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Massimo Brancati
07 Aprile 2021
La pandemia sta incidendo sulle scelte organizzative delle aziende. Il mondo imprenditoriale cerca di reggere l'onda d'urto dell'emergenza sanitaria non soltanto razionalizzando i costi e intervenendo sugli organici, con il ricorso alla cassa integrazione, ma soprattutto rimodulando il proprio assetto con robuste iniezioni di tecnologia per rendere più competitivi i processi produttivi.
La Basilicata e la Puglia sono tra le regioni più dinamiche in tal senso: entrambe, in particolare, hanno puntato decisamente sull'Ict (le tecnologie dell’innovazione e della comunicazione), collocandosi rispettivamente al quinto e al settimo posto in Italia.
A certificarlo è un’indagine effettuata nell’ambito del progetto Sisprint (Sistema integrato di supporto alla progettazione degli interventi territoriali) condotto da Unioncamere e dall’Agenzia per la Coesione territoriale e finanziato dal Pon Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020. In base a un sondaggio contenuto nel dossier, per fronteggiare le asperità generate dalla diffusione dell’emergenza sanitaria oltre un terzo degli imprenditori (33,7%) afferma di non aver adottato alcun correttivo in tal senso.
Tra coloro che hanno posto in essere contromisure alla crisi si sottolinea il 31,9% degli intervistati che ha effettuato una riorganizzazione degli spazi, ma soprattutto il 30,8% che ha adottato un meccanismo di riorganizzazione dei processi produttivi o di erogazione del servizio.
Tornando agli investimenti in tecnologie dell'innovazione e della comunicazione, dopo Bolzano, Lazio, Veneto e Liguria, la Basilicata risulta essere la prima regione del Sud in classifica, precedendo aree tecnologicamente avanzate come Friuli Venezia Giulia e Lombardia. Note meno felici, invece, sugli investimenti in ricerca e sviluppo nel 2020: la Puglia è nona in graduatoria con 9,1% di imprese che hanno investito in questa direzione, mentre la Basilicata è undicesima con 7,2%. Sul piano dell’innovazione legata al commercio elettronico, le aziende lucane e pugliesi si sono distinte nel triennio 2018-2020, avendo investito rispettivamente per il 22,2% e il 21,4% in particolare su commercio, trasporti e magazzinaggio e servizi di alloggio e ristorazione.
Insomma, crisi e Covid stanno influenzando fatturati, performance produttive e scelte organizzative. Ma non intaccano la voglia di fare impresa, in particolare, di pugliesi e lucani. Non a caso, Bari, Potenza e Lecce sono nel ranking delle 50 province italiane più dinamiche in quanto a «fermento imprenditoriale», collocandosi rispettivamente al 32esimo, 35esimo e 37esimo posto. La classifica, stilata dall'Institute for Entrepreneurship and Competitiveness della Liuc – Università Cattaneo, tiene conto di 20 indicatori selezionati e raggruppati in cinque aree: risultati imprenditoriali, tessuto industriale, sviluppo finanziario, innovazione e sviluppo delle competenze. La provincia di Milano è al top, seguita da Roma e da Bologna. La buona posizione di Potenza è la conferma che da alcuni anni, in un territorio come quello lucano, storicamente non votato all'innovazione e alla tecnologia, c'è stata una vera e propria inversione di tendenza.
Tale risultato si è potuto raggiungere grazie all'intuizione di alcuni giovani impegnati nel diffondere innovazione e imprenditorialità al Sud: Michele Franzese e Andreina Romano, ad esempio, dal 2016, con il loro festival dell'innovazione Heroes Meet a Maratea (Potenza), sono riusciti nell'impresa di portare in Basilicata imprenditori, startup, innovatori, intellettuali e investitori internazionali con l'obiettivo di ripensare il mondo dell'economia e dell'impresa. «Essere citati all'interno del progetto realizzato dal prestigioso Institute for Entrepreneurship and Competitiveness – afferma Franzese – è motivo di grande soddisfazione. Ma ciò che ci rende più orgogliosi – conclude – è vedere le nostre azioni concretizzarsi, riuscendo a determinare un reale impatto economico sul territorio».
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