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Pisticci, caso da «allarme rosso»: senza vegetazione rischio amplificato

 
Massimo Brancati

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Massimo Brancati

Pisticci

A luglio scorso l’incendio ha divorato 1.500 ettari di area verde. La pioggia potrebbe trascinare via tutto

Mercoledì 30 Novembre 2022, 13:25

PISTICCI (Matera) - La tragedia di Ischia riannoda i fili della memoria a Pisticci (Matera), patria dello «sfasciume idrogeologico» lucano, paese perennemente sotto tiro di frane e alluvioni. Dalla «Notte di sant'Apollonia» - nel lontano 9 febbraio 1688, quando l'intero rione Casalnuovo fu letteralmente inghiottito dal terreno - ai giorni nostri è stato un pullulare di smottamenti con danni, case sgomberate e quartieri cancellati, come quello di Croci. La situazione di forte instabilità del suolo, impressa nel Dna del paese jonico, è aggravata dai devastanti incendi degli ultimi dieci anni che hanno denudato le pendici, fagocitando qualcosa come 2.000 ettari di copertura vegetale.

Senza alberi, piante e cespugli, il territorio si scopre nudo e più esposto agli effetti di nubifragi e «bombe d'acqua». La pioggia battente, così com'è accaduto a Ischia, rischia di trascinare giù una parte dell'abitato. A Pisticci si convive con questo allarme, esplicitato in un progetto d'intervento, validato dall'Ispra, predisposto dall'amministrazione comunale fin dal 2012 e rimodulato dopo l'incendio dello scorso luglio, quando le fiamme lambirono molte case, divorando la vegetazione.

Vito Crisanti, dottore forestale, tecnico di Taranto che da sempre si interessa di natura, ambiente e paesaggio, ha curato da esterno la parte botanico-forestale del piano presentato dal Comune. È una corsa contro il tempo e le immagini drammatiche dell'isola campana ne accentuano il carattere d'urgenza. Eppure sono trascorsi dieci anni dalla prima stesura del progetto di consolidamento e ancora si è in attesa di un finanziamento. «Tutte le opere previste in questi anni per mitigare i rischi idrogeologici – spiega Crisanti – vengono vanificate dalla scomparsa di copertura vegetale, boschiva ed erbacea a causa degli incendi. Oggi l'equilibrio del territorio è davvero molto precario, anche perché l'estate scorsa, mentre divampavano le fiamme, non è stato possibile prelevare acqua dall'invaso di Senise (Potenza) e i Canadair hanno utilizzato acqua di mare per spegnere il fuoco. Le argille, con l'acqua salata, cambiano struttura e diventano molto più inclini al dissesto».

Senza contare, poi, che in queste condizioni un ripristino vegetativo diventerebbe ancora più complicato, come ci insegna la storia (o leggenda) del sale dei romani su Cartagine, cosparso dopo aver distrutto la città per rendere infertile il terreno.

Crisanti ribadisce che il progetto originario dell'ufficio tecnico comunale ha l'imprimatur dell'Ispra, ufficializzato nel 2015. L'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, in pratica, ha certificato il rischio del crollo del paese, quantificando le possibili perdite umane in 225 unità. «Il Comune di Pisticci di allora si è prodigato a redigere questo progetto preliminare ma la Regione – aggiunge Crisanti - non è intervenuta. Dopo l'incendio della scorsa estate il piano è stato implementato, aggiornato e completato per essere inoltrato al governo lucano a cui chiedere i necessari finanziamenti. Tutto è stato fatto – conclude - prima che si verificasse il caso di Ischia». A Pisticci non c'è un problema di speculazione edilizia come in Campania, ma è la realtà calanchiva che da secoli rende fragile il territorio. Situazione, come dicevamo, aggravata dalla mancanza di vegetazione. «Abbiamo paura – sottolinea il sindaco Domenico Albano – ma per intervenire e fronteggiare il problema occorrono risorse che non abbiamo». Il progetto prevede una spesa di circa 40 milioni di euro: «Gli interventi – aggiunge il primo cittadino – erano necessari da tempo. Le due linee calanchive su cui poggia buona parte del centro abitato – conclude Albano - rischiano di collassare con conseguenze disastrose».

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