BARI - L’ultima bufera giudiziaria che ha travolto la Regione Puglia ha svelato, ancora una volta, l’esistenza di un «sistema» in cui ai «favori» agli amici, appalti e assunzioni, corrispondevano voti. Negli atti dell’inchiesta che il 10 aprile scorso ha portato all’arresto di cinque persone, tra cui i fratelli Enzo e Alfonsino Pisicchio, quest’ultimo ex consigliere regionale, si parla di «gestione clientelare e nepotista (in senso familista) del potere politico, con favoritismi ad imprese e privati commessi in violazione della legge penale per ottenere ritorni in termini di consenso elettorale (mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicurano il voto) e vantaggi e profitti familiari (assunzione di figli e parenti)».
La settimana che inizia domani vedrà sfilare davanti alla gip Ilaria Casu che ha firmato l’ordinanza cautelare tutti gli arrestati. Al giudice, se lo vorranno, potranno raccontare negli interrogatori di garanzia la loro verità e chiarendo le singole posizioni...
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