BARI - C’erano cinque persone, tre tecnici e due operai, nel seminterrato dell’edificio in via Luigi Pinto 6 solo un minuto e mezzo prima che i cinque piani del palazzo si sbriciolassero venendo giù. Sulle cause del crollo la Procura ha aperto un fascicolo e in queste prime ore, in attesa di poter affidare l’incarico per una consulenza tecnica, sta mettendo insieme i tasselli per ricostruire l’esatta cronologia del cedimento. Crollo colposo a carico di ignoti è l’ipotesi di reato per la quale si procede. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis con la sostituta Silvia Curione. Gli accertamenti sono delegati ai poliziotti della Squadra mobile che hanno già acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona e raccolto le dichiarazioni dei tecnici e degli operai che erano lì. Proprio dai loro racconti è stato possibile ottenere una prima ricostruzione dei fatti.
LA CRONOLOGIA DEL CROLLO - Nel pomeriggio, sicuramente prima delle 18, l’inquilino di un palazzo adiacente a quello crollato si è accorto di una crepa in un muro e ha avvertito scricchiolii sospetti. Immediatamente ha avvisato il direttore dei lavori. Nell’immobile, infatti, erano cominciati da qualche giorno gli interventi di consolidamento, a quasi un anno dall’ordinanza del Comune che ne aveva prescritto lo sgombero. Subito dopo la segnalazione, sul posto si sono recati per un sopralluogo l’ingegnere e l’architetto direttori dei lavori, un collaboratore e due operai. Dopo aver accertato l’entità delle «screpolature» sui muri ai piani superiori, sono scesi nello scantinato, dove c’era un pilastro ritenuto «problematico». All’improvviso - hanno spiegato agli investigatori - hanno avuto l’impressione che i muri si stessero «frantumando». Poi, in rapidissima sequenza, hanno sentito un «rumore» come se qualcosa «stesse cadendo» e, infine, «un tintinnio», forse il ferro dei pilastri che iniziavano a cedere. Hanno realizzato che il palazzo stava crollando e sono scappati: dal «tintinnio» al crollo sono trascorsi tra i 60 e i 90 secondi. «Un minuto, un minuto e mezzo» hanno detto ai poliziotti.
L’INCHIESTA - I verbali con le dichiarazioni dei cinque testimoni oculari del crollo sono i primi atti finiti nel fascicolo. Sarà però la consulenza tecnica a dare le risposte che gli inquirenti cercano: perché è crollato il palazzo e, di conseguenza, per colpa di chi. Per ora, però, la priorità è andare avanti con le operazioni di soccorso e di messa in sicurezza. Solo dopo si potrà procedere con gli accertamenti tecnici e non è escluso che vengano iscritti i primi indagati.
L’ORDINANZA - L’indagine ha come primo punto fermo l’ordinanza firmata il 24 febbraio 2024 dall’allora sindaco Antonio Decaro. L’evacuazione e sgombero del palazzo era stata decisa perché già un anno fa era stata accertata la «presenza di dissesto statico di un pilastro in cemento armato» al piano interrato e un altro al piano terra «con espulsione del copriferro di armatura», oltre a «infiltrazioni» e lesioni «diffuse» soprattutto in corrispondenza delle murature del vano scala condominiale. Una situazione che aveva indotto gli uffici comunali a ordinare l’evacuazione immediata dell’edificio e metterlo in sicurezza, prevedendo anche una serie di precise prescrizioni: dal divieto di sosta per almeno cinque civici, al divieto di accesso nel palazzo inagibile eccetto per i tecnici autorizzati. Non tutto è stato evidentemente rispettato.