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«In Italia aumentano i casi di cancro al seno»

 
Nicola Simonetti

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Nicola Simonetti

«In Italia aumentano i casi di cancro al seno»

Il prof. Schittulli: con la pandemia Covid ci sono stati 800.000 screening in meno

Martedì 27 Settembre 2022, 15:48

BARI - «Un seno è qualcosa di rotondo e di caldo. Se Dio non lo avesse creato – scrisse Renoir – non so se io avrei fatto il pittore». La mammella è organo provvidenziale per la riproduzione, per l’allattamento, per l’estetica ma, a volte, purtroppo, un cancro assale questo prezioso organo. Quale ne è l’epidemiologia? Chiediamo al prof. Francesco Schittulli, senologo chirurgo oncologo, direttore “Breast Unit” del Mater Dei Hospital di Bari.
«In Italia 60.000 nuovi casi, quest’anno; 45% di tutti i tumori nella donna; nel mondo 10 milioni circa – e, se non lo si diagnostica quando è ancora “bambino” (è possibile rilevarlo quando esso è ancora invisibile), esso cresce e si dirama, emigra, colonizza altri organi ed è subito rischio di morte (12.000 per anno, in Italia; 10 milioni circa nel mondo)».
Una condanna senza rimedi?
«C’è possibilità di prevenire il male, diagnosticarlo, da “bambino” appunto, e, quindi estirpabile in radice, portare a guarigione una percentuale di donne colpite che sfiora il 90 per cento».
Quale condotta adottare?
«Screening accurati e strategie terapeutiche “modulabili” rendono la malattia più curabile, a favore di un tasso di sopravvivenza sempre più prossimo al 90% e di una migliore qualità di vita. Lo screening (mammografia, ecc.) rappresenta la svolta verso diagnosi precoci (tumore presente, in situ, ma non palpabile), anticipate e salva-vita. Noi, più volte e documentatamente, abbiamo proposto che esso venga anticipato ai 40 anni di età con controlli annuali nelle donne a rischio e con familiarità di patologia. Noi, nel 100° anno di vita della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) che presiedo in campo nazionale, ci apprestiamo a varare l’appuntamento con “ottobre, mese rosa” per sottolineare “Prevenzione, la migliore amica di ogni donna” e raggiungere, quanto prima, il traguardo “No women with cancer” e, quindi, mortalità zero (la presentazione di Schittulli, a Roma, il 29; madrina, Francesca Fialdini, conduttrice Rai; ndr).

La pandemia ha influenzato lo screening?
«Purtroppo, nel 2020-2021 (Covid), si sono registrati oltre 3 milioni di screening in meno (800.000 del seno) causa, così, di oltre 4.000 casi di cancro mammario».
È possibile prevenire la comparsa di questo tumore?
«Anzitutto, la prevenzione con stili di vita sani prima, durante e dopo la diagnosi. La mammografia e, quando e se necessari, altri esami collegati, l’autopalpazione fin da ragazze e uno stile di vita sano sono basilari. Ma il cancro è malattia ambientale su base genetica, co-alimentato da 499 sostanze cancerogene (120 certe) e costa, alla società mondiale, oltre 2.000 miliardi di dollari l’anno».
Come individuare le persone a rischio?
«Necessita ricostruire l’interazione tra abitudini di vita, fattori ambientali e caratteristiche genetiche e metaboliche individuali».
Quale prevenzione?
«La primaria si basa sulla lotta al tabagismo ed alla cancerogenesi ambientale e professionale, al favorire corretta alimentazione (la Mediterranea si propone come la migliore), regolare attività fisica aerobica (“aer” si riferisce all’uso dell’ossigeno nel processo di produzione di energia dei muscoli) come marcia, passeggiata, corsa, nuoto, bici, sci, ecc. Questi, da soli, cooperano ad abbassare del 40% circa il rischio di cancro mammario. La secondaria ha, come fulcro, la diagnosi precoce. La terziaria si avvale della riabilitazione psicologica, fisica, sociale e occupazionale».
Quale futuro per i tumori?
«L’incidenza, a partire da quello della mammella, è aumentata in tutto il mondo e sono in corso analisi inerenti anche l’esposizione a fattori di rischio in giovane età (ci sconcerta l’esordio sempre più precoce che ha registrato un aumento drammatico negli under 50 anni)».

Fattori di rischio?
«Alcol, fumo, obesità, cibi altamente trasformati, esposizione ambientale, privazione del sonno, familiarità, predisposizione genetica, microbioma».
Si può scoprire precocemente il cancro?
«Oggi, sempre più, grazie allo sviluppo della diagnostica: biopsia liquida per una medicina personalizzata, con analisi del DNA libero circolante nel sangue, perché il rischio di cancro può esservi scritto già alcuni anni prima della diagnosi. La nostra speranza, non illusoria, è scoprire un tumore solo con un prelievo di sangue, prima che compaia un sia pur minimo segno».
Come evitare le mestatasi?
«Queste sono addebitabili a cellule che si staccano dal tumore iniziale, entrano nel circolo sanguigno e conquistano altri organi dove fermarsi, ricominciare a crescere e far danni. Lo sviluppo scientifico ci consente di prevedere la possibilità di bloccare, alla base, questo processo».
Come, in particolare?
«L’immunologia tende a scoprire come risvegliare le cellule immunitarie, i linfociti T, che il furbo tumore ha “narcotizzate”. In prospettiva, un vaccino capace di “istruire” il sistema immunitario (di difesa) e ottimizzare la risposta dell’organismo contro il cancro».
Le innovative tecnologie avanzate possono giovare alla lotta?
«Rappresentano un insperato valore aggiunto, specie la genomica (le discipline omiche, biomolecolari che utilizzano le tecnologie di analisi, consentendo elevata produzione di informazioni utili per descrivere, interpretare il sistema biologico umano) si pone al servizio del clinico e della ricerca di base grazie all’impiego di marcatori molecolari in diagnostica ed alla valutazione prognostica delle patologie (cancro compreso) per diagnosi più esatte e terapie personalizzate di precisione».

Rientra anche l’Intelligenza Artificiale (I.A.)?
«Questa trova applicazione anche nella robotica medica, chirurgica e della ricerca e nella medicina per la diagnosi del cancro. Essa garantisce diagnosi più precise, migliora le immagini, in senologia, di eventuali lesioni precancerose (diagnosi anticipate) e del killer più frequente, carcinoma mammario (fa registrare riduzione assoluta di circa il 6% di falsi positivi e del 10% dei falsi negativi)».
Altri vantaggi specifici?
«La radiomica (branca dell’I.A che legge, a mezzo di sofisticati software e con risultati risolutivi ottimizzati, i dati contenuti nelle immagini radiologiche ed ecografiche) evita il ricorso diagnostico al linfonodo sentinella».

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