BARI - «Effetto Letta» sul Pd pugliese. Si può definire così l'esprit du temps che l’elezione del nuovo segretario ha portato nella regione, con una mobilitazione della base, coinvolta nei processi partecipativi, e un rinnovato attivismo dei dirigenti, speranzosi che le guerre tra correnti siano ormai un retaggio passato.
Spiega Raffaele Piemontese, vicepresidente della giunta regionale: «Letta ha restituito una identità più nitida. Ci ha dato da subito una visione, quella di un partito vicino ai territori, che ragiona di anime e cacciavite, dei reali bisogni delle persone, dei giovani e delle donne e soprattutto del Sud».
L’esponente politico foggiano tocca il tasto rovente delle "bande dem": «Ci vuole ora un partito meno romanocentrico e più legato a chi vive il rapporto con la politica di base, come i sindaci e gli amministratori locali. Quando parliamo di correnti andiamo fuori strada: io, pur non aderendo a nessun gruppo, e essendo stato eletto con 22mila voti, ritengo che i nostri azionisti sono il popolo e le persone». Il nuovo corso lettiano in Capitanata ha visto rinascere l’attivismo dei circoli, come nel caso del documento inviato da Daniele Emanuele, segretario di Foggia città, al segretario Letta, «dopo un lavoro realizzato in più assemblee». La sintesi delle aspettative per Piemontese è questa: «Letta deve vincere la sfida di consolidare un partito della gente e non dei palazzi, tenendo insieme visione e identità».
«Si è rimessa in moto una discussone cloroformizzata dall’attività di governo, c’è un nuovo attivismo, digitale per la pandemia»: i dem tornano a riunirsi sulle piattaforme e il deputato Ubaldo Pagano, leader del partito barese, evidenzia che ci sono molti elementi di novità da approfondire. «La consultazione dal basso, voluta dal segretario Letta, è stata molto partecipata. I segretari di circolo sono tornati a realizzare documenti di sintesi, il circolo università si è finalmente strutturato con il professor Garuccio, che sforna iniziative e proposte quotidiane, nonché giornalini telematici».
Il tema rovente delle correnti: «Letta è super partes e per questo può essere più libero e fuori dagli schemi». L’accademico rientrato in Italia da Parigi piace, come conferma Pagano visionando gli elenchi dei nuovi iscritti: «Crescono le adesioni online. Siamo in una nuova stagione politica, e non si può dire che Zingaretti non sia stato all’altezza. Prima c’era un accordo di governo preminente su tutto il resto. Con Draghi torniamo più autonomi nella proposta e liberi di criticare. Fermo restando che l’agenda europeista del premier è soprattutto la nostra».
Un annuncio: «Pandemia permettendo organizzeremo un Festa dell’Unità con due giorni d’incontri. A Bari o con tappe itineranti nei territori». L’ultima battuta di Pagano: «Si sono riavvicinati anche esponenti storici del centrosinistra: ha rifatto la tessera con noi una bandiera del progressismo barese come Gianni Di Cagno, e si è rivista anche l’ex parlamentare Giusi Servodio».
«Tornano centrali i circoli dem»: Francesco Paolicelli, consigliere regionale più votato di Puglia (con quasi 23mila voti), percepisce il nuovo corso come una rinnovata attenzione alle prima cellule organizzate del partito. «Io provengono da un circolo, frequento ogni settimana i circoli di Rutigliano, Altamura e di Bari-Madonnella: qui è tornato l’attivismo». La scelta di Peppe Provenzano come vicesegretario, per l’esponente politico vicino al sindaco di Bari Antonio Decaro va nella direzione di «dare nuovo smalto e più spazio alle giovani generazioni».
«Gli iscritti? I più tiepidi sono stati rassicurati dal decisionismo di Letta. Con i Cinquestelle? abbiamo una ottima collaborazione sui temi, in consiglio regionale, sui territori andiamo d’accordo a macchia di leopardo. Del resto a Noicattaro i dem sono all’opposizione. Ma è certo che con Letta il Pd sarà il perno della coalizione giallorossa», conclude Paolicelli. Entusiasta per la svolta lettiana Carlo Moretti, segretario dei Giovani dem del Barese: «Letta ci rappresenta al meglio, soprattutto mettendo al centro proposte come la Legge Zan, lo ius soli e il voto ai sedicenni»