Bari - Lettera di fuoco delle associazioni della scuola contro il governatore Emiliano. Uno scritto inviato a tutti i parlamentari pugliesi nella speranza di risolvere definitivamente il tema del ritorno in classe. Le associazioni Comitato per il Diritto alla Salute e all'Istruzione, La Scuola che vogliamo - Scuole Diffuse in Puglia, l'Associazione Genitori Speciali Altamura e Priorità alla Scuola, organismi nati in pieno lockdown, già lo scorso anno chiedevano che la Didattica a distanza (DaD) venisse utilizzata solo per brevi periodi, in stato di assoluta emergenza e, soprattutto, che si iniziasse immediatamente ad intervenire per un rientro a scuola in presenza garantendo la massima sicurezza possibile.
«Siamo largamente consapevoli della situazione dei contagi in Puglia, delle difficoltà del sistema sanitario regionale, purtroppo per molti anni depotenziato, non rafforzato in questi ultimi mesi attraverso interventi di medicina di prossimità, di prevenzione e cura non ospedaliera. Abbiamo più volte denunciato quanto le innegabili difficoltà dello stesso sistema sanitario regionale siano state più volte scaricate sulla scuola, di sovente additata dalle massime figure istituzionali della Regione – in misura strumentale - come luogo per eccellenza dei contagi».
Ai parlamentari pugliesi la lettera è rivolta nella speranza di sostegno «nel ripristino della coesione di tutta la Comunità scolastica messa in discussione fortemente con l’ennesima ordinanza del Presidente della Regione Puglia (n. 102 del 3 aprile 2021), attraverso l’inserimento della "scelta", che non esitiamo a definire scuola "à la carte", uno strumento che provoca sfaldamento istituzionale mina il patto sociale e qualsiasi idea e fondamento di scuola pubblica come riconosciuta dall’art 34 della Costituzione italiana. Infatti, dietro l’apparente carattere "democratico" del provvedimento si celano non pochi aspetti e conseguenze nefaste sul piano pedagogico e didattico. In via preliminare va rimarcato come esso trasmetta un’idea di scuola "on demand" che non tiene conto dei vincoli educativi e del perimetro nel quale debba svolgersi l’attività didattica; l’affidamento della scelta al "telecomando" in mano alle famiglie, in spregio ai più elementari principi di tenuta sociale della scuola, non tiene conto del fatto che essa rappresenta non solo trasmissione di saperi ma prima di ogni altra cosa luogo fisico e comunitario (con tutti i suoi umanissimi e giusti limiti) nel quale agiscono, dialogano, si confrontano docenti e discenti. Tale strumento ignora la nota centralità del gruppo-classe nella pratica didattica della scuola italiana (a differenza di quella anglosassone): frammentando il gruppo l'efficacia dell'azione educativo-didattica viene inevitabilmente intaccata. La scuola, in altre parole, non può essere assimilata ad un film che si può decidere di vedere sul divano di casa o recandosi al cinema!
In secondo luogo, per giungere sul piano della quotidiana esperienza, va senz’altro segnalato l’intensificarsi dei inviti più o meno espliciti da parte di non pochi docenti volti a scoraggiare la didattica in presenza: essi se da un lato purtroppo restano di difficile controllo da parte dei Dirigenti, dall’altro finiscono per costituire motivo sufficiente per scoraggiare studenti già psicologicamente provati e demotivati».
Ai parlamentari pugliesi, infine, le associazioni chiedono di adoperarsi affinché «il governo nazionale intervenga in maniera netta al fine di impedire ulteriori deroghe regionali in materia di istruzione e didattica, sussistendo la competenza esclusiva dello Stato. Tanto più che un intero anno scolastico in tali condizioni ha creato evidenti disuguaglianze tra studenti residenti in diverse regioni; si dia seguito con provvedimenti concreti ed urgenti al recupero dei danni conseguenti un anno di assenza da scuola».

Lettera ai parlamentari pugliesi sulla cosiddetta scuola «on demand»
Venerdì 23 Aprile 2021, 16:39
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