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Galletti: La Puglia spenda
presto e bene i 146 milioni

 
Giuseppe Armenise

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Giuseppe Armenise

Galletti: La Puglia spendapresto e bene i 146 milioni

Dopo il via libera dei fondi dal Cipe per l'ambiente

Sabato 20 Agosto 2016, 12:00

15:26

BARI - La delibera con la quale il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) ha sbloccato finanziamenti per 40 miliardi complessivi, interessa la Puglia per poco più di 2 miliardi di euro. Il ministro Gian Piero Galletti ha rivendicato l’attenzione del governo che ha riservato una quota non indifferente dei fondi (2 miliardi totali da ripartire tra le regioni) all’ambiente e per opere contro il dissesto idrogeologico.

Ministro, 146 milioni alla Puglia per interventi ambientali. La Regione lamenta il taglio delle risorse per il sud. Quanto è stata condivisa con il territorio la priorità nella scelta delle opere da finanziare?
«Con l’ultima ripartizione dei fondi europei 2014-2020, solo nel settore ambientale, abbiamo stanziato quasi 2 miliardi, la maggior parte dei quali per le regioni del Sud. Credo che in questo caso la Regione non possa lamentarsi e debba invece impegnarsi a spendere presto e bene le risorse di sua competenza. I soldi per il Sud non bastano mai, poi magari si scopre che i finanziamenti non vengon utilizzati e si perdono. Non è il caso della Puglia che in passato ha dimostrato buona capacità di spesa e, nel mio campo, un chiaro orientamento verso la green economy. Quanto alle scelte degli interventi, discendono da un lungo percorso di condivisione con gli enti locali e gli organismi che si occupano del territorio come le autorità di bacino. Sono passati i tempi in cui sul dissesto idrogeologico 200 milioni l’anno venivano polverizzati in innumerevoli interventi richiesti dai singoli comuni e distribuiti disorganicamente. Oggi si finanziano interventi organici sulla base di precise priorità condivise per affrontare le situazioni di maggior rischio».

Impiantistica per la valorizzazione dei rifiuti. La Puglia punta sul compostaggio riuso e riciclo ma è in evidente ritardo. Lo sblocco di questi fondi sarà sufficiente secondo lei a imprimere un’accelerata?
«I tre impianti finanziati, due di compostaggio e uno di biologico per la produzione di compost non possono essere risolutivi di ogni problema ma sono certamente dei passi avanti importanti per una regione che ancora smaltisce in discarica la maggior parte dei propri rifiuti. Gli impianti finanziati con i fondi comunitari si muovono proprio nell’ottica di realizzare attorno ai rifiuti un ciclo industriale che minimizzi gli sprechi e i rischi per l’ambiente (cioè il conferimento in discarica) e massimizzi il riutilizzo o lo sfruttamento dei rifiuti adeguatamente trattati. Io credo che la Puglia debba fare un grande sforzo, anche organizzativo gestionale, e credo abbia iniziato a farlo, per ridurre in maniera decisiva le quantità smaltite in discarica e configurare un ciclo industriale che recuperi il più possibile dei materiali. L’obiettivo europeo e italiano nel medio termine è rifiuti zero. Un obiettivo oggi possibile».

Bonifiche e siti inquinati, la delibera Cipe non prevede fondi per la grande emergenza di Taranto. Si farà un provvedimento a parte?
«Taranto è una storia a parte. Esistono fondi per la bonifica delle aree pubbliche ed iter avviati sia nelle aree a mare che a Taranto che a Statte. Ci sono interventi finanziati che vanno realizzati. Tutto si sta svolgendo con impegno e piena trasparenza. I cittadini, tarantini e non, possono controllare sul sito del commissario per la bonifica di Taranto lo stato di avanzamento di ogni singolo intervento. Si sta lavorando seriamente e con il massimo rispetto per l’esigenza di informazione da parte della comunità locale. Io credo sia importante realizzare presto e bene gli interventi già definiti ed avviati che non sono pochi nè secondari. Se ci sarà bisogno di altri fondi per le aree pubbliche saranno stanziati. Per le aree occupate dalle industrie devono essere i privati a bonificare e risanare a loro spese secondo le indicazioni dell’Aia».

L'ambientalizzazione dell'Ilva è tuttavia sostanzialmente ferma in attesa delle scelte della commissione di esperti nominata dal ministero per valutare i piani ambientali delle cordate interessate all'acquisto dell'Ilva. Entro quanto si esprimeranno i tecnici?
«Mi scusi, non c’è niente di fermo all’Ilva. Tutto sarebbe fermo se, come alcuni chiedevano, l’acciaieria fosse stata chiusa. Se il Governo non avesse adottato i provvedimenti necessari oggi noi avremmo la fabbrica chiusa, un cancro ambientale dentro la città il cui risanamento dovrebbe avvenire con risorse pubbliche a costi insostenibili ed in tempi lunghissimi e il dramma sociale ingestibile di ventimila famiglie senza uno stipendio. Questo Governo invece vuole un’Ilva aperta e ambientalmente sostenibile a Taranto. E ci stiamo lavorando senza perdere tempo. Il provvedimento del governo che istituisce la commissione per la valutazione dei piani ambientali è di giugno, a luglio ho nominato tre tecnici di elevatissimo spessore a farne parte: Carlo Collivignarelli, ordinario di Ingegneria sanitaria-ambientale presso la facoltà di Ingegneria dell’università di Brescia, Antonio Fardelli, primo tecnologo del Cnr e Gigliola Spadoni, ordinario del settore degli Impianti chimici all’Università di Bologna. La legge assegna al ministro 120 giorni per esprimere un parere, sulla scorta delle valutazioni della commissione. Termine che sarà rispettato. La nostra posizione è chiara: il piano ambientale dovrà essere elemento prioritario nelle offerte dei gruppi interessati. Solo con un piano ambientale stringente e ambizioso rinasce l’Ilva e riparte Taranto.

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