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Andria, sigilli ai campi di calcetto
«Comprati con i soldi della droga»

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Andria, sigilli ai campi di calcetto«Comprati con i soldi della droga»

Sequestrati anche tre appartamenti, arredi, quadri, arazzi, vasi, denaro, monili d’oro e d’argento, gioielli e orologi, oltre 8 conti correnti

Martedì 23 Agosto 2016, 18:28

Hanno acquistato - secondo l’accusa - immobili e terreni con i proventi dello spaccio di droga, intestando poi i beni a familiari compiacenti. La Polizia di Stato ha sequestrato ad Andria due terreni adibiti a campi di calcetto in contrada Sant'Agostino e la società che gestiva i campi, tre appartamenti comprensivi di arredi, quadri, arazzi, vasi e suppellettili di pregio, denaro, monili d’oro e d’argento, gioielli e orologi, oltre 8 conti correnti bancari e postali. Destinatari dei provvedimenti di sequestro preventivo disposti dal Tribunale del Riesame di Bari sono i fratelli Fabio, Sabino e Nicola Roberto con le rispettive mogli.

I primi due risultano indagati in un’inchiesta della Dda di Bari, coordinata dal pm Ettore Cardinali, che coinvolge altre 9 persone, tutte arrestate nel febbraio 2015, per i reati di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di droga, porto e detenzione di armi da guerra. Il Riesame di Bari, presidente Francesca La Malfa, accogliendo l’appello della Procura dopo che il gip aveva rigettato le richieste di sequestro, ha ritenuto sussistente la sproporzione tra i redditi dichiarati dai familiari degli indagati e i beni acquistati che erano nella piena disponibilità dei fratelli Roberto.

Agli atti dell’indagine ci sono, oltre agli accertamenti patrimoniali, anche le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia secondo i quali «i Roberto avevano acquistato terreni per poi costruire alcuni campetti da calcetto investendo 200mila euro, cifra proveniente dallo spaccio, allo scopo di avere una attività lecita che funga da copertura». La società sarebbe stata poi intestata al fratello Nicola, l’unico incensurato della famiglia, «ma gestita direttamente da loro (Fabio e Sabino Roberto, ndr)».

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