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Gen. Mattana (Gdf): i soldi del Covid fanno gola ma la squadra Stato c'è

 
Giovanni Longo

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Giovanni Longo

Gen. Mattana (Gdf): i soldi del Covid fanno gola ma la squadra Stato c'è

Il comandante regionale Gdf Mattana

Non solo emergenza sanitaria e le drammatiche conseguenze sull’economia, il virus potrebbe contagiare imprese sane e famiglie in difficoltà. Il rischio è che la criminalità organizzata possa inquinare l’economia legale e che l’usura low cost possa trovare terreno fertile. 

Martedì 23 Giugno 2020, 12:03

14:24

BARI - Diavolo di un coronavirus. Non basta l’emergenza sanitaria e le drammatiche conseguenze sull’economia. Il virus potrebbe contagiare imprese sane e famiglie in difficoltà. C’è il rischio che la criminalità organizzata possa inquinare l’economia legale e che l’usura low cost possa trovare terreno fertile. Ma a monitorare, prevenire e reprimere certe derive, c’è la Guardia di finanza che domenica ha compiuto 246 anni e che, anche in Puglia, celebrerà oggi l’anniversario con una cerimonia interna, vista l’emergenza, che si svolgerà a Bari, nella caserma Macchi, storica sede del Comando regionale. Ne abbiamo parlato con il generale di divisione Francesco Mattana, comandante Regionale Puglia del Corpo.

Generale, come si spezza il possibile circuito virus-crisi economica-infiltrazioni della criminalità organizzata?

«L’emergenza Covid ha messo in crisi anche il sistema della criminalità che ha dovuto rivedere obiettivi e strategie. Abbiamo di conseguenza rideterminato anche la nostra attività quotidiana. Gli importanti flussi di denaro messi in campo dal Governo per cercare di aiutare famiglie e imprese in difficoltà fanno gola a molti. La criminalità prova a investire i proventi derivanti dai traffici illeciti, ma la squadra Stato, grazie al lavoro molto stretto con autorità giudiziaria, forze dell’ordine e prefetture, funziona. Indubbiamente, le nostre qualifiche di polizia economico finanziaria ci impongono di essere tra i protagonisti in questo ambito».

E sul fronte dell’usura?

«Proprio qui, a Bari, nelle scorse settimane, abbiamo denunciato oltre cento persone per questo reato. A volte non parliamo di importi rilevantissimi. Ci sono però numerose famiglie in difficoltà che devono andare avanti e può essere comodo avere un aiuto da parte di chi si presenta come amico, ma che poi si rivela per quello che è».

E se qualcuno varca il confine della libera e legittima iniziativa economica, sfociando nella speculazione su alcuni beni divenuti primari, pensiamo ai dispositivi di protezione individuale?

«In questo settore viene esaltata la vocazione sociale della Guardia di finanza. I cittadini si rendono conto di come la nostra attività sia stata finalizzata ad aiutare le persone in difficoltà. Il riscontro è concreto, viste le lettere di comuni cittadini che ci arrivano. Questa è una cosa molto bella. Qualcuno ha cercato di sfruttare una situazione emergenziale speculando sui beni che sono diventati di prima necessità. E può accadere di tutto, persino il caso di un gel igienizzante, prontamente sequestrato, prodotto nel lontano 1989. Di positivo c’è che le nostre attività in questo ambito ci hanno avvicinato tantissimo alla gente».

Da un lato la stretta sull’uso del contante, dall’altro il tema delle infrastrutture digitali con annesse polemiche sul 5G. Siamo tecnologicamente preparati?

«Le transazioni tramite Pos non richiedono certo la tecnologia 5G. Quanto al contante, la scelta strategica soddisfa le esigenze di un maggiore controllo dei mercati. È chiaro che, allo stesso tempo, le strutture tecnologiche devono essere adeguate, ma ritengo che sia necessario fare un passaggio culturale che richiederà del tempo».

Del resto c’è da contrastare non solo il riciclaggio, ma anche la corruzione che per definizione viaggia in contanti e senza ricevute.

«Qualche giorno fa a Lecce abbiamo arrestato quattro persone nell’ambito di un’inchiesta su forniture sanitarie. La mazzetta era costituita persino dalle caciotte. Questo la dice lunga su quanto sia diffuso il fenomeno. Ma anche in questo caso, gli anticorpi ci sono».

La sensazione è che a volte pubblici funzionari temono più le conseguenze sul piano erariale che su quello penale.

«Con entrambe le attività giudiziarie abbiamo la possibilità di incidere realmente nel recupero degli interessi dello Stato. Visto il nostro Dna, mettiamo al servizio delle Procure ordinarie e della Corte dei Conti il nostro know-how nel settore delle indagini economiche, finanziarie e patrimoniali. L’osmosi tra magistratura ordinaria e contabile funziona».

Si ritorna a parlare di sforbiciata alle aliquote Iva. Questo potrebbe rendere l’evasione fiscale meno conveniente oppure, sotto questo aspetto, siamo di fronte a un dato «neutro»?

«Ovviamente la scelta di una politica economica e sul tipo di aliquota le lasciamo alle sedi proprie. È chiaro che, da un punto di vista tecnico-fiscale, le merci che hanno una maggiore incidenza sotto il profilo dell’Iva sono merci che possono avere una maggiore pericolosità, pensiamo al settore delle auto in cui, complici le triangolazioni, gli esempi di frodi “carosello” non mancano».

La Puglia è una regione che storicamente, anche per la sua posizione geografica, è esposta a traffici illeciti via mare, droga su tutti. E poi c’è la questione migranti. Come stanno agendo le organizzazioni criminali?

«Sequestriamo tonnellate di droga proveniente dalle regioni Balcaniche. Le sostanze stupefacenti vengono nascoste a bordo dei motoscafi modificati, vengono cioè smontate alcune parti delle imbarcazioni per custodire la droga trasportata da trafficanti che provano a spacciarsi per pescatori e che noi riusciamo a intercettare anche grazie a un servizio aereo-navale all’avanguardia per uomini e mezzi. C’è grande attenzione anche sul tema dei migranti».

L’inchiesta sul furto di copie digitali di libri e giornali coordinata dalla Procura di Bari dimostra, qualora ce ne fosse bisogno, che il ventaglio dell’attività del Corpo è davvero molto vasto.

«Un risultato tanto importante quanto peculiare che ha consentito il sequestro di numerosi canali Telegram per violazione delle norme sul diritto d’autore. Poche volte era accaduto, noi invece abbiamo rintracciato gli artefici di questo meccanismo. Dietro non c’erano grandi professionisti, ma forse qualcuno che non aveva percepito bene la gravità di cosa stesse facendo in considerazione del danno ingente quantificato da Fieg e Agcom».

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