BARI - Lavoravano in un clima di terrore i commercianti del rione Carrassi di Bari ai quali il boss Francesco Diomede, attraverso i suoi sodali, imponeva gratuitamente - secondo la Dda - forniture di carne e pesce, di frutti di mare crudi, complementi di arredo e persino occhiali: ben 300 paia in circa 20 anni. Sono i dettagli dell’operazione della polizia che ha permesso di arrestare 5 persone con l'accusa, contestata a vario titolo, di estorsione aggravata dal metodo mafioso e di violazione delle misure sulla sorveglianza speciale. Gli arrestati sono Francesco Diomede, di 46 anni, ritenuto a capo dell’omonimo clan, Cosimo Zaccaro, di 24, Giovanni Sedicina, di 34, Domenico Siciliani, di 46, padre di Danilo, quest’ultimo in carcere per di Cristian Midio, il 21enne ammazzato a Bari il 3 novembre 2015, e Marco Novelli, di 25.
Diomede era libero da maggio scorso e, subito dopo la scarcerazione, era stato assunto come addetto alle pulizie nei bagni del giardino alle spalle della Chiesa russa: prima - dicono gli investigatori - dall’ex municipalizzata barese Amiu e poi dall’H2o. Sulle assunzioni gli investigatori stanno compiendo accertamenti, ma l’azienda comunale ha già precisato in una nota che Diomede «non è mai stato assunto direttamente da Amiu, bensì è entrato nella pianta organica aziendale solo per un periodo determinato e limitato (da novembre 2012 a luglio 2013), a causa di un’operazione di transito di personale concordata con il Comune di Bari per garantire provvisoriamente la continuità del servizio di pulizia e di custodia dei bagni pubblici in muratura cittadini. Amiu Puglia SpA è, pertanto, estranea alla vicenda».
Alle indagini hanno collaborato anche alcuni commercianti. «A quella persona non si può dire di no, è risaputo che è un delinquente. Avevamo paura di ripercussioni sull'attività», ammette una commerciante con la polizia. E tra le richieste estorsive del boss ci sono 10 euro a settimana ai titolari di ciascuna attività nel mercato rionale o 200 euro a un commerciante perchè riavesse indietro una bicicletta elettrica rubatagli. Ai pescivendoli, invece, Diomede impone una fornitura settimanale di frutti di mare (a partire dal 2013 sino a oggi) e di pesce in occasione di feste particolari. I commercianti erano anche minacciati di morte.
Per stare tranquillo, un macellaio di Carrassi è stato obbligato a versare al gruppo criminale 100 euro a settimana e a provvedere alle necessità alimentari quotidiane. «Conosco Franco Diomede - racconta un commerciante - viene una volta alla settimana circa e gli servo carne per un valore di circa 15/20 euro per volta. Questo avviene da circa 8/9 mesi. Qualche volta vengono dei ragazzi che mi dicono «hai preparato la spesa di Franco?». Quando viene lui mi chiede «ti jà dà qualche cos?». E io gli rispondo: «Fai tu!». Lui non paga mai e io non lo faccio pagare perchè non so che cosa può succedere se io gli dovessi chiedere i soldi. All’inizio ha pagato qualche fornitura dopodichè, da quanto ho saputo chi era, non mi ha pagato più niente».
Un’indagine che si è avvalsa anche delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia e della collaborazione dell’associazione Antiracket vicina ai commercianti che, in questa occasione, ha fatto da filtro con la polizia consentendo di «squarciare il velo di omertà che aleggiava a Carrassi», hanno spiegato gli investigatori. «Il nostro obiettivo - ha detto il questore di Bari, Antonio De Iesu - è quello di arrivare a pensare che la stragrande maggioranza dei commercianti possa dire 'facciamo la rivoluzione culturale: più siamo e più saremo forti e ci tuteleremo a vicendà». Plaude all’operazione che il presidente onorario della Federazione antiracket, Tano Grasso. «Per la prima volta anche a Bari - dice - si applica con successo il modello dell’associazionismo antiracket nato oltre 25 anni fa in Sicilia».