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La nostra intervista al virologo milanese Fabrizio Pregliasco

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

La nostra intervista al virologo milanese Fabrizio Pregliasco

Fabrizio Pregliasco

Il direttore dell'Irccs «Galeazzi»: « Caso Puglia? Nessuno è infallibile»

Venerdì 23 Aprile 2021, 21:17

Bari - Professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano e direttore sanitario Irccs “Galeazzi”, siamo alla vigilia di possibili riaperture alla fine della terza ondata. Che rischi ci sono?
«Sono riaperture richieste, per certi versi necessarie, e sono una grande responsabilità che la politica, con la p maiuscola, si è dovuta prendere in una mediazione tra problematiche diverse. Si acquisisce un rischio che prevederà un pagamento di un prezzo in termini di salute. L’entità del prezzo dipende da tanti fattori».
A cosa si riferisce?
«Ci saranno responsabilità a tutti i livelli: quelle istituzionali di organizzare i controlli, quelle dei gestori che dovranno mandare via i clienti extra, e poi quelle dei cittadini».
La Puglia nella gestione della pandemia si è caratterizzata per alta mortalità, iniziale ritardo nei vaccini, tante settimane di zona rossa per abbassare i contagi. Le restrizioni erano tutte inevitabili?
«Non c’è un manuale di gestione della pandemia, che ha avuto un andamento a focolai diversificati. Del resto anche la Lombardia soffre».
Sulla scuola Michele Emiliano ha puntato sulla Dad lasciata alla scelta delle famiglie. Che impatto ha la scuola sui contagi?
«La scuola è indubbiamente un rischio, è stata uno dei fattori della crescita della seconda ondata. La prudenza del governatore ha fondamento anche nei numeri».
Le classifiche della somministrazione dei vaccini che valore hanno?
«C’è un problema di vaccini complessivo. E’ una gara per fare il massimo possibile tutti, ma non sono le tavole della legge».
Il parametro da guardare?
«La priorità deve essere il doppio binario delle dosi ad anziani e fragili, al fine di riscontrare una riduzione della mortalità e dei ricoveri».
In Puglia il tracciamento ha fatto flop. Altrove non funziona in maniera puntuale.
«E’ stata la prima botta che ha creato una condizione impossibile per il tracciamento, per la dimensione imponente di una patologia che non abbiamo potuto individuare in assenza di tamponi, mentre adesso sappiamo la rilevanza degli asintomatici contagiosi. Per un tracciamento efficace ci voleva la determinazione dei paesi poco democratici…».
Le polemiche su AstraZeneca e J&J?
«Sono vaccini sicuri. Nella storia ci sono state trombosi anche con antinfluenzali. Parlandone in questa infodemia, canalizzando tutto su due "colpevoli", si crea incertezza tra i cittadini».
Emiliano auspica la produzione di Sputnik in Puglia.
«Non saprei. Lo Sputnik è un vaccino che non c'è. Spero possa essere prodotto, insieme magari ad altri. Sarà importante nel futuro produrre in Italia vaccini».
La sovranità vaccinale?
«Serve, come le mascherine italiane».
L’immunità di gregge è una chimera?
«Riusciremo a darci una bella botta con i vaccini, ma la pandemia andrà avanti per alcuni anni».
Il suo collega Pier Luigi Lopalco?
«Siamo amici da sempre. Ne ho una grande stima. L’ingresso in politica è una scelta personale. Siamo esperti di sanità pubblica, rispetto ad altri specialisti medici, abbiamo competenze di gestione dei fatti sanitari».
I virologi ora sono accusati di presenzialismo televisivo. Cosa replica?
«Sicuramente rischiamo di essere impallinati: all’inizio si aspettava da noi la ricetta risolutiva dalla mattina alla sera. Abbiamo detto cose che ci siamo rimangiati, ma è la norma nella ricerca, per trovare la verità. Ora siamo diventati, soprattutto i più rigoristi, “i cattivi”, perché dalle nostre cattedre siamo sensibili alle chiusure e alle problematiche della sanità. Ma tocca alla politica fare sintesi e assumersi responsabilità».

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