di Giuseppe De Tomaso
BARI - Se fosse dipeso da lui, Marco Jacobini non avrebbe cambiato di un atomo il nucleo giuridico delle Banche Popolari. La formula del voto capitario ha funzionato alla grande nella Popolare di Bari, come testimonia la sua irresistibile storia, segnata da un’acquisizione dopo l’altra e dal primato fra le banche a sud di Roma. Ma il governo non ha voluto rivedere, almeno finora, la decisione di introdurre la forma della società per azioni per gli istituti al di là degli 8 miliardi di attivi. Di conseguenza, anche la Popolare di Bari modificherà il suo assetto giuridico.
Marco Jacobini, artefice con i suoi collaboratori, della lunga serie di successi, è già immerso nella nuova sfida. Con un principio basico non negoziabile: Pop-Bari potrà cambiare forma giuridica, ma non cambierà mai pelle, non cambierà mai quella concezione di prossimità che le ha permesso di ottenere la fiducia di decine e decine di migliaia di soci, e di scalare molti gradini dell’edificio creditizio nazionale (ora è nella top ten). La spa non spaventa Jacobini. Anzi. Lo stuzzica, lo stimola verso nuove conquiste. Oggi si conclude la fase capitaria di Pop-Bari. A breve inizierà la fase «Capitale». Nel frattempo, il mestiere del banchiere sta diventando sempre più un concentrato di tentativi per ridare fiato a un’economia in debito d’ossigeno. Non solo nel Sud Italia.
Presidente Marco Jacobini, non c’è mai stata tanta liquidità e mai tanto denaro a buon mercato come adesso. Tanto è vero che si parla di effetto elicottero, di quattrini che piovono dal cielo. Ma nessuno ne approfitta e l’economia continua a ristagnare. Come mai?
Il fatto che ci sia tanta liquidità in giro ha un significato relativo. Solitamente c’è chi possiede denaro e chi ne ha bisogno. Il compito di una banca è avvicinare, unire quese due realtà. È la paura del futuro a frenare, scoraggiare o bloccare ogni iniziativa. Pochi operatori assumono impegni a lunga scadenza, nel timore di non poterli onorare. Molte industrie hanno i magazzini pieni che non riescono a portare sul mercato. Ecco perché l’effetto Draghi (e per fortuna che a Francoforte c’è uno come lui) non ha prodotto i risultati sperati. La liquidità non basta, c’è bisogno di una prospettiva di crescita, di un clima di fiducia che oggi ancora non si avverte.
Perché non riparte il mercato della casa nonostante i mutui siano prossimi al tasso zero? È la condizione ideale per ritornare al mattone.
Purtroppo sugli immobili, che sono stati storicamente il pilastro della ricchezza degli italiani, gravano tali e tanti balzelli da disincentivare anche gli animi più ottimisti. L’elevata pressione fiscale è recessiva, gli effetti si avvertono innanzitutto nel settore immobiliare. Anche se l’investimento può apparire vantaggioso, la gente non investe in immobili, fatta eccezione per l’abitazione principale.
Dallo scoppio della crisi (2007-2008) è iniziata la demonizzazione delle banche e della finanza in genere. Si è sottovalutata la funzione esseziale del credito e dei nuovi strumenti finanziari. Quanto ha inciso questo clima ostile sullo stallo economico?
Ha inciso parecchio. Ma aggiungerei un’altra considerazione. Dal 2008 le banche hanno stretto i cordoni della borsa, e la gente si è abituata all’idea di non rivolgersi a loro nella richiesta di mutui, prestiti, finanziamenti eccetera. Oggi la situazione in parte si sta invertendo, anche se nel Mezzogiorno non si vedono molte banche che investono. La Banca Popolare di Bari non ha mai smesso di sostenere le imprese e tutti coloro che meritavano di essere finanziati.
Come si può superare il circolo perverso della stagnazione economica?
La soluzione non può che essere strutturale: creare le condizioni per il lavoro. Primo intervento: un piano di opere pubbliche, un piano che non deve essere solo annunciato, ma anche realizzato. Secondo intervento: la riduzione della pressione fiscale per le imprese e le famiglie.
I depositi nelle banche vengono associati ai tassi negativi. C’è chi dice che siano propedeutici all’eliminazione del contante. Anche questa ipotesi potrebbe scoraggiare i risparmiatori, inducendoli a ritirare il denaro liquido?
La restrizione del contante è stata decisa per contrastare il fenomeno del riciclaggio. Ma questa decisione ha comportato, in modo considerevole, una riduzione di spesa e consumi. Il che non è stato un bene per l’economia.
Ma sul piano generale lei è favorevole o contrario all’eliminazione del contante?
Contrario. Io giudico eccessiva anche l’attuale restrizione, perché essa comprime la spesa e anche la libertà individuale. Contante non può essere una cattiva parola, né un sinomimo, o un sintomo, di riciclaggio. Contante significa libertà (anche di spendere) a portata di mano.
Cosa si aspetta dall’assemblea dei soci, propedeutica all’avvento della Spa, previsto per fine anno?
Sarà un’assemblea particolare, sarà l’ultima assemblea sotto forma di Srl. La prossima sancirà l’approdo nel mondo Spa: si allargherà il mercato, sarà più sentita la circolarità delle azioni. Noi siamo pronti alla sfida.
Ma esiste la possibilità legislativa di un ritorno al voto capitario?
