BARI - Lo scandalo sulle serate «piccanti» di Silvio Berlusconi nelle sue residenze di Palazzo Grazioli e Villa Certosa partì da Bari. Era l’estate 2009. Due i nomi che per anni hanno riempito le cronache relative a quelle notti a base di musica, sesso e regali: Patrizia D’Addario e Gianpaolo Tarantini. «Escort» fu chiamata l’inchiesta, a indicare la mercificazione che 26 donne avrebbero fatto del proprio corpo.
Dopo tre gradi di giudizio l’imprenditore barese «Gianpi» Tarantini è stato l’unico ad incassare una condanna a 2 anni e 10 mesi di reclusione. Fu lui - ha stabilito una sentenza ormai passata in giudicato - ad aver reclutato alcune di quelle donne, la sua «scuderia», perché si prostituissero con l’allora presidente del Consiglio. Nell’elenco che i giudici baresi stilarono per identificare le persone offese di quella vicenda, anche se pochissime si costituirono parte civile, c’erano i nomi di 26 ragazze, molte delle quali hanno «sfilato» nelle udienze di quel processo per raccontare quello che accadeva durante e dopo le cene da Berlusconi, tra incontri vip e coccole...
CONTINUA A LEGGERE SULLA DIGITAL EDITION O SULL'EDIZIONE CARTACEA