BARI - Quando Giorgia Meloni decise di fondare Fratelli d’Italia, Marcello Gemmato fu subito della partita. Fu, infatti, tra i primi a scommettere sulla bontà del progetto alternativo di centrodestra che l’ex ministro della Gioventù aveva messo in cantiere. Nel tempo, il rapporto tra i due è diventato granitico, tanto che Gemmato è sempre stato indicato tra i «fedelissimi» del premier. Esattamente dieci anni dopo, Meloni è diventata presidente del Consiglio e Gemmato, che, alle politiche dello scorso 25 settembre, da coordinatore regionale, è riuscito a consegnare ai vertici romani del partito un risultato lusinghiero in Puglia, approda al governo in qualità di sottosegretario alla Salute, unico pugliese oltre al viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, a essere stato scelto. Deputato uscente e rieletto, farmacista, quando si era parlato della composizione del Governo, il suo nome era circolato sin da subito. Per qualche giorno, si era addirittura ipotizzato che per lui si aprissero le porte del ministero, nomina andata poi a Orazio Schillaci.
Onorevole Gemmato, il suo impegno è stato premiato con questa nomina importante. Qual è il suo stato d’animo?
«Sono molto felice e tengo a ringraziare il presidente del Consiglio Giorgia Meloni per la fiducia accordatami con questa nomina».
Per il suo nome c’è stata una vera e propria fuga in avanti…
«Sì, è stato l’unico a uscire prima dell’ufficializzazione, qualcuno deve averlo fatto filtrare un po’ prima, va bene così».
In un primo momento era stato indicato per la nomina a ministro della Salute e, successivamente, si era parlato della presidenza della commissione Sanità che, secondo alcune indiscrezioni, le sarebbe stata più gradita. È davvero andata così?
«Sono due cose molto diverse. La presidenza della commissione è una cosa più tecnica, mentre il ruolo da sottosegretario è decisamente più pratico e ugualmente di prestigio. La presidenza della commissione, inoltre, è un incarico davvero da addetti ai lavori, oggettivamente sono due cose, come ho detto, equivalenti ma decisamente molto diverse».
Nella scorsa legislatura, lei ha ricoperto il ruolo di segretario della commissione affari sociali della Camera, ha quindi una certa esperienza in materia di andamento delle commissioni. In qualità di veterano, ha dato qualche suggerimento ai suoi colleghi di partito che andranno a presiedere le commissioni?
«Ho spiegato loro che si tratta di un bell’incarico. Con un governo forte, fare il presidente di commissione significa governare il flusso delle leggi, è un bell’impegno, perché c’è la possibilità di lavorare bene e, per questo motivo, penso che anche presiedere le commissioni sia un incarico di grande livello».
Invece fare il sottosegretario?
«Sono cose diverse, si tratta di un incarico più operativo, ha certamente un’incidenza maggiore. La presidenza della commissione è, invece, un incarico più di lungo termine, più politico, più di controllo».
Lei è un addetto ai lavori, in quanto farmacista e responsabile nazionale dipartimento Salute FdI. Ha già in mente un’agenda di impegni e provvedimenti con la quale confrontarsi?
«No, non ancora, è troppo presto, ma ci metteremo immediatamente al lavoro, con grande impegno».
Il nostro Paese viene fuori da un periodo drammatico, in costante emergenza sanitaria a causa della pandemia, che non è ancora stata risolta del tutto. Come giudica la linea del Governo sul Covid?
«Sono soddisfatto. Le nuove misure adottate segnano il primo passo importante per affrontare il tema con un approccio scientifico e non più ideologico».