FOGGIA – Un commercialista in carcere e cinque imprenditori ai domiciliari per una frode fiscale da 461 milioni di euro che ha portato al sequestro di 22 quote societarie di altrettante aziende. E’ il frutto di una operazione della guardia di finanza di Foggia che ha scoperto un giro di false fatturazioni tra aziende che fanno capo ad un unico gruppo imprenditoriale di Cerignola che opera nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio di materiali informatici e di telefonia.
In carcere è finito il commercialista Mario Fiume, 50 anni di Cerignola, già condannato per associazione per delinquere per reati finanziari, considerato la mente dell’organizzazione, mentre ai domiciliari sono Gerardo Catena, imprenditore barese di 54 anni; Giuseppe Liuni, 65 anni di Cerignola; Michele Mallio di 48 anni di Cerignola, e Mario Sardella 65 anni, anche lui di Cerignola. I reati contestati sono: emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, distruzione e occultamento di documentazione contabile.
Le indagini hanno evidenziato che, tra il 2007 e il 2010, dieci aziende del gruppo che operano su tutto il territorio nazionale, relazionandosi anche con società estere, hanno emesso ed annotato fatture per operazioni inesistenti, anche relative ad effettivi acquisti e vendite di beni e servizi, realizzando una cosiddetta “frode carosello”.
“Il dominus del gruppo societario – ha dichiarato nel corso della conferenza stampa il Procuratore della Repubblica di Foggia, Vincenzo Russo – era il commercialista Fiume, che costituiva società italiane ed estere fittizie, intestandole a imprenditori di comodo, manovrandone ogni attività”.
L’imprenditore decideva, di volta in volta, quale delle proprie aziende avrebbe dovuto assumere il ruolo di venditrice o acquirente, fatturando milioni di euro per poi scomparire senza presentare dichiarazioni fiscali e versare imposte all’erario. Nei casi in cui le forniture di beni avvenivano realmente, solitamente per articoli informatici e telefonini, la merce poteva essere immessa sul mercato sottocosto, alterando gli equilibri della libera concorrenza.
L'entità della frode fiscale complessiva è risultata di 461 milioni di euro, di cui 113 di ricavi non dichiarati o non contabilizzati al fisco ai fini Ires, 95,5 milioni di euro per costi non deducibili, 209 milioni di imponibili evasi all’Irap, e 43 milioni di euro di Iva dovuta.

Giovedì 30 Giugno 2011, 16:42
01 Febbraio 2021, 17:31