Ha fatto molto discutere uno studio francese condotto dall’ospedale parigino di La Pitié Salpêtrière su 300 soggetti, secondo il quale la nicotina proteggerebbe dal Covid-19. Immediata è arrivata la reazione dei medici di mezzo mondo e, in particolare della Lega italiana per la lotta contro i Tumori (Lilt) che bolla l’ipotesi transalpina, e la conseguente informazione, come «infondata e pericolosa».
«Le vie aeree e i polmoni sono il principale bersaglio del virus ed è quindi un dato di fatto che i fumatori abbiano maggiori possibilità di sviluppare forme più acute di Covid-19», afferma il presidente della Lilt, l’oncologo gravinese Francesco Schittulli. «Distinguiamo bene quindi - prosegue - la nicotina in quanto sostanza alcaloide, dall’atto del fumare e ci riserviamo di analizzare il suddetto studio, basato allo stato attuale sull’osservazione causa-effetto».
Ci sono poi dei dati che, in teoria, indicherebbero un minimo rapporto di connessione fra ricoverati e fumatori ma la Lilt pone l’accento su una lettura critica dei numeri:. «Non deve ingannarci - continua Schittulli - il dato che indica che solo il 4,3% dei ricoverati per Covid risulti essere un fumatore. Tant’è che la fascia anagrafica più colpita dal virus è quella degli over 65, ovvero quella di per sé già meno interessata dalla dipendenza da fumo che, come invece è noto, registra il picco di incidenza massimo tra i 25 e i 44 anni».
Non risulta, infatti, evidenza scientifica che dimostri, allo stato attuale, effetti favorevoli della nicotina sulla infezione da Covid-19. Né, tanto meno, sulla stessa relativa prognosi. Peraltro, trattandosi di una patologia che determina una sindrome respiratoria (polmonite) con coinvolgimento vascolare trombotico, i fumatori - come facilmente ipotizzabile - restano soggetti a maggior grave rischio.
Il ragionamento, infine, si lega più in generale a tutti i rischi che il fumare comporta, indipendentemente dal rapporto con il Coronavirus: «Il fumo è la seconda causa di morte nel mondo - ricorda infine Schittulli chiosando sul punto - e proprio con l’avvicinarsi della Giornata Mondiale Senza Tabacco, il prossimo 31 maggio, non vorremmo mai che la paura per il virus che ci sta tenendo sotto scacco possa incoraggiare la dipendenza da fumo, causa, oltre che del cancro al polmone - conclude l’oncologo pugliese - , anche di tante altre patologie gravi e pericolose per la nostra salute».