BARI - Un investimento di 18 milioni e due anni di lavoro: ieri Tersan Puglia ha inaugurato il nuovo impianto a biometano prodotti da rifiuti organici. Il primo in assoluto per la Puglia che sfrutta una tecnologia di alta innovazione.
«Una scelta che rilancia la nostra visione originaria di lavorare per una terra sana – ha sottolineato Leonardo Delle Foglie, amministratore delegato Tersan, tagliando il nastro -. Questo impianto integra e rafforza l'energia di Tersan che dal biofertilizzante ora fa un ulteriore passo in avanti. Con agricoltura, ambiente e ora questo impianto si chiude il cerchio virtuoso recuperando e dando nuova vita ai rifiuti organici». L'impianto già in funzione tratta 100mila tonnellate di rifiuti organici che provengono dalla raccolta differenziata della provincia di Bari ed è in grado di produrre attualmente 30mila tonnellate annue di biofertilizzante. Il gas è il risultato finale di una sorta di spremitura di rifiuti. L'aspetto innovativo dell'impianto è che il processo di digestione anaerobica tratta solo la parte liquida della biomassa, ottenuta dal processo di trattamento in ingresso dei rifiuti organici. Il resto invece, la parte più consistente, continuerà ad essere sottoposta ad un trattamento aerobico. Alla fine di entrambi i processi si otterranno all'anno 20mila tonnellate di compost e un milione e 900mile metri cubi di biometano raffinato al 99,5%, che comportano una riduzione stimata di emissioni di anidride carbonica in atmosfera di circa 3mila e 700 tonnellate.
«Volendo tradurre in fatti i numeri – sottolineano dall'azienda – è come se la produzione di biocarburante sarà sufficiente a rifornire 600 auto al giorno oppure soddisfare il fabbisogno annuale di 2mila famiglie per un risparmio di 1800 tonnellate di petrolio equivalente». La Puglia e tutto il Sud scontano un grave ritardo nella chiusura del ciclo dei rifiuti, sia come impianti operanti nel riciclo, sia nella trasformazione in energia, ora questo biodigestore punta a colmare il gap. Secondo Utilitalia con gli obiettivi posti al 2035 di riciclo effettivo del 65% e ricorso alla discarica inferiore al 10%, il fabbisogno aggiuntivo di trattamento dei rifiuti organici al Sud è di circa 2milioni di tonnellate. Secondo il Fise per riuscire a trattare queste quantità bisognerà dotarsi di almeno 20-25 nuovi impianti.
In questo scenario la Puglia presenta una capacità autorizzata (teorica) in realtà sufficiente alla produzione di rifiuti organici in essere e stimata al 2025, pari a circa 550mila tonnellate anno. Tuttavia gli impianti effettivamente attivi non riescono ancora a coprire l’intero fabbisogno regionale. Sono invece assenti impianti in grado di sfruttare questi rifiuti per produrre biocarburanti o energia elettrica. Nell’intero Mezzogiorno fin ora sono stati realizzati e sono in funzione solo due impianti di produzione di biometano da frazione organica del rifiuto solido urbano, uno in Calabria (Rende) e uno in Molise (Guglionesi).
Ieri all'inaugurazione al fianco dell'amministratore delegato di Tersan Puglia anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il rettore dell'Università di Bari, Stefano Bronzini e il chairman di Snam4Environment, Cristian Acquistapace. «Oggi la Puglia dimostra di essere all’avanguardia e di puntare nettamente verso la chiusura del ciclo dei rifiuti - ha sottolineato Emiliano -. Siamo una regione che punta alla decarbonizzazione e che produce più energie da fonti alternative, impianti come questo vanno nella direzione che ci siamo imposti».