BARI - «Chi è rimasto nel centrodestra? Ce n’sacc. Non hanno nemmeno il candidato sindaco a Terlizzi»: gongola Michele Emiliano dopo aver assestato un potente uno-due al centrodestra, impoverito in provincia di Bari di due consiglieri regionali che insieme muovono più di ventimila voti. Da Roma rispondono i vertici berlusconiani censurando il suo operato e annunciando l’ingresso nel gruppo forzista del consigliere regionale Paolo Dell’Erba, operazione politica resa possibile anche dal lungo lavoro di tessitura di relazioni del consigliere azzurro dauno Giandiego Gatta (il più votato in Puglia nel partito).
Alla presentazione dell’ingresso in «Con» dell’ex azzurro Stefano Lacatena, il governatore fa il punto sulla forza travolgente del suo civismo, che ormai archivia anche il centrosinistra classico. Se Lacatena dice che non ha fatto «il salto della quaglia, ma ha scelto il territorio e Emiliano interpreta meglio di tutti le istanze dal basso», la riflessione sul quadro politico spetta al presidente. «Il civismo offre - argomenta il leader barese - una sponda in un un momento nel quale è difficile applicarsi alla passione politica senza sentirsi arginati nei partiti». E, non escludendo altri arrivi chiarisce i termini della questione: «Non ci chiamiamo più centrosinistra. In alcuni casi si usa la definizione “campo largo”, ma qui siamo “la coalizione della Puglia”, mettiamo insieme cattolicesimo democratico, socialismo e forze postideologiche».
Alle destre poi riserva una serie di battute per respingere al mittente le accuse di trasformismo: «Il centrodestra si lamenta della fluidità di queste cose. Ma a Taranto ha candidato sindaco Musillo, ex segretario del Pd. Saluto Raffaele Fitto, ma queste operazioni quando le cose le fa lui vanno bene, quando le fanno altri no?». Elogia Lacatena, definendolo «di sinistra» sul Piano Casa, a differenza della sua maggioranza «proattiva sull’edilizia» (e qui fa infuriare il consigliere regionale dem Fabiano Amati che con una nota lo rintuzza). Emiliano aggiunge un passaggio sul capoluogo regionale: «Con il Piano Casa ogni tanto nasce un fungo nelle città, a Bari tanti fughi, per una norma temporanea che sta diventando permanente. Spero che sia sostenuta l’assessore Maraschio per portarci a trovare punto di equilibrio e a conservare ai comuni la potestà pianificatoria».
Il tema rovente però resta il civismo extralarge, che ha reso amplissima la sua maggioranza in Via Gentile: «Le etichette non vanno bene per le persone. Ecco, io sono sempre io. Ho cominciato così nel 2004, quando il centrosinistra non aveva chance di vincere a Bari, governiamo con il caos organizzato. Certo siamo una minoranza, ma vinciamo. Guardate la maggioranza di Decaro: sono più quelli che vengono dal centrodestra, che i progressisti… E in questo contesto il Pd è bravo nel dialogare con dignità con il mondo civico». Il messaggio al Nazareno: «Il Pd classico non convince i pugliesi. Non abbiamo mai vinto alle politiche e più abbiamo un profilo ideologico, più le cose si complicano». Infine la citazione del Richelieu della Puglia: «Anche l’ultima personalità pensante della destra, Giuseppe Tatarella la pensava come me: pur con una maggioranza robusta tentava di dare agibilità a chi condividesse il suo programma di Oltre il polo. E parlo di Tatarella, altro che il mercato evocato da qualcuno», conclude.
Nel pomeriggio arriva la contromossa di Forza Italia. Antonio Tajani presenta con tutta la classe dirigente azzurra a Roma gli ingressi del consigliere regionale Paolo dell’Erba (dal misto), del sindaco di Apricena Antonio Potenza e del vicepresidente della provincia di Foggia Peppe Mangiacotti. L’ex presidente del parlamento Ue commenta: «In Puglia siamo in grado di rappresentare una forza di opposizione che non si fa intimidire di fronte a certe argomentazioni di un invasivo presidente di Regione». Sulla stessa linea il coordinatore regionale di Fi Mauro D’Attis: «La nostra linea politica, in Italia così come in Puglia, è quella della coerenza e noi siamo alternativi a Michele Emiliano. La coerenza nella vita paga e per noi è un valore indisponibile». Duro il commento del coordinatore regionale di Fdi, Marcello Gemmato, che attacca il governatore per l’abbandono di Lopalco e l’adesione di Lacatena: «Lo spettacolo indecente a cui stiamo assistendo ci racconta una grande confusione dentro il perimetro di Emiliano. L’addio di Lopalco è solo l'ultimo gradino di una discesa verso il baratro. E lì in fondo c’è il governatore».