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Puglia: diminuiti i posti Covid, ma gli ospedali non riaprono

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Puglia: diminuiti i posti Covid, ma gli ospedali non riaprono

Almeno 10 giorni per far ripartire i ricoveri. Chiusi i due ospedali privati allestiti per l'emergenza

Martedì 05 Maggio 2020, 09:18

06 Maggio 2020, 19:16

I due ospedali covid privati (Villa Lucia Hospital di Conversano e Anthea di Bari) hanno già chiuso le porte nel weekend. Il «Miulli» di Acquaviva ha disattivato un intero piano speciale con 10 posti di terapia intensiva e 82 di subintensiva. Anche i «Riuniti» hanno diminuito i letti destinati all’epidemia, cosa che faranno in settimana pure a Brindisi e Lecce. Ma per il ritorno alla normalità, con la riapertura dei ricoveri ordinari e degli ambulatori, serve ancora tempo: non prima della prossima settimana, forse addirittura il 18. Ieri il capo del dipartimento Salute, Vito Montanaro, ha riunito in videoconferenza i direttori generali. Sabato la Regione aveva diffuso una circolare con le istruzioni per la fase-2 destinata anche alle strutture private: via libera alle disattivazioni - visto che in totale ci sono solo 39 persone ricoverate in intensiva (il 5 aprile erano 159) -, ma tenendosi pronti a riattivare i posti di emergenza entro 72 ore dalla richiesta se il valore del paramentro R (il numero di contagi secondari innescati da ogni malato di covid) dovesse superare la soglia di 0,7. La nuova fase, dunque, può partire ma ha bisogno di tempi tecnici: probabilmente riapriranno prima i piccoli ospedali, quelli che non sono stati toccati direttamente dall’emergenza, mentre per i più grandi è possibile che si proceda per gradi. Magari partendo dall’attività ambulatoriale o da quella di laboratorio.

Le prestazioni saltate in questi due mesi di stop sono circa 800mila, e andranno recuperate con un piano straordinario: le Asl dovrebbero richiamare i pazienti per chiedere conferma della richiesta e poi rifissare l’esame o la visita, è possibile che Tac e risonanze vengano effettuate per tutto il giorno fino a sera inoltrata.. Insieme all’attività ordinaria riapre anche l’intra-moenia, ma sempre con modalità da stabilire. Tuttavia nessuno può (ancora) presentarsi in ospedale fino a quando non ci sarà un esplicito «via libera».
Le linee guida predisposte dalla Regione mirano a garantire la sicurezza dei pazienti. E dunque la regola prima di un ricovero è «tampone per tutti», così da stare tranquilli. In caso di interventi programmati, sette giorni prima ci sarà un triage telefonico per accertare se il paziente ha avuto contatti con persone contagiate o comunque a rischio: in caso positivo, prima di poter accedere in ospedale il paziente dovrà fare 14 giorni di isolamento a casa. In caso di interventi urgenti, invece, i pazienti verranno considerati casi covid a tutti gli effetti, con tutte le precauzioni del caso. E comunque - fino a nuovo ordine - restano proibite le visite in ospedale: fa eccezione soltanto l’ostetricia, con un solo visitatore ammesso per la partoriente.

Sembra facile, ma questo meccanismo richiede alle Asl di mettere su una complessa macchina organizzativa. Vanno infatti rivisti tutti i percorsi di accesso agli ospedali, separando ingressi e uscite, va garantita la disponibilità di dispositivi di protezione individuale per il personale delle sale operatorie (anche quelle che fino a oggi sono rimaste chiuse), e tutte le strutture vanno sottoposte a sanificazione prima della riapertura. Questo, tuttavia, non significa che qualcosa non possa riaprire già in questi giorni: i laboratori privati hanno quasi tutti riaperto già ieri così come alcune cliniche.

La rete covid, invece, è destinata a essere ridimensionata per poi subire una riorganizzazione con tre-quattro ospedali (dovrebbero essere Fazzi di Lecce, Policlinico di Bari, Riuniti di Foggia e San Giovanni Rotondo) destinati a sostenere la seconda fase per l’intera regione. I posti letto programmati nella seconda versione del Piano-covid (quella di inizio aprile) si sono rivelati più che sufficienti, tanto che i due ospedali privati baresi del gruppo Gvm hanno registrato appena una decina di ricoveri. Prima della disattivazione completa della rete si procederà con l’accorpamento dei ricoveri che verranno trasferiti nelle strutture di riferimento prescelte (il «Miulli» di Acquaviva, per esempio, potrebbe mandare i pazienti al Policlinico).

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