BARI - È lui a fare a noi la prima domanda: «Come vanno le cose alla “Gazzetta”?». Il generale di Divisione Francesco Mattana, comandante regionale della Finanza, ieri è stato in visita nella redazione centrale della «Gazzetta» accompagnato dal capo di Stato maggiore, colonnello Pierluca Cassano.
Nell’occasione, i vertici del Corpo sono stati accolti dal direttore Giuseppe De Tomaso e dai rappresentanti della società editrice Ledi: «Sono legato a questo giornale - ci racconta in ascensore - fin da quando, bambino, una signora lo consegnava a mio padre tutte le mattine alle 7».
Un ufficiale di origini pugliesi che ha girato l’Italia e che, da un anno, ha assunto il comando regionale a Bari dopo due anni e mezzo di servizio in Liguria: «Ogni anno - dice, ricordando i tempi della scuola tennis a Galatina: ora gioca in un circolo della periferia barese - in questo periodo affronto lunghi viaggi per il ritorno dai parenti in Salento. Stavolta, pur stando a 100 chilometri da casa, io e la mia famiglia dovremo rimanere lontani».
Iniziamo da qui: lei è arrivato in Puglia proprio alla vigilia della pandemia. Secondo lei il Covid ha rallentato le attività criminali o le ha riconvertite?
«Qualcosa ha rallentato, certo la delinquenza comune che non può stare in giro deve fermarsi. Ma chi era orientato al malaffare ha saputo cogliere il momento. Abbiamo visto alcune imprese già sotto osservazione che si sono rapidamente riconvertite: società di trasporti che dall’oggi al domani si sono trasformate in imprese specializzate nella sanificazione».
Il Covid ci ha cambiato la vita spingendoci sempre di più verso le tecnologie. E il malaffare?
«I nostri avversari sono agguerritissimi. Sul traffico di stupefacenti, ad esempio. Indubbiamente certi canali di approvvigionamento si sono fermati, ma c’è stata una riorganizzazione sotto altre forme».
Aziende in difficoltà finite nella morsa dei clan?
«Impedirlo è una delle nostre priorità. Sappiamo che sono in difficoltà non solo le aziende, ma anche le famiglie. Ne è stata testimonianza il servizio fatto qualche settimana addietro sull’usura di prossimità, su cui lavoravano da oltre un anno gli uomini del Nucleo Pef di Bari: l’usuraio è il vicino di pianerottolo che ha colto il momento di difficoltà».
Il Covid ha portato ad un aumento dei prezzi di beni di largo consumo?
«Davanti agli occhi di tutti ci sono le vendite di mascherine e igienizzanti smerciati in maniera incredibile con ricarichi fino al 5.000 per cento. Un esempio di come qualcuno abbia sfruttato l’emergenza. A Lecce abbiamo trovato gel scaduto da 10 anni rimesso in commercio come nulla fosse».
Il Recovery Fund porterà anche in Puglia una montagna di denaro pubblico. Rispetto a questo ci sono segnali di attenzione da parte della criminalità?
«Già da diverso tempo insieme all’autorità giudiziaria di tutto il territorio pugliese abbiamo fatto riunioni specifiche. È un aspetto che si trova in cima alle nostre priorità, attraverso strategie investigative che hanno due particolari fondamenti: la possibilità di sfruttare la dorsale informatica, banche dati che ci consentono di avere alert su flussi finanziari con elevanti rischi. Poi c’è la posizione strategica che ha la Guardia di Finanza nella gestione delle Sos, le Segnalazioni di operazione sospetta: grazie al Nucleo valutario e a tutto il sistema che consente ai reparti sul territorio di investigare sulle Sos, abbiamo elementi di riscontro importantissimi. Tutte le volte che ci sono operazioni anomale accendiamo un faro. Dobbiamo far sì che i finanziamenti vadano alle imprese sane, per alimentare il territorio in modo corretto».
Dal suo osservatorio è più preoccupante l’emergenza legata alla criminalità organizzata o a quella economico-finanziaria?
«Faccio fatica a distinguere i due aspetti. L’importanza dell’intervento della polizia economica è diventato rilevante ad esempio anche nel terrorismo islamico. Se abbiamo ottenuto risultati è perché, grazie a indagini mirate, abbiamo capito come si finanziano: una volta anestetizzati i flussi, queste organizzazioni perdono linfa. Ecco l’aspetto economico della criminalità».
Parliamo un secondo del contante. Il «cashback» può essere utile in una ottica di sistema?
«Secondo me è una misura che, in qualche modo, agevola il ricorso ai pagamenti elettronici: da cittadino dico che ormai nessuno di noi va in giro con quantità rilevanti di denaro contante. Vero è che chi deve organizzarsi sotto un profilo più strettamente criminale sa bene come muoversi: la partita di droga non si paga con la carta di credito».
Però ormai è sempre più raro sentire di sequestri di grandi quantità di contante...
«Ultimamente abbiamo fatto operazioni in cui abbiamo trovato centinaia di migliaia di euro. Tre anni fa la Dia ha sequestrato i soldi di un clan barese nascosti dentro un muro. Anche di recente abbiamo trovato somme importanti nascoste in casseforti camuffate, vecchi metodi che non tramontano. Possiamo contare sui “cash dog”, le unità cinofile addestrate non solo per la lotta a stupefacenti e sigarette: i cani vengono abituati a giocare associando un oggetto a un odore».
Qual è lo stato dei rapporti con i nostri vicini di Albania?
«Vorrei un po’ smitizzare questi “traffici dall’Albania”, in realtà si deve più propriamente parlare di Balcani perché è quella la criticità. L’altro giorno abbiamo fermato in mare un carico di sigarette che veniva dalla Grecia: noi siamo la porta di ingresso. Con l’Albania c’è grande collaborazione e attenzione a livello investigativo e giudiziario».
È tornato il contrabbando?
«Sono cambiate le dinamiche, oggi il territorio italiano è diventato terra di passaggio verso il Nord Europa, anche se negli ultimi tempi abbiamo notato un nuovo fenomeno: quello delle sigarette contraffatte. Qualche giorno fa abbiamo trovato in porto cassette di cartine contraffatte: evidentemente c’è una convenienza di mercato».
E il traffico dei carburanti?
«Abbiamo attività importantissime in atto, ma ne abbiamo fatte diverse nel Foggiano e nella Bat. È molto facile, soprattutto nei contesti in cui si utilizza il gasolio agricolo, stornarlo per altre finalità. Qualche settimana fa la Tenenza di Tricase ha sequestrato ingenti quantitativi proprio sulla base di questo meccanismo».
L’agricoltura è un settore che, ultimamente, ci ha abituati a notizie non proprio positive.
«Il caporalato, lo sfruttamento delle persone, è uno dei fenomeni cui prestiamo grande attenzione così come le truffe in agricoltura. Collaboriamo molto da vicino con l’Inps, anche ad esempio sul fronte del reddito di cittadinanza dove - è di ieri la notizia - sono state individuate 65 famiglie del Foggiano che lo percepivano senza averne titolo. Una situazione che esiste su tutto il territorio regionale».
La Puglia è anche terra di approdo delle migrazioni dal Mediterraneo. Spesso dietro i flussi si nasconde la criminalità transnazionale. Come si combatte?
«I flussi migratori sono quasi osmotici con la storia dell’umanità e certo non si possono bloccare. Noi sorvegliamo il traffico di migranti sia per garantire la sicurezza e la salvaguardia della vita umana, come è giusto e doveroso, ma anche con l’ambizione di contrastare tutte le forme di sfruttamento economico».