Sabato 06 Settembre 2025 | 16:40

Il leghista veneto tifoso dell’Hellas e catto-sovranista

 
michele de feudis

Reporter:

michele de feudis

Lorenzo Fontana

Lorenzo Fontana

Sabato 15 Ottobre 2022, 08:00

16:32

Appassionato di calcio, centrocampista di qualità nel calcetto con gli amici (ha una chiara propensione alla regia), cresciuto nel quartiere popolare Saval di Verona, salviniano di ferro, Lorenzo Fontana neo presidente della Camera classe 1980 indica la rotta del Carroccio alla ricerca di una «remontada» dopo esser stato doppiato da Fratelli d’Italia alle politiche: la Lega rilancia la scommessa di riacquisire spazio in un’area, quella della destra cattolica e identitaria, che dopo l’exploit dei tempi trumpiani, adesso potrebbe ritornare in auge (anche grazie alla concomitanza delle elezioni americane di Midterm nelle quali i repubblicani rispolverando temi radicali).

L’estrazione tradizionalista di Fontana è stata illustrata con delicatezza nel discorso di insediamento, dove accanto alla enunciazione di principi non negoziabili, due episodi ne hanno rivelato la proiezione pop. Il primo. Il neopresidente ha elogiato Papa Francesco «che rappresenta il riferimento spirituale della maggioranza dei cittadini italiani che promuove il rispetto dei più alti valori morali nel mondo. A partire dal rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali. Sta svolgendo un’azione fondamentale per la pace». Tutti si sarebbero aspettati gli applausi anche dalla sinistra dell’emiciclo, ma i parlamentari progressisti non si sono uniti all’elogio del pontefice, che per il salviniano, è anche la sponda virtuosa per interpretare un’altra postura internazionale rispetto al conflitto tra Kiev e Mosca. La seconda. Durante il discorso c’è stata una contestazione con tanto di striscione («no a un presidente omofono e pro-Putin»). A srotolarlo è stato Alessandro Zan, promotore del disegno di legge anti-omofobia, ma in passato militante della Lega in Veneto, la stessa regione che ha dato i natali alla neo-guida di Montecitorio. E proprio le battaglie contro l’ideologia gender (nel 2020 è intervenuto ad un evento pro-life a Modugno) sono parte di una narrazione leghista che connette la spada di Alberto da Giussano al mondo sovranista internazionale con il quale Fontana ha collaborato partecipando proprio a Verona nel 2019 un forum sulla famiglia promosso da un network Usa. La sua linea, puntualizzata in più interviste, è questa: «Sono cattolico, non lo nascondo. Ed è per questo che credo e dico anche che la famiglia sia quella naturale, dove un bambino deve avere una mamma e un papà».

Leghista per tradizione famigliare, ha percorso tutto il cursus honorum della formazione autonomista, dalle prime candidature al parlamento europeo (dove ha consolidato il legame con Matteo Salvini) fino all’esperienza di governo come ministro della Famiglia del Conte uno.

Nel mezzo - nella stagione 2014-2019 - c’è l’evoluzione del partito storicamente federalista in forza anti-mondialista, critica dell’Ue, fortemente reazionaria sui temi dell’immigrazione. E in questo contesto Fontana - da sempre schierato contro la Legge Mancino con motivazioni libertarie - ha svolto un ruolo decisivo nel consolidamento dei rapporti a Bruxelles con Marine Le Pen fino alla creazione del gruppo «Identità e democrazia», che raccoglie tutte le destre non allineate nonché rivali dell’euroliberalismo. Questa formazione europea ha assunto negli anni nette posizioni contro le sanzioni alla Russia, considerata da Fontana un «riferimento identitario». Certo le magliette filorusse indossate con il Capitano a Bruxelles sono «un retaggio del passato», già rivisto nel febbraio scorso, prima dell’avvio dell’operazione speciale in una intervista con «Il Foglio», nella quale precisò in merito al conflitto di essere «senza alcuna possibilità di fraintendimento a favore dell’Alleanza atlantica e che qualsiasi decisione verrà presa dall’Alleanza atlantica su questo fronte sarà inevitabilmente anche la decisione che prenderà la Lega. Anche sulle sanzioni».

Ama il calcio Fontana, è tifoso dell’Hellas Verona, club con i supporter noti per avere simpatie ultra-destrorse, ma soprattutto sarà il terminale di un mondo cattolico periferico, poco mediatico, che il veneto conosce bene essendosi laureato (anche) in Storia e Filosofia all’Università pontificia San Tommaso d’Aquino Angelico. Non a caso si definisce antifascista e anticomunista, ma soprattutto schierato contro il totalitarismo del pensiero unico omologante. Declinato ieri alla Camera con una citazione del Beato Carlo Acutis: «Tutti nascono originali ma molti muoiono come fotocopie».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)