Il sindaco di Terlizzi, Nicola Gemmato, annuncia la mobilitazione del paese contro l'ipotesi di chiusura dell’ospedale locale Sarcone, con riconversione in presidio di lungodegenza, prevista dal Piano di riordino ospedaliero approvato ieri sera dalla giunta regionale pugliese. «Ancora una volta - dichiara Gemmato in una nota - siamo costretti ad apprendere dagli organi di stampa, piuttosto che da atti amministrativi, le novità che riguardano direttamente il nostro territorio. Ci saremmo attesi, perlomeno, di ricevere ufficialmente copia del documento. In mancanza, ho appena scritto alla segreteria della giunta affinché me ne invii copia con urgenza».
Al di là della mobilitazione, il sindaco di Terlizzi annuncia anche l’intenzione di varare insieme ai cittadini «tutte le possibili iniziative a difesa di quello che vogliamo continuare a chiamare 'ospedalè». Gemmato non esclude il ricorso in sede giudiziaria contro la decisione della giunta regionale: al Tar di Puglia «se l’atto dovesse contenere delle illegittimità», ma anche eventualmente alla Corte dei Conti «nel caso in cui si dovesse ravvisare il danno erariale nei confronti di una comunità che ha sostenuto, con il pagamento delle tasse, le spese che sono occorse in questi anni per rendere il 'Sarconè un polo d’eccellenza».
OK DA COMUNE DI CANOSA - Il consiglio comunale di Canosa di Puglia ha approvato la notte scorsa una delibera con la quale viene accolto quanto previsto per l’ospedale cittadino nel piano di riordino ospedaliero, ovvero la riconversione in struttura di supporto in post-acuzie, ma a patto che lo stesso piano garantisca la funzionalità del presidio ospedaliero. Quest’ultimo è stato da poco ristrutturato e messo a norma, per una spesa di 1,5 milioni di euro, e conta 50 posti letto fra medicina interna, geriatria e Pronto soccorso.
Se, dunque, da una parte la Regione Puglia ha disposto la riconversione dell’ospedale, l’assemblea cittadina, dal canto suo, ha voluto suggerire una sorta di futuro possibile per il nosocomio scrivendolo su un ordine del giorno votato all’unanimità.
Nell’atto approvato, tenendo conto della popolazione della provincia di Barletta Andria Trani (400.000 abitanti), della media di posti letto pari a 1,8 ogni 1.000 residenti a fronte dei 3,4 previsti dal legislatore nazionale, e delle criticità del territorio murgiano, privo di ospedali, si suggerisce che a Canosa di Puglia la situazione resti immutata fino a quando non verrà realizzato il nuovo ospedale di Andria. A quel punto le proposte sono due: o l’ospedale di Canosa verrà riconosciuto presidio ospedaliero di area disagiata; oppure si dovrà optare per la 'medicina territorialè, con quanto previsto dal piano vigente, attivando un Centro risvegli, la lungodegenza, la riabilitazione cardiologica, pneumologica e funzionale, e potenziando gli ambulatori specialistici e il Pronto soccorso. La delibera approvata sarà inviata al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e al presidente della III commissione regionale Sanità, Giuseppe Romano.
MINERVINI: RESTANO I DUBBI - «Il piano di riordino sanitario varato ieri dalla Giunta registra significative mitigazioni rispetto alle ipotesi iniziali». Lo spiega il capogruppo di «Noi a Sinistra» nel Consiglio regionale della Puglia, Guglielmo Minervini, chiarendo in una nota che «tuttavia non mancano i dubbi e le domande sul Piano», approvato ieri dalla giunta regionale pugliese e che prevede la riconversione di otto ospedali.
«Ci sono quattro grandi questioni. La prima è di carattere generale riguarda l’analisi epidemiologica, presupposto necessario per un piano che non sia una declinazione stretta di quanto imposto dalle norme e dai decreti. La seconda - aggiunge Minervini - riguarda la sanità privata e se nel sistema integrato si deve tenere conto anche del suo ruolo, per verificarne anzitutto l’adeguatezza ai parametri per disciplina. La terza invece è sui posti letto e sul come verranno ricollocati i 600-700 posti di letto se negli ospedali di primo livello mancano gli spazi. La quarta è sulle strutture da riconvertire e se esistono dei progetti per ciascuno degli 8 presidi che smetteranno d’essere ospedali. Ci auguriamo - ha auspicato Minervini - che questi dubbi e domande siano dipanati nelle prossime settimane. Intanto ricordo che mentre nel 2006 la condivisione sociale durò mesi, con una grande campagna d’ascolto e di coinvolgimento, questa volta non è accaduto. Speriamo che possa avvenire a partire da questo momento. La costruzione di un moderno sistema sanitario - ha concluso Minervini - passa dalla capacità della politica di generare coinvolgimento e di saper fare sintesi e non può trasformarsi in un fatto ragionieristico».