BARI - La Procura di Lecce ha tolto gli «omissis» a una parte delle dichiarazioni di Giuseppe De Benedictis, l’ex gip di Bari accusato di corruzione in atti giudiziari. Un documento di 140 pagine che i pm Roberta Licci e Alessandro Prontera hanno trasmesso al pm Giovanni Caspani di Torino, dove è in corso il processo per illecito finanziamento ai partiti nei confronti (tra gli altri) del presidente Michele Emiliano e dell’imprenditore barese Vito Ladisa. Ed è proprio a Caspani che l’ex magistrato arrestato il 24 aprile si è rivolto chiedendo di essere interrogato.
La novità è emersa alla vigilia dell’udienza davanti al gip di Lecce, Laura Liguori. Oggi è infatti il turno della difesa di De Benedictis, arrestato per tangenti e tuttora ai domiciliari: la Procura ne ha chiesto la condanna a 8 anni e 9 mesi per corruzione in atti giudiziari. Gli avvocati dell’ex magistrato, Gianfranco Schirone e Saverio Ingraffia, vogliono dimostrare (anche) la piena volontà collaborativa di De Benedictis, sperando così di ottenere il riconoscimento dell’attenuante che comporta uno sconto di pena. Ed è in questo senso che va letta la richiesta di rendere dichiarazioni anche a Torino.
Le dichiarazioni di cui parliamo sono state rese da De Benedictis il 23 giugno, proprio nell’ambito del procedimento per il quale è in corso il giudizio abbreviato a Lecce. I pm salentini hanno inviato a Torino sia il verbale (in cui sono leggibili quattro pagine della parte riassuntiva e circa 70 della trascrizione stenografica), sia una parte del memoriale dell’ex magistrato (da pagina 5 a pagina 9, sono diventati leggibili due capitoli intitolati «Fatti appresi da terzi» e «Altre indagini bloccate»). Venerdì scorso, nell’ambito dell’udienza di Torino (conclusa con un rinvio a giugno), la Procura sabauda - secondo alcune difese - si sarebbe espressa informalmente nel senso di non considerare attendibili le propalazioni contenute nel verbale di De Benedictis e di essere orientata a non procedere all’interrogatorio chiesto dall’ex gip.
Nel verbale De Benedictis riferisce quanto a suo dire appreso da Vito Ladisa a proposito di (presunte e non verificate) confidenze che l’imprenditore avrebbe ricevuto da Michele Emiliano. Si tratta di un lungo racconto, in cui si tirano in ballo anche altri protagonisti della vita pubblica barese, che la Procura di Lecce non ha finora ritenuto rilevante e sul quale non sarebbero stati trovati riscontri, tanto da non fare parte del compendio di accusa. Negli atti dell’indagine sull’ex magistrato barese, peraltro, è documentato un incontro con Emiliano a cui De Benedictis (il 19 agosto 2020) avrebbe chiesto di intervenire per una problematica relativa a Villa Anita, il centro diurno di Terlizzi in cui l’ex giudice ha una partecipazione societaria: la richiesta non ha avuto alcun seguito, così come hanno documentato i carabinieri su delega della Procura di Lecce.
Nella precedente udienza davanti al gup di Lecce, il 1° marzo, a esibire il verbale privo di omissis è stata invece la difesa di Giancarlo Chiariello, l’avvocato accusato di aver pagato De Benedictis per il quale l’accusa ha chiesto 8 anni e mezzo. La difesa di Chiariello, con l’avvocato Gaetano Sassanelli (che è anche il difensore di Emiliano a Torino), ha chiesto di depositare il documento perché rafforzerebbe la tesi difensiva: quella in base a cui sarebbe stato De Benedictis a indurre Chiariello a pagarlo per ottenere la scarcerazione dei suoi clienti. La Procura di Lecce, però, si è opposta, e il gup Liguori ha respinto la richiesta rilevando che il procedimento è ormai in fase avanzata e dunque il verbale sarebbe irrilevante. Tra le dichiarazioni «scoperte», anche quelle in cui De Benedictis parla dei propri rapporti con le persone che gli chiedevano favori giudiziari: «Confermo che di fatto io mi ero messo a disposizione di (...) e dei suoi amici rispetto a vicende penali che erano di loro interesse, preciso che non ho mai parlato con i magistrati titolari dei vari procedimenti che mi venivano segnalati nonostante richieste in tal senso, i miei interventi consistevano nel leggere le carte, dare consigli giuridici e suggerire avvocati, a volte andare io stesso a parlare con gli avvocati». De Benedictis conferma anche alcuni favori ricevuti: «In effetti per la mia macchina usavo quasi esclusivamente gasolio agricolo che facevo da (...) e che non pagavo. In effetti (...) mi ha dato generi alimentari e caseari di sua produzione»). La sentenza di Lecce per i quattro presunti episodi di corruzione (contestati a vario titolo a otto persone) è prevista per martedì prossimo. Sempre martedì, a Lecce comincerà l’udienza preliminare per le altre accuse a carico di De Benedictis, quelle di traffico d’armi e ricettazione.