ROMA - Il 30% dei tumori nell'uomo sono correlabili alla dieta e all'alimentazione contro un impatto tra l'1 e il 4% dell'inquinamento atmosferico. Lo ha detto Umberto Veronesi, direttore scientifico dell'Istituto europeo di oncologia, nell'intervento «Le cause ambientali del cancro» tenuto al convegno organizzato dal ministero dell'Ambiente «La comunicazione ambientale: informazione, disinformazione e qualità della comunicazione».
«Più si mangia e più si ha il cancro», ha detto Veronesi secondo il quale «mangiare poco è la prima difesa». L' alimentazione, ha quindi proseguito il professore, «conduce dentro di noi grandi quantità di cancerogeni ambientali» contro i quali «frutta e verdura hanno un alto fattore protettivo. Dove si consuma più carne ci sono più tumori intestinali».
Dall'analisi condotta su 77 farine di polenta effettuata tra novembre 2003 e giugno 2004 - ha riferito Veronesi - è risultato che il 70% dei campioni presentava aflatossine (sostanza cancerogena naturale causa di tumore del fegato) fuori norma e il 30% rientravano nel limite di 0,5 microgrammi al kg. In particolare il valore era di 2-5 microgrammi al Kg (4-10 volte superiore al massimo consentito) nel 18% dei campioni e addirittura superiore a 5 microgrammi al kg nel 6% di essi. Stesso discorso anche nel latte: la micotossina M1 (tra i cancerogeni naturali), su un andamento settimanale, presentava valori fuori norma tra il 16 e il 57 per cento.
Non è così per i prodotti Ogm, ha osservato Veronesi. «In prove in campo - ha dichiarato - la contaminazione da parte di aflatossine e di altre micotossine è risultata più bassa do 3-10 volte in mais Ogm (resistente agli insetti) rispetto al mais tradizionale e biologico».
Oltre all'alimentazione, diverse le fonti ambientali dei tumori, come gli agenti infettivi, ha rilevato Veronesi, che hanno un tasso di incidenza mondiale del 18% e che colpiscono maggiormente il fegato (epatite B e C), al cervice uterina (papilloma virus), i tessuti linfatici (Epstein-Barr virus), lo stomaco (Helicobcter Pylori) e il sistema urinario (Schistosoma haematobium).
Secondo Veronesi, invece, l'inquinamento atmosferico «non è rilevante». «Si stima - ha riferito - che possa incidere dell' 1-4 per cento di tutti i tumori. Una piccola percentuale di tumori polmonari, sotto al 5% - ha proseguito - è attribuibile all'inquinamento atmosferico esterno: fumi industriali, gas di scarico, riscaldamento domestico e altro». D'altro canto «nei fumatori - ha detto Veronesi - il rischio di sviluppo di un tumore al polmone è 20 volte maggiore rispetto ai non fumatori. Seppure il fumo passivo sia cancerogeno, il rischio è molto minore (1,2 quello relativo)». Inoltre il fumo è causa di tumore non solo al polmone ma anche alla laringe, al pancreas, ai reni e alla vescica «e se combinato alle bevande alcoliche registra un'alta incidenza di tumore del cavo orale e dell'esofago».
Tra i fattori ambientali di rischio tumori, secondo Veronesi, anche l'esposizione a radiazioni ionizzanti da sorgenti naturali, industriali o mediche «può essere causa leucemia e tumore della tiroide» e vari farmaci, tra cui quelli usati nella chemioterapia.
Lunedì 14 Marzo 2005, 18:53
15 Maggio 2025, 18:33