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Nasiri si confessa
«Non sono un terrorista
voglio insegnare cricket»

 
Rita Schena

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Rita Schena

Hakim Nasiri

Venerdì 13 Maggio 2016, 11:42

22:02

BARI - Tre giorni in cella trascorsi tra lacrime e preghiere. «Non sono un terrorista» racconta in inglese all’ANSA Hakim Nasiri, fermato martedì scorso con l'accusa di associazione finalizzata al terrorismo internazionale e scarcerato ieri pomeriggio per insussistenza di gravi indizi. Insieme con Hakim, nell’ambito dell’indagine della Dda di Bari, sono stati fermati altri due presunti trafficanti di clandestini che sono tuttora in carcere e ai quali si contestano reati legati al favoreggiamento dell’immigrazione.

Hakim, 23enne afghano con status di protezione sussidiaria, vive nel Cara di Bari-Palese, il centro di accoglienza per richiedenti asilo, in attesa che gli venga formalmente concesso il permesso di soggiorno (procedura attualmente sospesa in virtù dell’indagine penale nei suoi confronti). Dopo aver lasciato il carcere di Bari, ieri, ha raggiunto alcuni amici e oggi, a mente fresca, vuole dimenticare l’incubo vissuto. «È stata la prima volta in carcere per me, in 23 anni non ho mai avuto guai con la giustizia e non ho mai fatto a botte con nessuno. Adesso voglio che tutti sappiano che non sono un terrorista» dice Hakim, che insiste: «sono venuto qui per fare cose buone. Le cose del terrorismo, che sono cattive, le ho lasciate nel mio paese».

Racconta ai microfoni dei cronisti che lo incontrano all’esterno della Questura di Bari, accompagnato dal suo difensore, l’avvocato Adriano Pallesca, dei numerosi problemi nel sul paese. «Mio padre è stato ucciso dai talebani, in Afghanistan ho lasciato mia madre e una sorella più piccola». Parlando della sua famiglia e della sua terra si commuove. «Sono una brava persona, voglio fare cose buone, lavorare onestamente e avere i documenti in regola», dice. Ma sopratutto «non intendo scappare. - assicura - Sono venuto a Bari per avere una vita migliore di quella che avevo in Afghanistan e ci resterò».

Il suo sogno è fare l’istruttore di cricket o aprire un internet point. Hakim, però, non può sottrarsi alle domande sul materiale video e foto trovato sul suo cellulare, fucili da guerra, il dito medio verso un poster di Malala, il selfie con il sindaco di Bari Antonio Decaro. «Quel fucile era un’arma giocattolo. La foto era uno scherzo tra amici - spiega Hakim - scattata anni fa nel supermercato di Birmingham dove lavoravo». E sul selfie con Decaro: «Per me era un vanto farmi una foto con il presidente di Bari che è un uomo importante, molto stimato e rispettato. Ho voluto una foto con lui per farla vedere a tutti i miei amici».

Ha una risposta su tutto, ma di terrorismo non vuole parlare. "Io sono musulmano, tu cristiano - dice - e ognuno deve rispettare l’altro. Di altre cose non so niente e non voglio sapere». Hakim oggi è un uomo libero ma resta indagato a piede libero per terrorismo internazionale. Del resto la Dda di Bari impugnerà l’ordinanza del gip che ne ha disposto la scarcerazione. Secondo il giudice, infatti, quel materiale trovato nel suo telefono rappresenta «una chiara adesione ad una comune ideologia fondamentalistica islamica» ma «devono essere puniti i fatti, - scrive - non le idee».

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