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«Variante inglese già diffusa, può colpire ovunque», parla la professoressa Chironna

 
Flavio Campanella

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Flavio Campanella

In corso la seconda indagine a campione. Per ora niente «brasiliana»

Mercoledì 17 Febbraio 2021, 12:55

I sindaci si ribellano. La variante inglese li preoccupa e li innervosisce pure: ritengono incomprensibile il riserbo sulla diffusione da parte delle autorità sanitarie. È già accaduto più volte dall’inizio della pandemia: anziché ottenere sistematicamente informazioni dettagliate e immediate, i Comuni dell’area metropolitana hanno spesso dovuto elemosinare gli aggiornamenti del quadro epidemiologico. In questo caso, poi, il silenzio è ancor più assordante perché impedisce ai responsabili sanitari locali, col potere di emanare ordinanze urgenti, di adottare quei provvedimenti necessari per garantire la sicurezza dei cittadini.

La professoressa Maria Chironna dirige il laboratorio di Epidemiologia Molecolare e Sanità Pubblica del Policlinico. La variante inglese è fra noi: condivide le preoccupazioni delle comunità?
«Che la variante inglese potesse giungere in Puglia era del tutto atteso. Purtroppo, già a dicembre sapevamo dell’arrivo di persone dal Regno Unito, dove è più diffusa la variante, e che c’era il rischio di introduzione nella nostra regione, proprio per via di voli diretti da Londra. E i primi riscontri risalgono a dicembre. I virus non conoscono barriere e nemmeno le varianti. E con il tracciamento saltato già da molto tempo, la diffusione si preannunciava una certezza, così come d’altronde accaduto in molti altri Paesi europei. Non comprendo il nervosismo dei sindaci, perché è stato analizzato solo un piccolo campione di tamponi provenienti sì da tutte le province, ma certo non da tutti i comuni. Quindi se la variante è stata riscontrata in un comune per pura casualità legata al campionamento, non vuol dire che essa non circoli nei comuni limitrofi. Il dato preoccupante è che è stata riscontrata in tutte le province».


In base agli ultimi sequenziamenti ci sono altri comuni colpiti in provincia di Bari?
«Non è corretto parlare di comuni più colpiti perché, ripeto, ci è stata commissionata una quick survey (un sondaggio rapido - n.d.r.) ed è stato analizzato solo un campione di nuovi positivi per Sars-CoV-2 registrati in due giornate consecutive. È in corso una seconda survey sulla diffusione della variante. Non appena sarà conclusa, comunicheremo i risultati a Ministero, Iss e alle autorità sanitarie regionali e daremo informazioni anche sui comuni dove è stata riscontrata. Solo allora si potranno fare valutazioni più precise. È possibile che a distanza di una settimana dalla prima indagine la tendenza sia verso un aumento della frequenza, considerata l’elevata contagiosità del virus mutato».


Il maggior tasso di riproduzione del ceppo è direttamente proporzionale all'aumento dei casi nella popolazione più giovane?
«Non possiamo dirlo con certezza. La variante è stata riscontrata sia in adulti e anziani sia in bambini. Solo con l’osservazione e attraverso ulteriori studi potremo capire se questa associazione esiste anche da noi. In Gran Bretagna si è visto che questa variante circola in maniera significativa in soggetti con meno di 20 anni».


Ci sono state molte polemiche sulla scuola faidate, cioè sulla decisione della Regione di consentire la scelta della didattica in presenza o a distanza. Siamo pronti a contrastare quella che viene definita una nuova epidemia?
«Non discuto le scelte sull’apertura delle scuole né l’adeguatezza del tipo di didattica. Non è compito dei tecnici prendere decisioni che devono essere il frutto di valutazioni complesse. Ritengo che se le varianti dovessero prendere piede si dovrà agire di conseguenza alla luce di scenari su un possibile, ma non scontato, aumento di casi. Potranno essere istituite “zone rosse”, come sta già accadendo altrove».


L’altra questione dibattuta riguarda l’ipotesi di un lockdown duro. Considerando l’esiguità dei vaccini finora a disposizione, non sarebbe forse meglio attuarlo eventualmente non appena saremo pronti con la campagna di massa?
«Nonostante il lockdown si sia rivelata una misura adeguata al contrasto della pandemia l’anno scorso, non sono così sicura che si potrebbe riproporre ancora in quei termini. La popolazione è stanca, ha bisogno di risposte, non solo sul piano assistenziale, ma anche sul piano socio-economico. Purtroppo del virus non ce ne libereremo presto. Anche in Cina, nonostante i controlli e le misure “drastiche”, per usare un eufemismo, si verificano di continuo nuovi focolai, a testimonianza che l’obiettivo è mitigare in primo luogo l’impatto di una malattia e fare in modo che diventi endemica e successivamente più controllabile nella popolazione. La vaccinazione di massa va in questa direzione. Ma ci vorrà del tempo. Perciò si deve proseguire nella campagna di vaccinazione e allo stesso tempo non allentare le misure di controllo a tutti note».


A quanto pare con la variante brasiliana il rischio di reinfettarsi c’è. Il fatto che la diffusione da noi sia circoscritta può tranquillizzare? O la propagazione è solo una questione di tempo?
«Non lo sappiamo. Ad ora non ci sono evidenze di una circolazione di questa variante nella nostra regione. Qualora fosse riscontrata in futuro, dovrebbero essere fatte le valutazioni del caso e bisognerà attendere i dati degli studi in corso sull’efficacia dei vaccini su tale variante».

Avete individuato altre varianti?
«Di rilevanza, come quelle menzionate, ad ora, no. Ma, in genere, i virus mutano e non è detto che non se ne possano generare altre».


L’immunità di gregge è davvero diventata una chimera?
«Potrebbe essere un obiettivo non proprio alla portata. Certo, lo sforzo ora è immunizzare, con i vaccini a disposizione e altri che si renderanno disponibili in futuro, il maggior numero di persone per evitare i casi di malattia più gravi, i ricoveri e i decessi».


Come immagina la prossima primavera? E in seguito potremo dirci davvero fuori dal tunnel?
«Avremo ancora a che fare con il virus per settimane. È possibile una tregua in estate, come accaduto lo scorso anno. Dire che saremo fuori dal tunnel, con certezza, mi pare prematuro. Certo, l’obiettivo di tutti è quello di rendere Covid19 una malattia controllabile e prevenibile con la vaccinazione».

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