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Cucinare per passione?
No, per noi è lavoro

 
Palmina Nardelli

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Palmina Nardelli

Beppe, Alessandro, Emilia

Emilia, Beppe e Alessandro

In periodo di crisi occupazionale hanno notato come tante persone prive di lavoro si sono rifugiate nell’hobby della cucina, per dare un significato alla loro vita

Venerdì 04 Marzo 2016, 09:37

di PALMINA NARDELLI

PUTIGNANO - Beppe, Alessandro, Emilia. Tre giovani di Putignano che quasi in sordina hanno testato nel periodo di carnevale un loro progetto, «Food in Sharing», in altre parole, cibo in condivisione. Un modo per far conoscere le potenzialità culinarie offerte dalla propria terra. Lavorando sui concetti di street food, social eating e di home restaurant, i tre hanno ideato un nuovo modo di vivere e far apprezzare l’evento carnascialesco, offrendo al turista la possibilità di far assaporare prodotti artigianali, realizzati da semplici appassionati di cucina, non professionisti. Da degustare in chioschi sparsi per la città, reinterpretando il concetto di street food. Un progetto elaborato per dare un senso concreto a una micro imprenditoria domestica che può diventare, per tanti, un’occasione per rivalersi di un posto di lavoro perso, o inutilmente cercato.

Un progetto nato dalla passione che i soci hanno per la cucina e il cibo e che li vede fondatori dell’associazione «Lavori dal Basso». Beppe Mongelli ha 33 anni, è a un passo dalla laurea in ingegneria edile, vive ancora con i genitori, ha elaborato anche progetti che investono la sua area di studi, è bravissimo a fare le pizze. Alessandro Curci, 31 anni, laureato in giurisprudenza, è in attesa dell’esito del concorso notarile, avendo già fatto pratica necessaria per quattro anni. La sua passione: cucinare la pasta. Emilia Curci, 33anni, sua sorella. Laureata in giurisprudenza, lavora in una multinazionale, è specializzata nei dolci. Cervelli non da poco, con genitori che li sostengono perché hanno capito che la loro è «una divagazione confinata nella passione, da coltivare ché non si sovrappone e nulla toglie a quello che è il loro impegno primario».

In periodo di crisi occupazionale hanno notato come tante persone prive di lavoro si sono rifugiate nell’hobby della cucina, per dare un significato alla loro vita. Come trasformare questa passione in una micro imprenditoria domestica, con una microproduzione, per un mercato che non esiste e che è tutto da inventare?
Alessandro, l’avvocato, approfondisce l’aspetto legale della questione e constata che a livello europeo c’è una normativa che consente questo tipo di attività e che in Italia non è mai stata recepita. Un vuoto normativo che spinge Alessandro a sfruttare questa possibilità. Dopo essersi interfacciati con l’Asl, individua la formula giusta per legalizzare il progetto «Food in Sharing». Come palesarlo e creare un mercato? Elaborando diversi metodi. Il primo, quello in realtà portato avanti, è stato dare la possibilità, alle persone interessate al progetto, di legalizzare la loro passione per la cucina e vendere personalmente in diversi ambienti (e il Carnevale è stata la prima opportunità presa al volo). In uno stand attrezzato di tutto punto, con Beppe Mongelli al front- office, alcune micro produttrici hanno fatto assaggiare uno street food pugliese di qualità dal sapore «casalingo» tentando avventori e curiosi, che sono poi ritornati allo stand entusiasti e leccandosi i baffi. «È stata la prova che la tradizione, i manicaretti, il cibo preparato «come a casa» è accattivante per un pubblico molto più esigente e gastronomicamente internazionalizzato», ha dichiarato, soddisfatta Emilia Curci, impegnata nello stand a veicolare, durante le sfilate, la mission di Food in Sharing, spiegando di volta in volta ai visitatori la diversità della loro idea. Ora è importante valutare la possibilità di un’evoluzione del progetto. Il nostro dinamico trio si muove nei limiti della loro associazione culturale, che ha lo scopo di incoraggiare nuove proposte di lavoro che portano avanti in totale auto finanziamento. Intanto sono già una quindicina le persone che hanno aderito al progetto e che vogliono dare una svolta alla loro vita. Tutti sono consci di vivere quella fase delicatissima che è questo «test d’avvio». Quando il progetto inizierà a decollare, l’ambizione di «Lavori dal basso» è farne una start-up. Si punta ad attirare l’attenzione di sempre più persone sia intervenendo all’interno di manifestazioni culturali e gastronomiche, sia organizzando eventi aperti, on site, nel Coworking Barsento 10, a Putignano. Un’esperienza che si è realizzata domenica scorsa. Una giovane microimprenditrice ha organizzato un Aperitivo Food in Sharing, riscuotendo notevoli consensi. Cinquanta le persone che hanno apprezzato la bontà della sua preparazione, supportata da un «mentore» che si è avvicinato all’associazione entusiasta del progetto. Forte della sua incisiva esperienza, maturata nel campo della ristorazione, è prodigo di consigli per sostenere fino in fondo la sfida di tre «cervelli pensatori», destinata a essere vinta.

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