POTENZA - Spesi male e a pioggia. I soldi del petrolio in Basilicata erano già entrati nel mirino della Corte dei Conti due anni fa. In quasi 400 pagine e in migliaia di file, i risultati dell’«Indagine sull’utilizzo delle risorse generate dall’estrazione petrolifera». Fondi utilizzati e non utilizzati, messi in luce nel dossier realizzato dalla Sezione regionale di controllo per la Basilicata della Corte dei Conti, che con l’inchiesta della Procura della Repubblica in corso e la visita appena conclusa della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti in Basilicata, torna di grande attualità. Quasi un monito quello lanciato dai giudici contabili.
«Già allora - spiega il magistrato istruttore e relatore dell’indagine, Giuseppe Teti - avevamo detto che si trattava di una risorsa straordinaria, ancorché ripetitiva, condizionata dal prezzo del greggio, ma anche dall’interesse delle compagnie petrolifere a continuare l’investimento. Variabili economiche imprevedibili, non necessariamente condizionate dalla diminuzione delle riserve. In sostanza, era un monito a Regione e Comuni: “attenti potreste non averle in questa misura e in questa continuità”».
È la situazione in cui si sta trovando ora la Basilicata con il crollo del barile e con lo stop del Centro Olio: se dovesse, perdurare, vedrebbe un drastico calo di tali risorse. Un fiume di soldi che la giustizia contabile, dall’inizio delle attività in Val d’Agri, fino al 2013 ha rendicontato. Non solo le spese della Regione, ma anche quelle dei singoli Comuni, per i quali evidenziò un «eccesso di risorse, rispetto alla capacità di poterle programmare e spendere».
«Denunciammo - continua Teti - che c’erano stati ritardi di circa dieci anni prima di cantierare le attività di monitoraggio ambientale ed epidemiologiche. Ma non trattandosi di un dato contabile, non si è potuto mettere in evidenza in un’indagine della Corte dei Conti».
Invece c’è stata un’eccessiva parcellizzazione di risorse. «Indicammo - continua il magistrato - che parte di queste entrate straordinarie avrebbe potuto essere utilizzata per la riduzione del debito di enti regionali e sub regionali, che avrebbe portato a un rafforzamento della situazione patrimoniale degli stessi enti, ma anche a un miglioramento della liquidità futura».
I fondi sono stati utilizzati anche per sanare i buchi della sanità o sostenere l’Università della Basilicata. «Positivo se mirati a farne delle eccellenze per alimentare processi virtuosi e attivare sviluppo». All’Audizione pubblica Regione e Comuni (tranne un paio di eccezioni) però non si presentarono e nel dossier c’erano anche indicazioni per il futuro. «Non bisognava incorrere negli errori compiuti. Anche nell’impostazione di programmazione della spesa e nella ridefinizione degli accordi con lo Stato e con le compagnie petrolifere. Anche qui ci sono stati ritardi». Ci sarà un seguito nelle attività di controllo della Corte dei Conti, insomma? «Sicuramente si avvierà una nuova indagine per verificare il raggiungimento degli obiettivi che Regione e Comuni si sono prefissati anche alla luce delle indicazione dei giudici contabili».
«I soldi del petrolio?

Un magistrato contabile: la Regione fu avvertita. Spiegammo che le risorse dell'oro nero erano straordinarie, anche se ripetitive, e condizionate dal prezzo
Martedì 26 Aprile 2016, 10:30