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L'emergenza
Luca Natile
15 Novembre 2020
BARI - Fuggite fuggite, gli orchi son tornati. La pandemia produce mostri online e alimenta gli adescamenti, gli abusi e lo sfruttamento sessuale sui minorenni. È tornata a salire la richiesta di servizi erotici online, in video-chat e webcam durante le prime settimane di coprifuoco.
A questo fenomeno se ne sta associando un altro che vede sempre come vittime i minori e che riguarda la produzione e commercializzare di materiali pedopornografici.
In parole povere sta crescendo il numero dei pedofili alla ricerca di incontri «in diretta» così come di materiale multimediale da consumare nel segreto del proprio isolamento.
Il cybercrime, il crimine informatico connesso agli abusi e allo sfruttamento a luci rosse ha sviluppato nel tempo sempre maggiori capacità operative, fa ricorso a tecnologie più progredite ed efficaci ed ha fatto crescere del 30% la domanda già durante il primo lockdown.
Secondo i profili tracciati dalle unità di analisi del crimine telematico, a partire dai nuclei investigativi della Polizia Postale che proprio a Bari ha uno dei suo compartimenti più produttivi, oltre il 30% degli «offender» che sono in possesso di materiale pedopornografico, attivi negli scambi online e nella darknet è anche protagonista diretto nelle azioni di coercizione ed estorsione sessuale che coinvolgono i minori.
Non si tratta più solo di maniaci alla disperata ricerca di foto dal contenuto scabroso, immagini o video ritraenti bambini, bambine e adolescenti coinvolti in comportamenti sessualmente espliciti, reali o simulati, ma di stalker che cercano un contatto sempre più ravvicinato e prolungato nel tempo con le vittime e cercando di ottenere da loro del materiale filmato.
Questa seconda ondata della pandemia a Bari come altrove sta confinando i ragazzi in un nuovo isolamento seppure meno severo. Sono tornati ad ampliarsi i fattori e le condizioni di rischio che espongono alla pedopornografia online.
Ad esempio la diminuzione della supervisione dei genitori costretti a fronteggiate una emergenza che è anche economica. L’improvviso venire meno delle reti extra familiari a cui rivolgersi «in presenza», ad esempio la scuola. L’aumento delle ore trascorse davanti ad un computer, a un tablet o ad uno smartphone da parte di bambini, bambine e adolescenti. L’aumento di contenuti sessuali «autoprodotti» e scambiati, in modo consensuale tra ragazzi e ragazze, ma di cui si può facilmente perdere il controllo.
Infine l’utilizzo di nuovi canali di comunicazione che ha moltiplicato le forme di adescamento online. La Polizia postale ha denunciato un incremento dei reati relativi a pedopornografia e ricatti sessuali a danno di minori durante il primo periodo di emergenza coronavirus.
Tra il primo marzo e il 15 aprile ci sarebbe stato un raddoppio (51%) delle denunce relative alla pedopornografia online rispetto allo stesso periodo del 2019.
Per avere un’idea del fenomeno, secondo l’ultimo rapporto del network internazionale che mette insieme 46 hotlines (piattaforme attraverso le quali è possibile segnalare materiale pedopornografico online) le immagini ed i video illegali sono aumentati percentuale del 51%. Il 91% di questi contenuti coinvolgeva bambini e bambine al di sotto di 13 anni; l’80% delle vittime era costituito da bambine e ragazze.
A Bari le attività di indagine non si sono mai fermate e ora insieme al lavoro di intelligence viene rilanciato anche l’appello alle famiglie e ai ragazzi. L’educazione alla sessualità e all’affettività è fondamentale anche per prevenire forme di abuso e per permettere ai ragazzi di fare le scelte che migliorano la qualità della loro vita, anche online. Gestire la propria sessualità e affettività è un apprendimento che va supportato dagli adulti, ognuno con le proprie responsabilità.
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