Altri appalti, e altre possibili mazzette, dietro il tesoretto da 350 milioni per le opere di mitigazione del rischio idrogeologico. A distanza di quattro mesi dalle perquisizioni che fecero emergere l’esistenza dell’indagine, la Finanza è tornata nella sede della Regione e nelle abitazioni di imprenditori e funzionari pubblici per prelevare altra documentazione sulle opere che - questa l’ipotesi contestata dal pm Claudio Pinto della Procura di Bari - potrebbero essere state assegnate in maniera compiacente in cambio di denaro.
Almeno sei le persone finora iscritte sul registro degli indagati tra cui il commissario straordinario dell’Asset, Elio Sannicandro, due funzionari dell’assessorato ai Lavori pubblici della Regione, Francesco Bitetto e Michele Tamborra, e poi Antonio e Carmelisa Di Carlo, rispettivamente titolare e progettista delle imprese Fratelli Di Carlo e Icg di Lucera. Le accuse contestate, a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità, sono concorso in corruzione e turbata libertà degli incanti.
A luglio - come raccontato all’epoca dalla «Gazzetta» - i militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Finanza di Bari agli ordini del colonnello Luca Cioffi sequestrarono documentazione, computer e cellulari negli uffici della Regione, di alcuni Comuni oltre che nelle abitazioni degli indagati e nelle sedi delle società a Bari, Noicattaro, Foggia, Lucera, Monteleone e Zapponeta. Le nuove acquisizioni riguardano altri appalti aggiudicati negli scorsi anni per interventi effettuati nel Foggiano.
Dopo le prime perquisizioni, che portarono a trovare e sequestrare anche alcune decine di migliaia di euro di denaro contante oltre che una lista di nomi con accanto l’indicazione di cifre, i due funzionari regionali sotto inchiesta sono stati destinati ad altro incarico o hanno chiesto il pensionamento. A Sannicandro (nella sua veste di commissario delegato all’emergenza dissesto, formalmente autonoma rispetto all’incarico in Asset e dunque rispetto alla Regione) viene contestato di aver sottoscritto aggiudicazioni definitive di gare svolte prima del suo insediamento: per questo la sua posizione continua ad apparire non centrale nel contesto degli accertamenti, anche perché non sarebbero emersi contatti con gli imprenditori finiti nel mirino.
La Procura sta approfondendo il quadro anche perché la stessa Regione, proprio su altre opere contro il dissesto idrogeologico, aveva presentato alcuni esposti su irregolarità emerse in alcuni appalti di progettazione, rescissi dopo che il collaudo aveva evidenziato la falsità di alcune perizie di variante