BARI - Presidente Domenico De Bartolomeo, leader di Confindustria Puglia, l'associazione degli industriali ha una nuova guida, quella del presidente nazionale Carlo Bonomi. Quali aspettative nutrite per il «decreto legge Maggio»?
«Siamo estremamente delusi dall’azione che il Governo ha finora messo in campo a sostegno delle imprese. Le risorse statali, annunciate già un mese fa, alle nostre aziende non sono ancora arrivate. Avremmo preferito misure più semplici, veloci e semplificate piuttosto che interventi a pioggia che non producono nessun effetto, soprattutto a lungo termine. Molto più efficaci sarebbero stati finanziamenti a fondo perduto. A tal proposito invece un plauso va al Governo regionale pugliese che, nel confronto con il partenariato, ha illustrato e concertato misure snelle ed efficaci».
C’è il nodo delle risorse per le attività aziendali…
«La drammatica situazione che stiamo vivendo sta determinando il prosciugarsi della liquidità: si rischia che le riserve di cassa si azzerino rapidamente e che tante imprese non riescano più a far fronte ai pagamenti, col conseguente rischio di una diffusa crisi di solvibilità delle imprese, anche quelle con bilanci che erano solidi prima dell’emergenza. La proposta del presidente designato Carlo Bonomi di procedere ad un taglio delle tasse, in particolare dell’Irap, che abbiamo sollecitato più volte anche in periodi migliori, è immediata ed efficace, così come da tempo chiediamo al Governo grandi investimenti nelle infrastrutture, al fine di dare lavoro alle imprese e generare occupazione, attivando al più presto tutti i cantieri, snellendo le insopportabili procedure attuali. Interventi che soprattutto al Sud risultano strategici per rilanciare il sistema economico ed accorciare le distanza con il Nord».
Il precedente provvedimento del governo, il Dl liquidità, che impatto ha avuto sulla ripresa? Come è stato finora l’accesso al credito?
«Al momento il Decreto Liquidità non ha prodotto alcun impatto positivo, il Governo aveva assicurato che sarebbe intervenuto direttamente e in tempi celeri per immettere liquidità subito. Le risorse per la cassa integrazione non sono ancora arrivate e le imprese stanno anticipando tutto, aggravando ulteriormente la loro crisi di liquidità. Anche l’accesso al credito non è stato agevole per le imprese. Le banche hanno risposto con una procedura molto farraginosa e la richiesta di documenti troppo complessi che stanno allungando i tempi e complicando la vita alle nostre aziende. L’auspicio è quello di poter lavorare in partnership con le banche attraverso un grande accordo per fare fronte comune, nel solo interesse di salvare il sistema economico e produttivo del nostro Paese».
Cosa si può migliorare della Fase due?
«Purtroppo siamo partiti male, è tutto sulle spalle delle imprese che si sono organizzate molto responsabilmente per affrontare la ripartenza, ma è da settimane che chiediamo una Fase 2 ben programmata con regole chiare e precise, non è tollerabile scaricare la responsabilità di un eventuale contagio sul datore di lavoro. Il presidente Bonomi ha suggerito il metodo delle 3 D, dati, diagnostica, dispositivi. Siamo già molto in ritardo, l’auspicio è quello di arrivare ben preparati alla fase 3 per la quale l’improvvisazione e l’eccessiva burocrazia produrrebbero effetti ancora più disastrosi».
Se lo Stato saldasse i debiti della Pa verso le imprese che volano di crescita ci potrebbe essere?
«È una delle priorità che chiediamo sin dall’inizio di questa grave emergenza, perché crediamo che, in un momento così delicato per tutto il sistema economico e sociale, sia un dovere morale della Pubblica amministrazione ottemperare al pagamento dei propri debiti».
Si ipotizza un possibile ingresso dello «Stato innovatore», definizione dell’accademica Mariana Mazzucato, nelle aziende che verrebbero finanziate… Vi convince questa opzione?
«Assolutamente no, non ci convince. Anzi riteniamo che non sia una strada percorribile sulla scorta delle esperienze negative del passato la cui presenza dello Stato nel capitale delle aziende non sempre ha portato a risultati positivi. Molto più efficaci sarebbero interventi dello Stato che supportino le aziende nelle operazioni di ricapitalizzazione».
Per allontanare le nubi che si addensano sul futuro della «Gazzetta», che contributo può arrivare dalle imprese pugliesi?
«Per prima cosa mi preme affermare che non si può perdere una voce storica del nostro territorio con tante eccellenti professionalità. Oggi ci sono forme evolute di società cooperative che permettono sinergie virtuose tra soci cooperatori e soci investitori. Spero che il Governo crei le condizioni giuridiche migliori per un bene inestimabile come la stampa. Gli imprenditori pugliesi sapranno fare la loro parte».