Non lo so. Noi ci stiamo attrezzando per il voto in « capitale», ma se dovesse tornare il voto capitario di sicuro non ci metteremmo a lutto.
Il che potrebbe favorire quelle aggregazioni, nel sistema delle popolari, che la forma Spa scoraggia. È così?
È evidente: le cooperative non vogliono finire nel sistema delle Spa. Il che non favorisce le aggregazioni.
Favorevole o contrario al bail in, al salvataggio delle banche anche a spese dei depositanti?
Contrario, almeno per come il bail in è stato configurato. Attenzione, però. Ogni volta che si tira fuori l’argomento il pensiero corre alle vicende delle 4 banche di cui si sono occupati giornali e tv. Faccio osservare che di banche vicine al dissesto, anzi già dissestate, - fatto di cui non si preoccupava nessuno - la Popolare di Bari ne ha salvate 24 attraverso fusioni per incorporazioni. Altro che solo 4 banche. Me lo lasci dire: purtroppo di questi nostri interventi di sostegno non si è mai accorto nessuno.
Renzi sostiene che sono troppe le banche in Italia.
Riconosco il punto di partenza del premier: voler razionalizzare il sistema. Ma solo il mercato è giudice supremo. Se le banche sono troppe, scatteranno le aggregazioni, se sono poche troveranno una cornice di convivenza.
Finora la Banca Popolare è andata orgogliosa del suo status di banca di territorio. Ma con l’arrivo della Spa il suo scopo primario non sarà creare valore per gli azionisti?
La Banca Popolare di Bari è sorta 56 anni fa. Io ci lavoro da 38 anni. Posso dirle che anche se dovesse cambiare la ragione sociale, non cambiarebbe la nostra filosofia, il nostro modo di essere. Non sono in contraddizione gli obiettivi di banca di territorio e banca degli azionisti. Lo testimonia la storia della Popolare di Bari, che ha saputo creare valore per i suoi soci senza mai dimenticarsi del territorio. L’impegno continua, s’intensifica.
La questione delle sofferenze è il punto cruciale del sistema creditizio. Gli alleggerimenti sono già cominciati.
Sì, sono già cominciati. Ora con lo strumento del Fondo Atlante c’è la possibilità di liberarsi delle sofferenze senza affrontare, in termini finanziari, un bagno di sangue.
Non è che l’Europa si opporrà ad Atlante chiamando in causa il tema degli aiuti di Stato? L’Europa lo ha già fatto con il Fondo Interbancario, a proposito del salvataggio di Tercas da parte di Pop-Bari.
L’Europa è sempre più intrisa di burocraticismo e di formalismo giuridico. Da qui certe decisioni che, obiettivamente, destano sorpresa e incredulità. Spesso l’Europa stessa si contraddice. Gli esperti comunitari più accreditati, a proposito della vicenda Tercas, avevano escluso che l’intervento del Fondo Interbancario potesse essere ritenuto un aiuto di Stato. Invece abbiamo vissuto un periodo di alta tensione. Riaccadrà qualcosa di simile con Atlante? Spero di no. Del resto, qualcosa si deve pur fare per alleggerire la situazione di alcune banche. Popolare di Vicenza e Veneto Banca, istituti dal passato importante, meritano di continuare a vivere.
La riempie di orgoglio la possibilità di partecipare con 50 milioni al salvataggio di queste due banche del Nord?
Non dimentichiamo, voglio ripeterlo, che le banche in dissesto non erano quattro, bensì sei (con Tercas e Caripe). Abbiamo salvato, pressoché da soli, Tercas e Caripe, senza chiedere - oltre al contributo del Fondo Interbancario - nulla a nessuno. Non ci siamo tirati indietro allora, per Tercas e Caripe. Non ci tiriamo indietro, adesso, anche se con uno sforzo diverso, per Vicenza e Veneto.
Siete stati sollecitati all’operazione Atlante o lo avete deciso direttamente voi?
Siamo stati invitati. Ma l’invito è arrivato quando la Popolare di Bari aveva maturato la convinzionedi partecipare se ci fosse stata l’opportunità.
Atlante farà da diga in difesa dell’italianità contro «scorribande» straniere?
L’esistenza di un sistema bancario nazionale in salute è fondamentale per un Paese. Atlante è uno strumento necessario e utile per raggiungere questo obiettivo. Quale sarebbe l’alternativa: rinunciare all’italianità in nome di cosa?
Ma esiste il rischio che, in tal modo, Atlante si trasformi in un’arma di difesa dal mercato?
No. Atlante servirà, a chi se ne servirà, a riposizionarsi nel mercato, non contro il mercato.
Esiste il rischio, con Atlante, che si indeboliscano le banche più solide a beneficio di quelle più fragili?
Il rischio non esiste. Le partecipazioni delle banche più forti al Fondo Atlante sono minimali rispetto ai loro capitali.
Oggi, nuova svolta per voi...
Credo che i soci abbiano sempre apprezzato il lavoro profuso per rendere più solida la Banca. In 56 anni, la Popolare di Bari ha vinto una sfida dopo l’altra, con bilanci sempre positivi. Ora inizia una nuova fase, con il mercato sempre più sovrano nei suoi giudizi.
In vista un mercato con nuove acquisizioni per Pop-Bari? Carichiesti sempre nel mirino?
Il mercato è stato la nostra bussola in oltre mezzo secolo di acquisizioni. Anche oggi ci sono realtà importanti, specie nel Centro Italia e in Abruzzo. Le stiamo osservando con attenzione. Non siamo una banca statica».