Bari - L'associazione «Priorità alla scuola» ha presentato nei giorni scorsi un ricorso al Tar contro la cosiddetta «scuola a scelta» vale a dire il provvedimento con il quale il governatore Emiliano ha lasciato alle famiglie la scelta di far rientrare o meno i propri figli in classe. La decisione dell'associazione ha creato un intenso dibattito tra gli addetti ai lavori, tanto da spingere lo stesso organismo a chiarire le ragioni del ricorso presentato ai giudici amministrativi. «La sclerotizzazione del dibattito in Puglia che ha condotto ad una narrazione polarizzata su due fronti – proDad e proPresenza – ha semplificato troppo le posizioni di ciascuno, impedendone la piena comprensione reciproca e ha contestualmente alimentato la parallela narrazione secondo la quale vi siano pregiudizi politici contro il presidente della Regione Puglia da parte nostra e analogamente sostegno politico da parte dei cosiddetti "genitori proDad". In realtà vorremmo sgombrare il campo dal secondo importante equivoco: nessuno di noi sta conducendo una battaglia allo scopo di far valere misteriose ragioni al di fuori di permettere che anche in Puglia sia garantito il diritto universale all’istruzione come previsto dalla Costituzione italiana, che non prevede alcuna arbitrarietà lasciata alla scelta delle singole famiglie».
Secondo l'associazione, l'introduzione della «libera scelta» voluta da Emiliano è soltanto un modo per «nascondere abilmente le deficienze del sistema che ruota intorno alla scuola pugliese: ovvero l’assenza di tracciamento e screening periodici e gli inesistenti investimenti dei trasporti, come peraltro ha riconosciuto con encomiabile candore lo stesso Presidente Emiliano in una recente dichiarazione».
«Le nostre iniziative pertanto - spiega ancora Priosità alla scuola - non saranno da giudicarsi quale esito di un gruppo di pasdaran ciechi di fronte ai rischi per la salute (come pure siamo stati dipinti in alcune occasioni dallo stesso Governo Regionale) o caparbiamente legati ad un ritorno in presenza "senza se e senza ma". Non siamo neppure ingenui o velleitari, credendo che un presunto braccio di ferro, condotto alla fine dell'anno scolastico, possa offrire un sufficiente risarcimento alla presenza perduta; semmai si dovrà intendere la nostra iniziativa quale monito introdotto allo scopo di scongiurare una prosecuzione della scuola "a scelta" a settembre. In altre parole, tali iniziative, nel pieno rispetto delle prerogative della democrazia, non vogliono che svolgere il ruolo di richiesta di interventi immediati, mancanti fino ad oggi, rivolti al Governo Regionale affinché attivi ogni misura o strumento in suo potere perché la scuola pugliese torni a essere scuola italiana e che la grande tradizione pedagogica del nostro Paese – che, mediante la carta costituzionale, ha stabilito la centralità della scuola nel progresso dello Stato - rimetta finalmente radici anche in Puglia. Speriamo di aver chiarito finalmente il nostro pensiero nell’augurio che tornino presto serenità e normalità nella scuola pugliese, che ha bisogno di investimenti, dedizione, potenziamento e non certo deresponsabilizzazione istituzionale, come avvenuto con l’introduzione della scuola a scelta».