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Bari , Norman Atlantic: il pm chiede 9 anni per l'armatore Visentini

 
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naufragio Norman Atlantic

Il naufragio della Norman Atlantic, a largo delle coste albanesi nella notte tra il 27 ed il 28 dicembre 2014, causò la morte di 31 persone e il ferimento di 64 passeggeri. Secondo i difensori dell’armatore del traghetto il naufragio non sarebbe imputabile a Visentini

Mercoledì 30 Novembre 2022, 13:49

17:13

BARI - «Il naufragio della Norman Atlantic è stato determinato da due condotte eccentriche», che secondo i difensori dell’armatore del traghetto naufragato nella notte tra il 27 ed il 28 dicembre 2014 a largo delle coste albanesi non sarebbero imputabili a Carlo Visentini.

Gli avvocati Alberto Mittone e Pietro Palandri lo hanno sottolineato nel corso dell’arringa davanti ai giudici del Tribunale di Bari, nel corso del processo per il naufragio del traghetto, che causò la morte di 31 persone e il ferimento di 64 passeggeri. I comportamenti "eccentrici» si riferiscono alla mancata attivazione del sistema anti incendio e allo spegnimento «immotivato» dei motori che hanno reso la nave ingovernabile. «Riteniamo che alcuni reati siano insussistenti», hanno detto i legali riferendosi soprattutto a quelli di naufragio e omicidio plurimo colposo, per i quali la Procura ha chiesto per Visentini nove anni di reclusione e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

«L'armatore non è partecipe di queste accuse - hanno aggiunto -. Per questo contestiamo le accuse mosse dalla Procura». Le prossime udienze sono state fissate per il 14 e 21 dicembre, con l'arringa dei difensori del comandante della nave, Argilio Giacomazzi, e del gruppo Anek.

La replica dell'avvocato difensore dell'armatore Visentini

«Chi ha compiuto gli accertamenti di rito a bordo della Norman Atlantic nel febbraio 2012 ha evidenziato l’osservanza maniacale delle regole da parte di Carlo Visentini». E’ un passaggio della replica dell’avvocato Pietro Palandri, difensore dell’armatore Visentini, nel corso del processo per il naufragio della Norman Atlantic, avvenuto a largo delle coste albanesi nella notte tra il 27 ed il 28 dicembre 2014 e che causò la morte di 31 persone e il ferimento di 64 passeggeri.

La Procura ha chiesto per Visentini nove anni di reclusione e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per i reati di naufragio e omicidio plurimo colposo con l’aggravante della colpa cosciente.
La difesa pone proprio l’accento sull'osservanza puntuale da parte dell’armatore delle regole imposte da normative nazionali e internazionali. «In capo all’armatore c'è l’obbligo di rispettare queste leggi, di predisporre manuali che garantiscano la sicurezza della navigazione, di costruire la nave in modo corretto - dice il legale -. Tutto questo è stato fatto». L'avvocato puntualizza che «la nave alla partenza da Patrasso aveva tutti i certificati richiesti in corso di validità e che responsabile delle verifiche di conformità è l’amministrazione del Paese del quale la nave batte bandiera». Supportato da una serie di slide, l’avvocato ha evidenziato il «lunghissimo elenco di verifiche effettuate sulla Norman Atlantic nel 2014», oltre che le «visite effettuate dagli organi competenti, tutte con esito positivo». L’avvocato spiega anche che «ogni nave ha un numero minimo di componenti necessario per garantire la sicurezza. Per la Norman Atlantic è di 28 persone. Quel giorno c'erano 55 persone».

«Non esiste evidenza che nella zona della nave in cui si è originato l’incendio ci fosse un camion frigo non collegato alla rete elettrica. E non c'è evidenza che sia stato un camion frigo non collegato a determinare il rogo». Lo ha detto l’avvocato Alberto Mittone, difensore dell’armatore Carlo Visentini, nel corso del processo per il naufragio della Norman Atlantic, avvenuto a largo delle coste albanesi nella notte tra il 27 ed il 28 dicembre 2014 e che causò la morte di 31 persone e il ferimento di 64 passeggeri. La Procura ha chiesto per Visentini nove anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici per i reati di naufragio e omicidio plurimo colposo con l’aggravante della colpa cosciente.

«Chiederemo che Visentini sia assolto», ha proseguito il legale nel corso della sua replica. La difesa ruota intorno alla presenza di una «corazza normativa» che «allenta la forza d’urto della colpa e potenzia quella della causalità». Una corazza che escluderebbe la «colpa specifica» dell’armatore e che sarebbe rappresentata da «norme internazionali e nazionali, da certificazioni vidimate dagli enti preposti ai controlli e del Safety management system messo a punto dall’armatore e anche in questo caso certificato».

La difesa di Visentini evidenzia l'estraneità della responsabilità dell’armatore dai tre momenti cardine del disastro: il caricamento della nave, l’incendio e l'evacuazione della stessa. «L'armatore ha messo in acqua una nave certificata e dotata di manuali comportamentali vidimati - spiega il legale - inoltre come noleggiatore è stato scelto un interlcutore affidabile». Ovvero la società greca Anek. La difesa evidenzia l’esistenza di due garanti della sicurezza a bordo della nave: l’armatore e il comandante. «Le due posizioni sono autonome, ognuna con il proprio ruolo - spiega -. L'armatore è responsabie dell’impresa, è il datore di lavoro che attrezza, raffina e autorizza l’equipaggio a fare il lavoro che fa. Le altre funzioni sono in capo al comandante».

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