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«Diritti umani al centro, la partita si gioca nelle scuole», parla l'internazionalista Villani

 
Giuseppe Dimiccoli

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Giuseppe Dimiccoli

«Diritti umani al centro, la partita si gioca nelle scuole», parla l'internazionalista Villani

foto Calvaresi

Oggi, 10 dicembre, si celebra la Giornata Mondiale dei Diritti Umani

Giovedì 10 Dicembre 2020, 10:25

Oggi, 10 Dicembre, si celebra la Giornata mondiale dei Diritti umani. Un momento estremamente utile per riflettere soprattutto alla luce dell’attuale pandemia. Ugo Villani, professore emerito di Diritto internazionale nell’Università di Bari «Aldo Moro» e docente nel master Esperti in politica e in relazioni internazionali dell’Università Lumsa di Roma e già Presidente della Società Italiana di Diritto internazionale e di Diritto dell’Unione europea, risponde alle domande della Gazzetta.

Quanto è importante celebrare questa Giornata?
«La scelta del 10 dicembre nasce dal fatto che in tale data, nel 1948, l’Assemblea generale dell’ONU adottò la Dichiarazione universale dei diritti umani. Questa costituisce la pietra angolare di una poderosa costruzione normativa che ha progressivamente condotto all’affermazione di una vasta e articolata gamma di diritti fondamentali dell’individuo, i quali sono universali, nel duplice significato che vanno riconosciuti a tutti e da parte di ogni Stato. La Dichiarazione del 1948 traduceva in un elenco di diritti l’espressione, di grande importanza morale e politica, ma alquanto vaga e generica, di “diritti umani e libertà fondamentali”, presente già nella Carta dell’ONU, così favorendone la precisa individuazione e l’effettivo rispetto».

Quanto è attuale il messaggi della Dichiarazione?

«La permanente attualità della Dichiarazione universale risiede principalmente nel risultato, da essa prodotto, di sottrarre il trattamento dell’individuo da una sfera esclusivamente interna a ciascuno Stato e di collocarlo in una dimensione internazionale. Ciò significa che, mentre in passato lo Stato poteva decidere liberamente, senza renderne conto in alcun modo alla comunità internazionale, se riconoscere e garantire i diritti del cittadino – come avveniva nei Paesi di stampo liberale – o, al contrario, asservirlo a un potere statale assoluto – come nei regimi dittatoriali –, oggi ogni Stato risponde agli altri Stati e agli organismi internazionali della effettiva tutela dei diritti fondamentali dell’individuo. E quest’ultimo ha a sua disposizione meccanismi di garanzia ai quali ricorrere se uno Stato violi tali diritti, come, per esempio, il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo».

Quali sono le categorie più a rischio in questo periodo relativamente alla compressione dei diritti umani?

«I diritti che l’attuale pandemia mette seriamente a repentaglio sono anzitutto il diritto “primordiale” alla vita e quello alla salute, diritti che gli Stati sono tenuti non solo a rispettare, ma a proteggere, mediante misure positive e concrete. È evidente che le categorie più fragili, per età o per patologie, siano state quelle più colpite in tali diritti. Se passiamo alle misure di contrasto al Covid, sembra indubitabile che, in linea generale, esse siano indispensabili e doverose per la tutela della salute pubblica, purché siano strettamente proporzionate a tale obiettivo».

Nella Dichiarazione è possibile anche leggere: «Tutti gli essere umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti … e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza»; come è coniugabile questo messaggio per arginare il Covid?
«L’uguaglianza si coniuga con lo spirito di fratellanza che non può ridursi a una sia pur nobile espressione retorica: anch’esso deve esprimersi in gesti concreti di solidarietà, in adempimento di quel dovere che, ai sensi dell'art. 29 della Dichiarazione, ogni individuo ha verso la comunità».

Cosa ritiene più opportuno che si facesse a livello sociale per celebrare al meglio questa Giornata?
«La difesa più efficace, quella “preventiva”, dei diritti umani consiste nella educazione a tali diritti. Sicuramente promuovere la conoscenza anzitutto nella scuola per contribuire alla formazione di una coscienza rispettosa del prossimo e di una cittadinanza attiva. I media hanno anch’essi una particolare responsabilità nel diffondere la cultura dei diritti umani e nel denunciare le violazioni di tali diritti che avvengono tuttora in tante parti del Mondo. Bisogna guardarsi dall’illusione che i progressi dei diritti umani siano irreversibili: tali diritti, infatti, sono essenzialmente fragili e vulnerabili e continuamente esposti a rischi di antichi e nuovi attentati».

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