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Psicologia: è il volto della paura che fa scattare i sensi

 

Domenica 15 Giugno 2008, 19:04

04 Novembre 2024, 19:21

ROMA - E' un'emozione che può gelare il sangue nelle vene, far venire la pelle d'oca o paralizzare completamente il corpo, invadendo il viso di un disarmato pallore: la paura ci fa tutto questo ma il nostro fisico ha imparato a reagire prontamente con una serie di trucchi. Il più visibile, ma finora ignorato, è 'il volto della paura', ovvero l'espressione che si stampa sul viso quando siamo spaventati.
Infatti, secondo una ricerca pubblicata sulla rivista «Nature Neuroscience», quest'apparenza dello sguardo ha i suoi vantaggi pratici, sembra fatta appositamente per acuire i nostri sensi e le nostre capacità percettive, in modo da darci un'arma in più contro il nemico che ci spaventa.
Questa è la prima prova di una ipotesi che risale addirittura a Charles Darwin, il papà della teoria dell'Evoluzione, secondo la quale le emozioni espresse con la mimica facciale non si sono sviluppare casualmente e conservate nel corso delle generazioni solo per piglio del caso, ma sono state attivamente selezionate e conservate perchè utili: servono ad alterare l'esperienza sensoriale a seconda delle necessità del momento.
Lo studio, firmato dal neurologo Joshua Susskind dell'Università di Toronto, in Canada, ha ottenuto analoga prova anche per un'altra emozione che si imprime sul volto, il senso del disgusto. In questo caso, ha scoperto il ricercatore, al contrario della paura i nostri sensi risultano attutiti, forse proprio per assorbire il meno possibile i fattori esterni che ci trasmettono disgusto, ad esempio qualcosa di male odoroso davanti a noi, o di ripugnante alla vista.
Le espressioni del viso sono un linguaggio del corpo prezioso e speciale che permette, ad esempio, al neonato di parlare con la mamma anche quando non ha ancora alcun rudimento verbale. Il nostro viso parla per noi in tante situazioni, spesso anche quando non vorremmo che lo facesse, mettendoci in difficoltà e tradendo le emozioni che cerchiamo di nascondere a chi abbiamo di fronte. Ma la sua utilità è pregnante: un viso inespressivo è muto e quindi non in grado di suscitare empatia nel prossimo, un 'potere' umano importante per manifestare agli altri le proprie emozioni e chiedere aiuto senza la parola.
Ma adesso i neurologi canadesi hanno scoperto che c'è di più: le espressioni del viso, già preziosissime così, non sono il frutto del caso ma sono figlie di un 'disegno evolutivo' preciso, sono divenute nostro patrimonio come altri tratti fisici perché hanno un'indubbia utilità pratica che ne ha giustificato la conservazione nel corso di milioni di generazioni.
Gli esperti hanno studiato a fondo le espressioni stampate sul nostro viso quando siamo spaventati. E hanno studiato le conseguenze sensoriali di tali espressioni. Così hanno visto che quando abbiamo paura la mimica del nostro volto ci aiuta a reagire: gli occhi diventano capaci di movimenti più rapidi di quelli in condizioni normali, acquisiscono un campo visivo più ampio e hanno maggiore capacità di vedere un bersaglio distante. Inoltre il volume nasale aumenta permettendo l'accelerazione della velocità del respiro e quindi una migliore ossigenazione, indispensabile quando dobbiamo pensare in fretta ed essere pronti all'eventuale fuga. Di fatto il 'volto della paura' aumenta le nostre capacità percettive.
Viceversa gli esperti hanno visto che l'espressione del disgusto le riduce operando sul viso una 'mimica' opposta a quella della paura che diminuisce il volume nasale e restringe il campo visivo. In questo modo ci si ripara da ciò che suscita ripugnanza.
«Le espressioni del viso quindi - si legge sulla pubblicazione scientifica - non servono solo a favorire la comunicazione sociale ma sono originate per alterare l'interfaccia sensoriale col mondo fisico».

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