BARI - La gestione dei fondi per le opere contro il dissesto idrogeologico potrebbe nascondere un pantano ben più ampio - e addirittura più grave - rispetto a quanto emerso con l’inchiesta della Procura di Bari su possibili mazzette in cambio di appalti. Perché la stessa Regione, con l’assessore ai Lavori Pubblici, Gianni Giannini, e su impulso del commissario straordinario Elio Sannicandro, ha presentato in Procura a Bari almeno due esposti che riguardano tentativi di alterazione dei procedimenti amministrativi.
In ballo ci sono i 350 milioni di fondi statali e comunitari destinati alle opere che servono a evitare frane e inondazioni, un pericolo particolarmente presente in Puglia soprattutto in alcuni territori. E l’indagine del pm Claudio Pinto, che due settimane fa ha mandato la Finanza a perquisire gli uffici della Regione e le sedi di due imprese, riguarda alcuni lavori in provincia di Foggia: quelli aggiudicati alla Fratelli Di Carlo e la Icg di Lucera. L’inchiesta ipotizza i reati di corruzione e turbata libertà degli incanti a carico, tra gli altri, dei funzionari regionali Francesco Bitetto e Michele Tamborra (uno ha chiesto di andare in pensione, l’altro verrà destinato ad altro incarico), dei referenti delle due imprese, Antonio e Carmelisa Di Carlo, rispettivamente legale rappresentante e progettista, e del commissario Sannicandro che ha approvato gli atti degli appalti finiti nel mirino pur essendo stato nominato successivamente alla conclusione delle procedure. Il sesto indagato è un altro tecnico che avrebbe avuto un ruolo nella predisposizione degli atti finiti nel mirino. Dagli accertamenti svolti dalla Finanza, e partiti da un esposto, sarebbe emerso un vero e proprio elenco di gare con tanto di nomi dei funzionari: le perquisizioni, che hanno consentito di ritrovare anche somme di denaro, sono servite proprio a riscontrare questo sospetto.Una delle opere sotto esame riguarda i lavori del cimitero e della ex discarica comunale di Celle San Vito, aggiudicato a giugno 2018 alla Fratelli Di Carlo per circa 780mila euro. La stessa impresa, peraltro, ha vinto un ulteriore appalto proprio alcuni mesi fa.
Ma da tempo la stessa Regione aveva rilevato, sia tramite l’Anticorruzione che il commissario, da un lato il tentativo di accaparrarsi incarichi di progettazione e dall’altro quello di truffare lo Stato con varianti in corso d’opera fasulle, grazie ad accordi tra direttori dei lavori ed imprese emersi al momento del collaudo. Anche queste segnalazioni sono al vaglio della Procura di Bari, che tramite la Finanza - in parallelo ed in un altro fascicolo rispetto a quello sulle presunte mazzette - ha fatto acquisire documenti ed ha ascoltato persone tra cui i sindaci di alcuni Comuni del subappennino Dauno. Insieme alla denuncia in Procura, il commissario Sannicandro ha provveduto alla revoca degli incarichi professionali affidati a due ingegneri, a loro volta già sottoposti ad indagini da un’altra Procura pugliese, segnalando la circostanza anche all’Anac ai fini dell’inserimento nel casellario: situazione che impedisce l’assegnazione di altri appalti.
Insomma una situazione molto delicata e molto intricata. Il commissariamento per l’emergenza dissesto idrogeologico è stato voluto proprio per accelerare opere ritenute prioritarie, utilizzando procedure accentrate e parallele a quelle di Comuni e Province. I lavori procedono ma i tempi sono più lunghi di quelli immaginati nel 2010.