ROMA Continuare a tagliare le tasse, anche rivedendo la struttura degli sconti fiscali, un «grande paniere» che ormai conta più di 800 voci e che fa perdere alle casse dello Stato oltre 300 miliardi.
E’ una delle ipotesi avanzate dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in una lunga intervista a Sky Tg24, nel corso della quale ha spiegato che un intervento sulle tax expenditures, che pure si tradurrebbe in «più tasse» per le categorie alle quali dovessero venire cancellati gli sconti, avrebbe prima di tutto un effetto redistributivo perché le risorse, appunto, andrebbero a vantaggio di riduzioni più generalizzate della pressione fiscale. Intanto notizie buone arrivano dall’andamento del fabbisogno: nei primi 5 mesi si attesta a 36,2 miliardi con un aumento di circa 2,2 miliardi rispetto al periodo gennaio-maggio del 2015.
Il ministro sulle stime di crescita afferma di non essere «preoccupato, anzi sono incoraggiato. La crescita accelera, sarà maggiore l’anno prossimo. L’economia italiana ha svoltato. Il governo farà di più».
Se i conti continueranno ad essere in linea e lo permetteranno, dunque, potrebbe essere possibile anche anticipare al 2017 anche un intervento sull’Irpef, evocato più volte dal premier Matteo Renzi. Ma il ruolo del ministro dell’Economia, ha sottolineato Padoan, è proprio quello di «ricordare che ci sono delle compatibilità» da rispettare, non solo perché ce lo impongono le regole europee - ormai, ha ribadito, riconosciute da tutti come troppo complicate - ma soprattutto perché gli occhi dei mercati continuano ad essere puntati sul debito ancora troppo alto. Se il primo impegno resta quello di invertire la dinamica del debito, grazie anche alle programma di privatizzazioni (quest’anno nuova tranche di Poste ed Enav, entro 18 mesi, quindi entro il 2017, anche Ferrovie) il secondo, in parallelo, resta il mantra del calo delle tasse.
Certo, l’elenco delle cose da fare con la prossima manovra è già lungo, 2 «gli spazi non sono infiniti, bisognerà fare una scelta e buttare fuori qualcosa», osserva Padoan. E la prima misura candidata al rinvio potrebbe essere la molto onerosa estensione degli 80 euro ai pensionati, di cui pure si è molto parlato, sempre su input di Renzi, nelle scorse settimane.
Sul fronte previdenziale in pole resta invece la flessibilità delle pensioni, un fattore «molto importante» anche se non è automatico che concedendo l’uscita anticipata si crei più lavoro.
In ogni caso non potrà essere lo Stato a farsi carico per intero dell’intervento, visto che «l’equilibrio del sistema non è un capriccio ma un’esigenza di finanza pubblica». Allo studio, conferma il titolare di via XX settembre, restano «varie ipotesi», comprese quelle che prevedono «il contributo finanziario che arriva dalle banche». Nel menù della prossima legge di bilancio resta confermato anche «l’impegno» a sterilizzare le clausole di salvaguardia, che porterebbero altrimenti a un aggravio da 15 miliardi su Iva e accise. E lo stesso vale per il taglio dell’Ires, già programmato e finanziato con la scorsa legge di Stabilità.
Proprio l’Ires però è stata la prima «indiziata» tra le misure da fare saltare per recuperare risorse per il taglio dell’Irpef, che invece, secondo il ministro, va portato avanti attraverso i tagli di spesa. Nuovi risparmi non ancora scontati potranno arrivare dall’implementazione di misure di spending review prese negli anni passati, su suggerimento dei vari commissari che «non sono stati inutili». Già con la sola centralizzazione degli acquisti di 19 prodotti sanitari, compresa «la famosa siringa», si stanno concretizzando risparmi di spesa «del 20% per gli stessi prodotti». E altre risorse si potranno recuperare con il completamento della riforma della Pubblica amministrazione.