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Bisceglie, «assalto» al Don Uva
Pm: sequestro ed estorsione
Il commissario sotto scorta

 
Nicola Pepe

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Nicola Pepe

CASA DIVINA PROVVIDENZA

I retroscena del blitz di un commando di 30 persone "in difesa" di una ditta cui era stato revocato appalto. Il commissario Cozzoli costretto a riassegnare il servizio. Il procuratore Capristo: in arrivo risposte

Sabato 20 Febbraio 2016, 11:38

17:24

NICOLA PEPE
BISCEGLIE - Quella che è passata per una tensione, in realtà sarebbe stata una vera e propria «incursione». Quelli indicati come «facinorosi» sarebbero stati componenti di un «commando organizzato». E infine quello stop al contratto di appalto trentennale che l’avvocato Bartolo Cozzoli, commissario della Casa Divina Provvidenza (un gigante sommerso da mezzo miliardo di debiti), si è «rimangiato» pochi giorni dopo, sarebbe la conseguenza di una «forzatura» che per il codice penale si chiama in estorsione.
È lo scenario, per certi aspetti inquietante, che emerge da una corposa informativa che Carabinieri e i militari della Guardia di Finanza del comando provinciale di Bari hanno depositato da poche ore sul tavolo del procuratore capo di Trani, Carlo Capristo e del suo sostituto, Francesco Giannella dopo quello che è stato descritto come un «assalto» alla sede della Casa Divina Provvidenza avvenuto qualche giorno fa. Un rapporto che chiarirebbe l’esatta portata, con tanto di dettagli su modalità e ruolo di protagonisti, di un episodio che qualcuno ha tentato inutilmente di far passare in sordina. In realtà si tratterebbe di un affronto in piena regola a un rappresentante dello Stato quale è appunto il commissario del Don Uva, che attualmente si trova sotto scorta (tecnicamente sotto «tutela»). Il procuratore Capristo (la sera dell’aggressione si è recato personalmente alla Casa Divina Provvidenza), contattato telefonicamente, si limita a precisare che si tratta «di un fatto gravissimo, degno di uno stato dell’America latina, sul quale non tarderanno ad arrivare le risposte adeguate. Per ora non posso aggiungere altro, ci sono delicate indagini in corso». Nel frattempo, il caso è stato oggetto di una riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza al fine di valutare l’accaduto. Intanto, il sindaco di Bisceglie, Francesco Spina, ha espresso ieri solidarietà al commmissario stigmatizzando ogni episodio di violenza.

Tutto inizia con la lettera, datata 11 febbraio 2016, con la quale il commmissario della Casa Divina Provvidenza in amministrazione straordinaria, Cozzoli, comunica la rescissione del contratto (trentennale siglato nel 2000 e con scadenza nel 2030) alla ditta «Ambrosia technologies» che si occupa del servizio mensa ai pazienti del complesso del Don Uva. Una doccia fredda per oltre 200 dipendenti e per la stessa azienda che qualche settimana prima si era vista costretta ad affrontare una nuova criticità per effetto di una decisione dell'amministrazione straordinaria costretta a ridurre i costi con accorpamenti e ottimizzazione dei costi.
Il 15 febbraio, quattro giorni dopo, l'azienda scrive una lettera: «La nostra società, pur rimanendo sconcertata da questa improvvisa comunicazione, sta valutando tutte le immediate iniziativa da intraprendere». La sera stessa, un gruppo di trenta persone - secondo quanto ricostruito dagli investigatori - superano i due varchi di accesso del Don Uva. Prima quello esterno, dove ci sono due vigilanti, ed infine quello della palazzina uffici anche questo presidiato. Nessuno, circostanza emersa dai primi accertamenti investigativi, decide di chiamare le forze dell'ordine nonostante il comportamento ostile del gruppo di «manifestanti».

Il corteo raggiunge direttamente gli uffici al piano superiore dove ci sono il commissario e il dirigente amministrativo: la tensione arriva alle stesse, nel gruppo c'è anche un sindacalista (delegato aziendale) di Ambrosia. Inizia un serrato confronto per il ritiro dell'atto di rescissione del contratto da parte del commissario. Volano parole grosse, spintoni (collaboratori presi a schiaffi) e addirittura ai presenti sarebbero stati sottratti i telefonini per definire un completo «isolamento». Quello che è accaduto lo si legge nella lettera, a firma dello stesso Cozzoli, datata 16 febbraio con cui fa un passo indietro e ripristina il contratto all'Ambrosia. Scrive Cozzoli: «Alla luce dello stato di agitazione dei dipendenti della Ambrosia Technologies si intende revocare quanto disposto con la nota in oggetto», cioè la comunicazione della rescissione del contratto. Per la procura, quel documento, il commissario non l’avrebbe firmato spontaneamente ma sarebbe stato costretto.

Tutto ciò accade in un un momento delicato per il futuro della Casa Divina Provvidenza e dei suoi 800 lavoratori delle sedi di Bisceglie, Foggia e Potenza, appesi al filo di una offerta di acquisto che quattro gruppi imprenditoriali hanno depositato il 12 febbraio scorso. Lunedì 29, nel pomeriggio, è prevista l’apertura delle buste.

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