BARI - Xylella, una parola che gli olivicoltori pugliesi hanno paura di pronunciare: un batterio killer che, in sei anni circa, ha divorato 6,5 milioni di alberi, danneggiando quasi 700 mila ettari di uliveti tra Lecce, Brindisi e Taranto, sconfinando, ormai, anche nelle campagne della provincia di Bari.
Tra gli oliveti della Puglia l'infezione, purtroppo, la Xylella fastidiosa sub-specie «pauca» («ceppo ST53») continua la sua avanzata in zona indenne.
I dati del monitoraggio del sito della Regione Puglia «Emergenza Xylella», aggiornati allo scorso 20 ottobre, fotografano una situazione in evoluzione che non può certo far dormire tranquilli gli agricoltori. In cinque mesi, da giugno allo scorso 20 ottobre, il totale di piante infestate dalla Xylella sono state 229, di cui 168 sono state già sradicate. Ma, come detto, ciò che allarma soprattutto gli esperti è che il batterio ha iniziato a circolare anche nella cosiddetta «zona indenne», ovvero quella di Monopoli.
Qui, infatti, dallo scorso mese di giugno sono state riscontrate 39 piante positive al batterio e 15 già abbattute. Nell’area «delimitata» sempre riferita a Monopoli, invece, 75 sono stati gli ulivi infettati e 67 abbattuti. Il micidiale batterio è comparso, inoltre, nell’area «delimitata» di Polignano a Mare (4 piante positive che so state subito abbattute) mentre a Nord di Bari, su 836 ulivi analizzati, nessuno è risultato infetto.
Nel Salento («sono contenimento) in cinque mesi altre 107 piante sono risultate positive al batterio Xylella fastidiosa sub-specie «pauca» e 78 sono state già distrutte. Nella zona «cuscinetto», scovati altri 4 alberi infetti che sono stati prontamente abbattuti.
l monitoraggio è svolto su 120 siti distribuiti in otto aree climatiche omogenee, con cadenza settimanale. In ogni area sono stati individuati 15 oliveti suddivisi per altitudine e paesaggio, coltivati sia in regime integrato che biologico. In ogni sito la raccolta dei vettori si effettua su piante di olivo, piante di bordo (cupressacee, lentisco, mirto, Quercus spp.) e piante erbacee. Dai dati del monitoraggio si conferma la presenza dei vettori su olivo nelle zone dove sono stati rilevati sinora».
Insomma, la Xylella avanza inesorabile e, nonostante decine e decine di ulivi (alcuni anche secolari) continuano ad essere infestati, della strage silenziosa sono oramai pochi ad occuparsene.
«Abbiamo sempre sostenuto che la Xylella fastidiosa non avrebbe atteso i tempi della burocrazia, della politica e della giustizia - spiega il presidente pugliese Gennaro Sicolo di Cia Agricoltori italiani -. Non ci eravamo sbagliati considerato l’avanzamento del batterio, giunto ormai in provincia di Bari. Sulla Xylella ormai bisogna attuare gli strumenti e i fondi ottenuti in anni di battaglie, per ridisegnare il futuro economico e produttivo delle province ormai compromesse, con i reimpianti, anche con specie diverse dall’olivo, e i sovrainnesti (questi ultimi per salvare la Piana degli Ulivi Monumentali, la famosissima distesa di olivicoltura nel Salento delimitata dai comuni di Fasano, Ostuni, Carovigno e Monopoli, ndr), destinando, sempre più velocemente e superando i sempre presenti intoppi di natura burocratica, gli indennizzi stanziati, con una più incisiva azione di prevenzione attraverso il monitoraggio, le eradicazioni e la attuazione delle buone pratiche agricole».
La diffusione della Xylella fastidiosa, purtroppo, potrebbe costare miliardi di euro nei prossimi anni in Europa, mentre in Italia, se l’espansione della zona infetta non venisse arrestata, l’impatto economico potrà crescere fino a 5,2 miliardi di euro secondo lo studio della prestigiosa rivista americana Pnas (Atti della accademia nazionale delle scienze degli Stati Uniti d’America) sulla valutazione dell’impatto di Xylella fastidiosa “pauca” sull'olivicoltura in Italia, Grecia e Spagna».