di BEPI MARTELLOTTA
C’è il Contratto istituzionale di sviluppo, contestato dalla Puglia perché utile solo alle Regioni in ritardo nella spesa. E c’è il taglio delle risorse, quei 31 miliardi e rotti diventati quasi 13 miliardi nel giro di pochi anni da distribuire nelle 8 Regioni del Sud. E poi ci sono loro, Matteo Renzi e Michele Emiliano, che continuano a darsele di santa ragione allontanando la firma del Patto per la Puglia. Di mezzo il Pd pugliese, il partito di entrambi, che deve barcamenarsi tra le urla del governatore e l’insofferenza del premier.
Michele Mazzarano, capogruppo del Pd alla Regione, ma il Patto sarà firmato o no?
Il tema è che il governo nazionale finalmente si occupa del Mezzogiorno, ma non si fida. E quindi avoca a sé tutti i poteri e toglie le funzioni perfino alle stazioni appaltanti, gli enti locali, centralizzando il percorso con Invitalia. Il Cis è uno strumento progettato per accelerare l’uso delle risorse pubbliche, una volta accertata l’incapacità dei soggetti coinvolti. Io sono delegato al Cis di Taranto, il cui scopo è appunto accelerare la spesa degli 800 milioni resi disponibili per la città. Ma perché farlo anche per la Puglia, che ha saputo distinguersi per qualità e quantità della spesa sia nel Fesr che nel Fse?
Dunque, sbaglia il premier?
Sbaglia quando guarda ad un Sud monco, senza considerare la credibilità e leadership nel Meridione che la Puglia ha saputo conquistarsi. Ragionare di Sud partendo dalla Campania mi sembra un errore strategico. Per recuperare sullo storico dualismo Nord-Sud c’è bisogno di coraggio e penso che Renzi ne stia avendo, ma deve avere più fiducia verso gli amministratori del Sud. La Puglia ha consegnato progetti per 6 miliardi di euro, ma dei 5 miliardi previsti dal Patto ne saranno disponibili 2. Ora si lavori senza indugi sulle intese.
Emiliano, però, con i suoi attacchi rischia di allontanare la firma e, dunque, le risorse. O no?
Se il sospetto è che Emiliano vuole contendere la leaderhsip a Renzi, da cui deriva lo scontro che sta penalizzando la Puglia, non si capisce una verità elementare: la più grande ambizione di un uomo del Sud è cambiare e governare la propria terra. La Puglia ha bisogno di una leadership riconosciuta a livello meridionale, ma questo non significa che ci sia competizione col premier. Non c’è un problema di protagonismo dell’uno contro l’altro, ma di opinioni diverse su un modello di sviluppo. È banale la logica “Emiliano contro Renzi”, bisogna chiedere se chi vuole ammodernare un Paese possa farlo senza costruire intese con i livelli territoriali che da quelle scelte sono investiti.
Intanto Renzi le riforme le sta facendo, piacciano o no. Il governo Emiliano, invece, appare fermo a quasi un anno dal suo insediamento.
Il problema è la rappresentazione centralistica che Emiliano richiama su se stesso: quello che fa il consiglio regionale o i suoi assessori non lo sa nessuno. C’è già il reddito di dignità, sono in arrivo la legge sulla partecipazione, la riforma dei Consorzi e il lavoro sulla chiusura del ciclo rifiuti. Se la rappresentazione è solo quello che fa e dice Emiliano, non si vede nulla di questo lavoro. Emiliano non evoca solo battaglie riformatrici, come fanno i Cinque Stelle che non a caso hanno perso spazio politico, le realizza. Ma dietro di lui, c’è un consiglio regionale e una giunta che stanno lavorando.