarico di fondo (valore dell’intervento 1 milione 327 mila euro) che da quando esiste l’invaso dagli anni Sessanta non è stato quasi mai oggetto di un intervento di manutenzione straordinaria così approfondito.
E qui si tratta di eliminare tutto il fango e i detriti residui che si sono accumulati in oltre cinque decenni nell’invaso, un’opera subacquea di grande impatto anche sul piano della sicurezza poichè lo scarico di fondo viene aperto in occasione delle piene sulla valle del Fortore, purtroppo abbastanza frequenti come le popolazioni della valle hanno potuto consstatare negli ultimi dieci anni. I decreti di concessione già emessi dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) riguardano allo stato solo questo progetto, ma al Consorzio di bonifica attendono fiduciosi la notifica anche degli altri decreti per attivare i cantieri per un totale di 24 milioni 555 mila euro. «Si tratta di opere - preannuncia il direttore generale dell’ente, Francesco Santoro - destinate a incidere sul comprensorio idrico-irriguo della nostra provincia e che ci auguriamo portino anche una boccata di ossigeno per l’occupazione. La somma non è stratosferica, ma i cantieri possono rimettere in circolo l’attività anche di tutte quelle imprese edili che accusano una crisi profonda proprio per la carenza di grandi opere».
Per quanto la quarta diga resti in cima alla lista degli obiettivi strategici della provincia di Foggia, il “contentino” dei fondi residui viene visto in corso Roma come «un incentivo nella speranza che il quadro dal punto di vista delle grandi opere possa mutare tra qualche tempo». «Il Consorzio della Capitanata è grande quasi quanto la metà della Puglia - dice il presidente Giuseppe De Filippo - abbiamo un territorio immenso (oltre 400 mila ettari di superficie agricola: ndr) da controllare e difendere dalle insidie del clima. Quei 25 milioni sono una goccia nel mare, ma meno male che il Cipe li abbia comunque sbloccati così potremo almeno avviare l’agenda degli interventi che giacciono lì da diversi anni. Nel frattempo il Candelaro è nuovamente esondato dopo l’ultima alluvione e dovremo intervenire sugli argini, anche gli affluenti sono messi male. Ci vorrebbero soldi in quantità enorme per fare tutto, ma non si può. Meglio guardare al bicchiere mezzo pieno e andare avanti. Ma su Piano dei limiti chiediamo il rifinanziamento totale dell’opera».