BARI - Potenziamento di aerostazioni e scali pugliesi, una puntata su Israele, Turchia e Abu Dhabi, nel mirino Nord Africa e Kazakistan, ma soprattutto l’espansione verso il Canada e l’East Coast degli Stati Uniti (Boston). Aeroporti di Puglia rilancia e punta sul concetto di community per stare al passo con il mercato e continuare a far volare la Puglia, forte di 20 compagnie aeree che connettono la regione con Asia, Europa e Africa e un traffico annuo che sfiora 8,2 milioni di passeggeri. Oggi, poi c’è l’annuncio che l’aeroporto di Foggia finalmente avrà i suoi primi voli nazionali.
La ripresa è confortata da numeri più che rassicuranti: i flussi di traffico registrati nei primi quattro mesi del 2022 hanno di fatto eguagliato i dati pre Covid (2019), mentre a maggio spicca un eloquente +20%. Tra voli di linea, charter e cosiddetta aviazione generale gli aeroporti di Bari e Brindisi hanno già superato i 2,1 milioni di passeggeri, facendo presagire un’annata di tutto rilievo per ADP. In particolare, Palese ha sfiorato il milione e mezzo di arrivi, mentre Papola ha quasi raggiunto la quota 700mila.
«Ormai l’indice di riempimento degli aeromobili che fanno capo a Bari e Brindisi è quanto mai stabile nell’arco di tutta la stagione, possiamo dire che la destagionalizzazione si è compiuta», afferma il presidente di Aeroporti di Puglia Antonio Maria Vasile.
Il biennio della crisi sembra già un lontano ricordo.
«Nel 2020 abbiamo fatto un’operazione ben precisa, favorita dal presidente Emiliano. Abbiamo scritto una lettera a tutti i vettori, sottoscrivendo nuovi contratti quinquennali, con investimenti sostanziosi. Così abbiamo anticipato il mercato. È una sorta di scommessa vinta, perché ci siamo fatti trovare pronti nel momento in cui il sistema è ripartito».
Prima la pandemia, adesso la guerra: cosa cambia strategicamente per Adp?
«Abbiamo adeguato il nostro piano strategico. Abbiamo perso il collegamento con la Russia - tra Bari e Brindisi rappresenta un movimento di 100mila passeggeri -, ma abbiamo già compensato questo vuoto andando a pescare in Turchia, ma avevamo giocato d’anticipo già con Israele e Abu Dhabi, peraltro presentandoci con altri comparti economici del territorio che stanno attraendo investimenti. Abbiamo così scoperto la necessità di avvicinare tutte le realtà pugliesi ad Adp sfruttando le nostre potenzialità. Più cresce l’attrazione della Puglia più i vettori decidono di investire sui nostri aeroporti. Maggiore è la conoscenza a livello culturale, industriale, manifatturiero e turistico, maggiore è la nostra attrattività. Dopo il lockdown tutti vogliono viaggiare. Forse la Puglia è sottovalutata solo da noi, perché quando andiamo nei consessi internazionali siamo rispettati. E poi siamo l’unico spazio porto del territorio, pensi a un bando internazionale: non può che attrarre milioni milioni di investimenti».
Decisivo quindi il gioco di squadra?
«In questi due anni di crisi abbiamo lavorato sul concetto di comunità, che necessita di un livello di velocità WhatsApp ma valorizzando il fattore e il contatto personale ed umano, che reputo decisivi. La pandemia ci ha dato una nuova dimensione. Abbiamo capito che era importante creare un elemento emozionale. Abbiamo messo insieme tutti i fattori. Promozione turistica, sviluppo economico e infrastrutturale. Un senso di comunità che abbiamo badato a creare anche all’esterno».
Asia ed Europa, il prossimo step è varcare l’oceano Atlantico.
«Il nostro grande progetto riguarda il Canada, dove c’è una forte comunità pugliese, ma al contempo a breve riusciremo a connettere Bari con l’East Coast degli Stati Uniti. Se tutto va male voleranno 35mila pugliesi all’anno che devono tornare a casa. Certo non possiamo fare la concorrenza Roma Milano, ma guardiamo al Nord America. E poi vogliamo andare in Kazakistan e in Nordafrica»
Adp ha varato un piano industriale da 218 milioni.
«Settanta sono destinati a Bari per la nuova viabilità di accesso all’aeroporto e il raddoppio dell’aerostazione. Inoltre stiamo per inaugurare la centrale a biomasse che ci consentirà di risparmiare il 35% della bolletta energetica. Altrettanti milioni sono riservati a Grottaglie. Quindi 58 milioni serviranno a potenziare l’aeroporto di Brindisi con l’annesso raddoppio dei parcheggi. Infine grazie a 20 milioni il Gino Lisa di Foggia con i suoi 26 ettari sarà il primo modello di aeroporto “green” d’Italia».
Qual è la prossima sfida?
«Tra 15 anni il nostro competitore sarà l’alta velocità, ma noi adesso dobbiamo pensare a rafforzare il nostro ruolo attraverso scuole di formazione di settore, magari da una nostra Academy, in modo da migliorare il nostro pacchetto servizi - dalla cybersecurity all’handling - grazie alla presenza di personale già formato».
Resilienza, comunità, cos’altro serve per il salto di qualità?
«Noi siamo una società pubblica il cui compito è far volare la Puglia. Puntiamo tanto anche sul cosiddetto outgoing ovvero sulle destinazioni che possono essere attrattive per i pugliesi, anche e soprattutto sotto l’aspetto economico. Se prima l’obiettivo era la delocalizzazione adesso si punta alla rilocalizzazione. In ogni caso ci aspettiamo un 2023 stratosferico».