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Caso primarie: per Emiliano il processo non decolla

 
Mimmo Mazza

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Mimmo Mazza

Emiliano, il processo non decolla

Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano

Slitta al 10 giugno l'inchiesta di Torino a carico del presidente della Regione Puglia e del suo capo di gabinetto Stefanazzi

Sabato 19 Marzo 2022, 11:05

Slitta al 10 giugno il processo di Torino a carico del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e del suo capo di gabinetto, Claudio Stefanazzi. Il tribunale piemontese nell’udienza in programma ieri mattina doveva valutare se riunire o meno il fascicolo nei confronti di Emiliano e Stefanazzi con quello che riguarda l’imprenditore della ristorazione Vito Ladisa, il quale però è stato colpito dal Covid. Il difensore ha sollevato il legittimo impedimento a comparire e così è scattato il rinvio di poco meno di tre mesi. Le due cause sono state rinviate al 10 giugno, giorno nel quale il tribunale probabilmente esaminerà anche la posizione di Giacomo Mescia, imprenditore nel ramo delle energie rinnovabili, destinatario nei giorni scorsi di un avviso di chiusura delle indagini per finanziamento illecito ai partiti: l’ambito è sempre quello del caso giudiziario che riguarda il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.

La vicenda è legata alle primarie del Pd nel 2017 alle quali partecipò – senza fortuna – proprio Emiliano: Matteo Renzi vinse la competizione, affermandosi nettamente (70%) nei confronti dei suoi due avversari, Andrea Orlando (19,5%), all’epoca Ministro della Giustizia, e del governatore pugliese (10,5%). Mescia è chiamato in causa per un versamento di circa 24 mila euro alla Eggers, la società con sede a Torino - fatto che radica la competenza territoriale nel capoluogo piemontese - che curava la campagna elettorale di Emiliano. Il fascicolo su di lui era stato mandato dalla Procura di Torino a quella di Roma, che dopo avere chiesto l'archiviazione della parte delle accuse relativa a irregolarità nelle fatturazioni, ha restituito per competenza la pratica a Torino che così ha provveduto alla notifica dell’avviso di chiusura delle indagini preliminari, atto che precede solitamente la citazione in giudizio. Dal capoluogo piemontefu, in realtà, anche sollevato conflitto di attribuzione, che la Corte di Cassazione ha risolto ritenendo che fosse quella la sede deputata per definire la vicenda.

L’inchiesta era stata aperta a giugno 2018 dopo una lettera anonima che conteneva il decreto ingiuntivo ottenuto dalla Eggers nei confronti di Emiliano. Il 10 aprile 2019, alla scadenza dei primi sei mesi di indagini, i pubblici ministeri Lino Giorgio Bruno e Savina Toscani mandarono la Finanza a effettuare le perquisizioni che causarono la discovery dell’inchiesta: Emiliano (oltre che di abuso d’ufficio) era accusato di induzione indebita insieme al capo di gabinetto Claudio Stefanazzi e agli imprenditori Giacomo Mescia di Foggia e Vito Ladisa di Bari che si erano accollati le due fatture, quella dell’8 giugno 2017 da 24.400 euro emessa dalla Eggers nei confronti della Margherita srl di Mescia con la causale «Consulenza di comunicazione» e quella da 59.028 euro del 18 ottobre 2017 nei confronti di Ladisa con la causale «Consulenza di comunicazione e marketing». La Procura di Bari le riteneva fittizie, in quanto emesse per coprire l’importo della consulenza prestata dalla Eggers nei confronti di Emiliano e da lui non pagata. Durante l’indagine la Procura di Bari cercò le possibili contropartite che i Ladisa (mense) e Mescia (energie rinnovabili) potevano avere ottenuto dalla Regione in cambio di quell’intervento economico che poi portò la Eggers a rinunciare al decreto ingiuntivo nei confronti di Emiliano ma non emerse nulla di rilevante tanto è vero che gli atti sono stati mandati a Torino ed è rimasta in piedi unicamente la contestazione relativa al (presunto) illecito finanziamento al Pd.

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