Poteva accadere, è accaduto. E non significa - come vorrebbe la vulgata «negazionista» - che i vaccini non funzionano, ma solo che serve un certo tempo per sviluppare gli anticorpi e dunque per ottenere una protezione efficace. Anche in Puglia, così come accaduto a Palermo, una delle persone sottoposte a vaccinazione nel primo giorno del «v-day» è risultata positiva al covid.
Si tratta di un medico del 118 in servizio in una postazione della Bat. La professionista, vaccinata il 27 dicembre nel gruppo dei primi 80 operatori sanitari, è risultata positiva al tampone domenica sera. È stata lei stessa a presentarsi in ospedale a fronte dell’insorgenza di alcuni sintomi tipici del covid: il test molecolare ne ha poi confermato il contagio.
Cosa è accaduto? Esattamente quello che era successo anche nel corso degli studi clinici sull’affidabilità del vaccino Pfizer: ovvero l’insorgenza di una infezione dopo la prima dose, quando la risposta immunitaria non è ancora completa. O anche, forse, gli effetti di un contagio avvenuto precedentemente alla somministrazione di domenica 27: la copertura vaccinale infatti non è retroattiva.
«Quasi certamente era un contagio pre-esistente - conferma Silvio Tafuri, professore associato di Igiene dell’Università di Bari che guida la “Control room covid” del Policlinico di Bari -, che si è sviluppato nel momento in cui il vaccino non ha raggiunto la piena efficacia. Sappiamo infatti che l’efficacia del 95% si raggiunge dopo sette giorni dalla seconda somministrazione. Dunque una infezione che viene diagnosticata a 5-6 giorni dalla prima somministrazione non è significativa, ma semplicemente un caso che può capitare».
Un caso, spiega l’esperto, che non si potrebbe prevenire nemmeno con un tampone prima del vaccino. «Non avrebbe molto senso, perché non c’è l’indicazione a farlo, e questo perché potrebbe comunque aversi un risultato negativo del tampone a fronte di una infezione che non si è ancora pienamente sviluppata. È una cosa che capita molto spesso, ad esempio, con la varicella: i bambini si vaccinano e tre giorni dopo compaiono i sinomi».
L’operatrice del 118 è in buone condizioni, i suoi sintomi (febbre e dolori) non destano alcun tipo di preoccupazione. «Quanto avvenuto - commenta Danny Sivo, coordinatore dei medici competenti degli ospedali della Bat e del Sirgisl (i medici del lavoro) - non è un segnale di mancata efficacia vaccinale ma, anzi, dal nostro punto di vista è una conferma della bontà delle scelte fatte. Vuol dire che abbiamo fatto bene a cominciare la campagna vaccinale dalle categorie maggiormente a rischio, come lo sono appunto gli operatori del 118: il fatto che sia emersa la positività conferma il pieno funzionamento del meccanismo di sorveglianza gestito dalla Asl».
"Sto bene e sono assolutamente tranquilla - dice la dottoressa del 118 alla Gazzetta - la mia positività non è connessa con il vaccino e spero di poter fare il richiamo già programmato. Sono operativa sull'emergenza Covid dal primo momento e sostengo fortemente la necessità di fare il vaccino. Lo avrei fatto il primo giorno se non fossi stata in turno".
"Faccio questo lavoro da anni e lo amo, per questo rispetto e ammiro chiunque si impegni con serietà e amore per il prossimo - continua la dottoressa - abbiamo una sanità fatta di gente che ha come scopo curare gli altri, prendersi cura di tutti indistintamente e per questo credo fortemente nei vaccini, nella competenza dell'uomo e nel progresso della scienza".