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In Puglia arrivano kit rapidi per la diagnosi molecolare
Ecco come funzionano

 
massimiliano scagliarini

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massimiliano scagliarini

macchine per test rapidi

macchine pertest rapidi

La Regione ha acquisito i «Poct»: verranno usati in Pronto soccorso, risultato in 45 minuti

Lunedì 20 Aprile 2020, 09:52

BARI -  L’analisi molecolare per l’identificazione del nuovo coronavirus, il cosiddetto tampone, richiede tempi elevati per il passaggio in laboratorio. Ma sono arrivate sul mercato delle macchine in grado di eseguire il test rapidamente, su pochi campioni. I tecnici le chiamano Poct, che vuol dire point of care test: test sul posto che forniscono il risultato anche in 15-20 minuti. Quelle che sono arrivate anche in Puglia dovrebbero impiegare 45 minuti, anche se in pratica serve poco più di un’ora.

Il primo kit (fornito dalla Diasorin) è infatti già in sperimentazione da 10 giorni al «Perrino» di Brindisi dove effettua una cinquantina di test al giorno (impiegando circa 70 minuti). Altre otto macchine verranno dislocate negli ospedali del Barese, e man mano ne saranno disponibili altre per tutte le altre strutture sanitarie anche grazie all’intervento della Protezione civile. Verranno utilizzate non tanto per ampliare il numero dei tamponi «classici» (come si è fatto a Brindisi) ma per aumentare la sicurezza dei luoghi di cura e consentire il ritorno alla normalità.

I kit rapidi per la diagnosi molecolare sono dei veri e propri laboratori in miniatura: il personale sanitario inserisce il flaconcino con il campione, che in precedenza deve essere mescolato con il reagente. La macchina esegue l’analisi e fornisce il risultato in tempi rapidi (alcune anche in 15-20 minuti). Le macchine Diasorin hanno la possibilità di processare otto campioni alla volta, ma in commercio ne esistono anche modelli che analizzano un singolo campione. Quelli autorizzati sono finora meno di una dozzina, tra cui tre sono sviluppati in Italia.

Dal punto di vista pratico la differenza con il tampone tradizionale è enorme, perché il campione va prelevato e consegnato al laboratorio di riferimento territoriale che lo mette in coda e poi lo esamina: in situazioni di emergenza in Puglia è possibile ottenere una risposta in tre-quattro ore, ma normalmente i responsi richiedono anche più di una giornata. In più le macchine che in laboratorio eseguono la prima parte del procedimento (la Pcr, che «amplifica» il campione prelevato consentendo poi di sottoporlo ad analisi molecolare) lavorano su 24-48 campioni alla volta: per non sprecare un kit di reagenti bisogna attendere che il carrello dei campioni sia pressocché pieno. Poter fare il test sul posto, su otto campioni e in meno di un’ora rappresenterà un passo avanti enorme e consentirà di essere molto più efficaci.

Le macchine Poct verranno utilizzate negli ospedali, ad esempio al pronto soccorso nei triage covid. È un passaggio indispensabile in prospettiva della riapertura ordinaria su cui la Regione dovrebbe decidere nel corso della settimana. Chiunque entrerà nei reparti, con mascherina, sarà sottoposto come già oggi a rilevazione della temperatura e del livello dell’ossigeno. In caso di dubbi e di presenza di sintomi, il personale del Pronto soccorso potrà effettuare il tampone immediatamente. Stesso discorso, ad esempio, prima di un ricovero per un intervento ordinario: in questo modo si garantisce la sicurezza di tutti, partendo dal personale dei reparti.

Nulla vieta, naturalmente, di immaginare altre applicazioni sul campo. Ma sul punto i tecnici sono estremamente cauti. Nella circolare con cui, il 4 aprile, ha messo ordine nella materia dei test, il ministero della Salute si è occupato anche dei tamponi rapidi che, in base alle valutazioni del Comitato tecnico-scientifico della Protezione civile, «potrebbero essere utili nei casi in cui la diagnosi assuma carattere di urgenza». Nonostante i produttori dei Poct garantiscano la rispondenza dei test alle linee guida dell’Oms, per il momento secondo il ministero l’unico test «ufficiale» per la positività è quello effettuato dai laboratori accreditati in cui vengono rispettati i protocolli ufficiali. Il tampone rapido è dunque uno strumento di controllo, ed andrà chiarito come dovrà essere utilizzato: è possibile - ma non è ancora stato stabilito - che in caso di positività si debba poi effettuare il tampone «normale». Ma nel frattempo il paziente verrà comunque isolato, e verrà eliminata una potenziale fonte di contagio.

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